80 anni dopo il Trattato di Yalta, anche per il Medio Oriente si discute la grande spartizione

Guido Salerno Aletta

13 Febbraio 2025 - 06:47

Dopo la Russia di Putin, anche l’America di Trump è tornata alle prove di forza che servono a ridisegnare i perimetri di influenza e di conflitto, in un mondo divenuto incontenibilmente policentrico.

80 anni dopo il Trattato di Yalta, anche per il Medio Oriente si discute la grande spartizione

Tutto si è ribaltato, e quasi nessuno se ne ricorda.

Se, in questi giorni, tra la sorpresa e lo sconcerto generale il Presidente americano Donald Trump sta cercando di forzare la mano ai Paesi arabi affinché accettino di dare ospitalità ai Palestinesi che risiedevano nella Striscia di Gaza, ottant’anni fa era accaduto esattamente il contrario. Si trattava di decidere del destino degli Ebrei, accogliendoli in Palestina.

Era il 14 febbraio del 1945 quando il Presidente americano Franklin Delano Roosevelt incontrò a bordo dell’incrociatore USS Quincy il sovrano dell’Arabia Ibn Saud per chiedergli l’assenso al trasferimento in Palestina degli ebrei che erano stati finalmente liberati dai campi di concentramento in Polonia, insieme a tutti gli altri che non volevano più vivere in Germania. Joseph Stalin aveva dichiarato disponibilità, indicando però una sperduta regione della Siberia come futura homeland: era una proposta palesemente provocatoria ed inaccettabile. Eppure, ancora oggi, Birobidzhan è la capitale dell’Oblast autonoma ebraica, nel circondario dell’Estremo Oriente della Federazione russa. [...]

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