Cresce ancora la tensione fra Iran e potenze occidentali, dopo che è stata catturata una petroliera britannica nello stretto di Hormuz per presunte violazioni
Sale la tensione nello Stretto di Hormuz. L’Iran ha catturato una petroliera britannica per presunte violazioni del codice marittimo e ha permesso ad un’altra di procedere dopo un avvertimento. A dare la notizia sono stati gli stessi media iraniani.
Iran cattura petroliera britannica
La nave arrestata dalle Guardie Rivoluzionarie è la Stena Impero, lunga 183 metri e con una ventina di persone dell’equipaggio, nessuna delle quali di nazionalità britannica. La seconda nave batte bandiera liberiana ed è anch’essa proprietà di un armatore britannico. Secondo i media ufficiali di Teheran, la Stena Impero avrebbe compiuto tre violazioni: spento il GPS, attraversato lo Stretto nel tratto sbagliato, e ignorato gli avvertimenti. Oggi è stato precisato che la nave si sarebbe scontrata con un peschereccio. Adesso la Stena Impero è arrivata nel porto di Bandar Abbas, nella provincia iraniana di Hormozgan.
Il ministro degli Esteri del Regno Unito Jeremy Hunt ha giudicato “inaccettabile” l’operato di Teheran, ma sta provando a risolvere la situazione senza l’uso della forza. Intanto Londra ha detto alle proprie navi di non avvicinarsi allo Stretto di Hormuz.
Sale tensione fra Iran e Occidente
Ma si tratta solo dell’ultimo episodio in un’escalation internazionale di tensioni fra Iran da una parte e Stati Uniti dall’altra. I Paesi europei, nel settembre 2018 avevano promesso una mediazione, che secondo la Repubblica islamica non è mai avvenuta. Il Regno Unito, in particolare, tempo fa aveva sequestrato a sua volta nei pressi di Gibilterra una petroliera iraniana, atto cui l’ayatollah Ali Khamenei aveva promesso risposta decisa.
I media ufficiali hanno più volte detto di recente che l’Iran non si fida più dell’Europa. Ma gli atti delle ultime ore contro le petroliere britanniche o l’abbattimento del drone USA potrebbero non essere semplici dimostrazioni di forza. Potrebbero infatti far parte di una strategia più ampia per innalzare il prezzo del petrolio e, contemporaneamente, spingere l’Europa a prendere posizioni più nette. Si stima che attualmente le vendite di oro nero iraniane siano al 10 o al 15% rispetto all’era pre-sanzioni di Trump. Una tattica già rischiosa, combinata all’arricchimento di uranio oltre la soglia prevista dal patto del 2015.
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