Per il Ministro dell’Interno Salvini, quello con la Cina rappresenta un accordo positivo, anche se non deve riguardare alcuni settori.
Dopo l’annuncio di un prossimo accordo Italia-Cina con successive polemiche (Nuova Via della Seta: governo italiano si schiera con Pechino) e la risposta del Dragone (Nuova Via della Seta: Cina, ingerenza Usa è anacronistica, Italia sa decidere da sola), nuova puntata della telenovela relativa la possibile adesione del nostro Paese alla “Nuova Via della Seta”.
Questa volta ad esprimersi a proposito della “Belt and Road Initiative” (BRI) è il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Salvini: dati sensibili e tlc fuori da accordo
Sulla questione, Salvini fa un distinguo: “se si tratta di aiutare le imprese italiane a investire all’’estero, siamo disponibili” se invece “si tratta di colonizzazione dell’’Italia e delle imprese evidentemente no”.
La questione, ha detto il ministro, è anche relativa l’ambito di intervento. “Il trattamento dei dati sensibili è un tema di sicurezza e interesse nazionale, quindi quando si parla di dati sensibili e delle tlc non si può esclusivamente fare riferimento ad un interesse meramente economico”.
Geraci: timori infondati
Michele Geraci, sottosegretario allo Sviluppo economico nel Governo Conte e primo a parlare di un’adesione italiana alla BRI, nel corso un’intervista oggi ha detto che i timori di Stati Uniti e Ue sono infondati.
«Non è certo che firmeremo”, ha detto Geraci. “Stiamo lavorando in questa direzione [...] e vogliamo essere sicuri che le preoccupazioni Usa e Ue non siano fondate». “Stiamo smussando gli ultimi dettagli per arrivare a un testo di comune accordo”.
Geraci ha poi rilevato che, a fronte di una Germania che esporta 90 miliardi, agli Stati Uniti “che prima o poi troveranno il punto di incontro”, l’Italia resta indietro. “Vorremmo che anche le imprese italiane approfittassero del grande mercato cinese”.
Confcommercio-Conftrasporto: necessaria massima prudenza
Confcommercio Imprese per l’Italia e Conftrasporto invitano il governo alla massima prudenza sull’accordo Italia-Cina annunciato per il 22 marzo.
“L’Italia sarebbe l’unico Paese di particolare rilevanza a siglare un’intesa, considerato che, sempre di più, l’Unione europea evidenzia il disegno egemonico sotteso a tale progetto”, riporta una lettera scritta dai presidenti delle due associazioni, Carlo Sangalli e Fabrizio Palenzona, e inviata al premier Giuseppe Conte e al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
“In particolare, il sistema portuale italiano, con l’azione autonoma e non coordinata di diverse Autorità di Sistema, si candida a essere terminale della Via della Seta. Si parla di investimenti a Trieste e Venezia. Addirittura a Genova l’Autorità di Sistema ha annunciato di voler costituire una società mista con il gruppo cinese Cccc per la progettazione e la costruzione di opere, in deroga a tutte le norme vigenti”.
Anche nell’ambito della lotta alla contraffazione e della conformità agli standard produttivi internazionali, la proposta di Confcommercio e Conftrasporto prevede un accordo doganale.
“La prima cosa su cui dovrebbe lavorare l’Italia è un accordo doganale con la Cina per il controllo delle merci in partenza, anche attraverso l’uso della tecnologia Rfid”.
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