Il TTIP è fallito davvero? Effetti e conseguenze del mancato accordo

Antonio Atte

29/08/2016

Il ministro dell’Economia tedesco Sigmar Gabriel ha detto che il TTIP è di fatto fallito. Cosa c’è di vero?

Il TTIP è fallito davvero? Effetti e conseguenze del mancato accordo

Il TTIP è fallito davvero? - I negoziati per il TTIP (Transatlantic trade and investment partnership, ndr), il super accordo commerciale di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea, sembrano ormai essere definitivamente naufragati.

A mettere la pietra tombale su quella che era stata definita la Nato dell’economia è stato il vice-cancelliere tedesco e ministro dell’economia Sigmar Gabriel, il quale ha spiegato alla rete ZDF che i colloqui - iniziati nel 2013 - “sono di fatto falliti, nonostante nessuno lo voglia veramente ammettere”.

L’esponente socialdemocratico, da sempre ostile all’attuazione del TTIP, ha puntato il dito contro la Casa Bianca, affermando che “noi europei non possiamo accettare supinamente le richieste americane”.

Ma il fallimento dei negoziati era già nell’aria da tempo. All’inizio dell’estate il ministro dello Sviluppo Economico italiano, Carlo Calenda, aveva manifestato il suo pessimismo circa il buon esito della trattativa: “Secondo me il TTIP salta - aveva detto - perché siamo arrivati troppo lunghi sulla negoziazione”.

A questo punto però è legittimo chiedersi se il TTIP sia davvero fallito e quali potrebbero essere i futuri scenari in seguito al mancato accordo.

Il TTIP è fallito davvero?

Il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti è stato circondato sin dal principio da un clima di generale scetticismo sia negli USA che in Europa. Greenpeace - che pochi mesi fa ha ottenuto e pubblicato documenti riservati redatti dalla Commissione UE - ha messo in guardia l’opinione pubblica dai possibili rischi per la salute e per l’ambiente legati al TTIP, con un conseguente peggioramento della qualità dei prodotti.

Negli ultimi mesi in tutta Europa sono aumentate le proteste di piazza contro l’accordo e - stando ad alcuni sondaggi recenti - meno del 20% dei tedeschi sarebbe favorevole al TTIP.

Le perplessità della Francia hanno pesato come un macigno sullo sviluppo dei colloqui: forti riserve sono state espresse dal presidente Francois Hollande e dal premier Manuel Valls. Il referendum sulla Brexit, con la conseguente uscita della Gran Bretagna dalla UE, ha poi mandato definitivamente in soffitta l’accordo.

Il TTIP è fallito davvero? Se ne riparlerà dopo le presidenziali USA

Ad ogni modo, del TTIP si riparlerà quando alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio si insedierà un nuovo presidente. Ma a differenza di Barack Obama - che si è speso molto affinché il TTIP entrasse nella sua legacy - sia Donald Trump che Hillary Clinton hanno preso le distanze dal progetto.

Dunque, le possibilità che si riapra la partita per l’approvazione del TTIP appaiono quanto mai remote, soprattutto se alle prossime presidenziali USA dovesse spuntarla il tycoon repubblicano.

Trump, che si è fatto promotore di ricette economiche ultra-protezionistiche, ha giurato guerra agli accordi di libero scambio, promettendo di abolire il NAFTA (l’accordo commerciale tra USA, Canada e Messico) e di stoppare l’accordo transpacifico con l’Asia.

Ad AFP, comunque, alti diplomatici hanno rivelato le trattative potrebbero essere sospese fino a dopo le presidenziali USA di novembre, così come dopo le elezioni in Francia e in Germania che avranno luogo nel 2017.

CETA verso l’approvazione

Se il fallimento del TTIP sembra essere certo, il trattato di libero scambio tra Canada e UE, denominato CETA, potrebbe invece andare in porto. Nella stessa intervista alla ZDF Gabriel ha definito l’accordo “un grande passo avanti”, aggiungendo che si sarebbe speso per la sua ratifica.

Il CETA deve ancora essere approvato dal Consiglio dell’Unione Europea e dal Parlamento Europeo. Se ratificato definitivamente, entrerà in vigore dall’inizio del prossimo anno, con la soppressione di circa il 98% delle barriere tariffarie tra i due contraenti. Ma occorre ancora stabilire se l’accordo dovrà essere approvato anche da ogni Stato membro della UE.

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