Carlo Messina nel corso di un’intervista concessa al Financial Times ha indicato perché Intesa Sanpaolo non intende partecipare al consolidamento del comparto a livello europeo. Indicazioni interessanti anche dal fronte Npl e critiche alle autorità europee.
Tre i cardini di un’intervista concessa al Financial Times dal Chief executive di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: la banca non sarà coinvolta nel processo di consolidamento del comparto a livello europeo, sono in corso trattative con Prelios per ridurre lo stock di crediti deteriorati e le autorità europee dovrebbero allentare la pressione sugli istituti italiani.
Sul listino di Piazza Affari le azioni Intesa Sanpaolo passano di mano a 2,2095 euro, -0,54% rispetto al dato precedente. Le azioni ISP negli ultimi tre mesi sono salite di oltre 10 punti percentuali mentre il saldo rispetto a 12 mesi fa segna un rosso del 26,8%.
Intesa Sanpaolo: Messina, ecco perché non parteciperemo a consolidamento
“Non credo –ha detto il manager- che Intesa Sanpaolo possa partecipare al processo di consolidamento europeo” anche perché analisi interne mostrano potenzialità di sinergie “molto limitate” da una fusione cross-border.
La posizione di Intesa Sanpaolo è antitetica a quella di UniCredit, recentemente accostata a Société Générale e Commerzbank (qui e qui le rispettive notizie).
Intesa Sanpaolo: Messina, per Npl in corso trattative
Il manager ha rilevato che la banca, nell’ambito del piano di riduzione dei crediti problematici, non si è posta un target preciso e che sono in corso trattative con Prelios per accelerare il processo di pulizia.
Intesa Sanpaolo, evidenzia il quotidiano della City, a fine 2017 aveva non-performing loans per 25,5 miliardi di euro, divisi equamente tra crediti inesigibili e inadempienze probabili (Utp, Unlikely to pay): la banca ha più che dimezzato lo stock di inesigibili e ora dovrebbe focalizzarsi sugli Utp.
Intesa Sanpaolo: Messina, errori di BCE e Antitrust
Per quanto riguarda il terzo punto, Messina ha definito “eccessive” le richieste arrivate dalla BCE sul tagli dei crediti deteriorati: “sono state un errore, anche da un punto di vista sociale”.
Critiche anche all’operato dell’antitrust che, valutando gli interventi del governo a favore di Banca Tercas come aiuti di Stato (recentemente il tribunale europeo ha accolto con favore il ricorso dell’Italia), hanno peggiorato la crisi degli istituti di credito italiani.
“Si è trattato dell’inizio di un incubo in termini di gestione di una situazione di crisi”.
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