Il Ministro Trenta ha sottolineato che farà il possibile per garantire il ricongiungimento familiare al personale fuori sede; i problemi da risolvere in tal senso, però, sono diversi (a partire dal tema degli alloggi).
La questione degli alloggi gratuiti al personale militare trasferito fuori sede è sbarcato in Parlamento: sia Salvatore Deidda - capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Difesa - che il senatore del Partito Democratico Bruno Astorre hanno infatti presentato un’interrogazione - seppur su argomenti leggermente differenti tra di loro - nei confronti del Ministro Trenta per chiederle delucidazioni in merito.
Queste interrogazioni non sono state programmate per caso, dal momento che è stato proprio il Ministro della Difesa nei giorni scorsi a parlare del diritto di alloggio per il personale militare impiegato fuori sede soffermandosi sul discorso legato ai trasferimenti. Nel dettaglio, il Ministro ha posto in cima alle sue priorità l’individuazione di una soluzione per consentire ai militari trasferiti di ricongiungersi al proprio nucleo familiare. Si tratta di un obiettivo che l’amministrazione in carica intende raggiungere il prima possibile, cominciando con l’indagare sull’ampiezza di questo fenomeno.
Parimenti, l’amministrazione cercherà di capire se c’è una possibilità che il personale trasferito fuori sede possa essere interessato a restare nell’attuale zona d’impiego qualora a questo vengano concretamente riconosciuti determinati diritti, quale ad esempio il diritto all’alloggio per sé e per la propria famiglia.
Non sappiamo come il Ministro Trenta intenda conseguire questo obiettivo, ed è per questo motivo che da parte di alcuni parlamentari sono arrivate richieste di chiarimento in merito.
Analizziamo nel dettaglio i contenuti delle due suddette interrogazioni parlamentari sul diritto di alloggio del personale militare fuori sede, soffermandoci sulle difficoltà della situazione attuale.
Diritto di alloggio per i militari: carenza delle strutture
Il primo problema a cui il Ministro Trenta dovrà trovare una soluzione è quello legato allo stato in cui si trovano la maggior parte delle strutture militari. Come messo in risalto dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Difesa - Salvatore Deidda - infatti, nonostante l’alloggio di servizio sia un diritto del personale delle Forze Armate, la carenza attuale di strutture rende impossibile soddisfare il relativo bisogno. Senza contare poi che ci sono molte strutture inagibili che necessitano di una rapida ristrutturazione.
Visti questi problemi sono sempre di più i militari che pur avendone diritto sono esclusi dall’assegnazione dell’alloggio e di conseguenza sono costretti a doversi cercare un’abitazione privata.
Una situazione che si ripercuote sulle “tasche” dei militari, specialmente di coloro che vengono trasferiti in quelle zone dove il costo della vita è particolarmente elevato, così come ovviamente lo è quello dell’affitto in un’abitazione privata. Un problema che rende quasi impossibile per il militare il ricongiungimento della famiglia.
Insomma, non un problema di poco conto per il Ministro della Difesa che dovrà assolutamente partire con un piano di riqualificazione edilizia per poter garantire a tutti il diritto all’alloggio; solo così si potrà “dare un po’ di serenità ai militari a partire da un diritto come è quello della casa e della famiglia”. Resta da capire se ci sono i fondi e la volontà politica per farlo.
Gli alloggi sine titulo: un problema da affrontare al più presto secondo il PD
Un altro dei problemi che dovrà affrontare il Ministro in tema di diritto di alloggio, è quello legato ai “sine titulo”.
Come anticipato, uno degli interessi dell’amministrazione militare è di mantenere in prossimità della sede di servizio il dipendente; per farlo, come stabilito dall’articolo 333 - VI comma - del d.P.R. 90/2010 si cerca di tutelare il più possibile le esigenze abitative dei militari interessati.
In totale oggi sono 16.500 gli alloggi militari di cui - come sottolineato da Bruno Astorre del Partito Democratico - circa 4.000 sono assegnati ai cosiddetti “sine titulo” ovvero a coloro che mantengono la concessione dell’alloggio oltre il periodo stabilito in relazione all’incarico svolto o alla situazione familiare.
La categoria dei sine titulo, però, è stata messa in discussione da una serie di decreti attuativi e dall’interpretazione degli stessi fatti da parte dei vari comandi.
Questo ha fatto sorgere una situazione ambigua e paradossale spingendo centinaia di militari a chiedere dei chiarimenti - supportati dall’associazione Casadiritto - al Ministero della Difesa, da cui però ad oggi non è arrivata ancora alcuna risposta.
A tal proposito il senatore Astorre del PD ha sollecitato il Ministro Trenta a rispondere alle richieste, svelando la propria posizione in merito agli alloggi sine titulo; al Ministro della Difesa viene chiesto di chiarire se “intende o meno prevedere degli interventi volti al chiarimento delle ambiguità e alla tutela delle categorie protette” con la possibilità anche di “definire norme più ragionevoli, con i criteri equi e sostenibili, validi per tutti gli utenti e in grado di dare risposta alle emergenze abitative anche al personale dei ruoli della truppa”.
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