I prossimi appuntamenti con Mario Draghi saranno decisivi per il destino della valuta unica Europea, attualmente ancora troppo sopravvalutata. Gli scenari vanno dal taglio dei tassi a un QE stile FED.
Due sono stati gli eventi che hanno caratterizzato la prima metà di febbraio e che penso influenzeranno anche i prossimi mesi dei mercati obbligazionari area euro: la riunione della BCE del giovedì 6 febbraio e la decisione del 7 febbraio della Corte Costituzionale Tedesca sulla legittimità delle OMT poste in essere dalla stessa BCE.
Parliamo innanzitutto della BCE: Draghi sembra non vedere (o far finta di non vedere) come il rischio di deflazione sia ancora alto nella UE. Oppure il direttorio stava per prendere misure nella riunione del 6 febbraio ma forti opposizione di Germania e Olanda potrebbero aver rinviato la decisione sui tassi a marzo.
Comunque, dalla conferenza stampa di Draghi apprendiamo che la BCE rimane pronta ad agire in caso di sorprese verso il basso sulla ripresa economica oppure sull’inflazione.
Ciò farebbe supporre che, in costanza di dati sull’inflazione in area euro un taglio del refi a 0,10% alla prossima riunione di Marzo sembri probabile. Lo voglio sperare.
Sono rimasto abbastanza deluso dall’ assenza di decisioni della BCE: come scrissi nell’ultimo articolo auspicavo misure concrete antideflattive, invece Mario Draghi esclude che l’ Europa sia alle porte della deflazione.
Attendo la pubblicazione delle stime di inflazione per il biennio 2014- 2015 che verranno pubblicate a partire da fine febbraio, il “tenore” di queste stime ci permetterà di presagire o meno eventuali decisioni sui tassi.
E’ certo comunque che la politica monetaria BCE rimarrà accomodante molto più a lungo di quella della FED e della BoE.
Inoltre oggi 13 febbraio è uscito il Bollettino BCE che sottolinea nuovamente la debole crescita in area euro per il 2014 ( +1.1% ) e la bassa inflazione (attorno al 1.1%) sempre per il 2014.
Cio’ che mi ha colpito di piu’ in data odierna è stato però il dato sull’inflazione tedesca:
- 0.6% a gennaio 2014 rispetto a dicembre 2013. Un dato deflattivo indubbiamente che tuttavia esce su base mensile e quindi non molto significativo ai fini predittivi ma segnala che il rischio deflazione e’ ora concreto… soprattutto perché quel dato esce in Germania che nel 2014 dovrebbe essere il motore dell’area euro ( con un +1.6% di crescita stimata contro la media UE del +1% , secondo le stime del FMI contenute nell’ultimo World Economic Outlook di Gennaio).
In secondo luogo , abbiamo visto che la corte costituzionale tedesca di Karlsrhue ha rimesso il giudizio finale sulla legalità delle OMT alla Corte di Giustizia Europea, autorità competente a legiferare in materia.
La notizia non era del tutto scontata ed è è positiva per le scelte di politica monetaria della BCE in quanto restituisce alla banca centrale europea quella sovranità monetaria che veniva insidiata da una eventuale decisione negativa (*) .
Questa interpretazione positiva della sentenza da parte dei mercati ha generato un rally sui bond periferici della UE molto forte nella seduta del venerdì 7 febbraio, portando i tassi del BTP decennale italiano a bucare al ribasso la soglia psicologica del 3,70% (solo il 27 dicembre eravamo al 4,20% di rendimento per il BTP 4.5% mar 2024).
La BCE infine ha confermato la guidance sui tassi e l’impegno a ulteriori azioni decisive in caso di necessità. Il tono della comunicazione ufficiale e anche la conferenza stampa che ne è seguita sono stati accomodanti.
Il problema fondamentale rimane però il tasso di cambio euro-dollaro: oggi 13 febbraio alle ore 12 vedo il cross stazionare in area 1.3660: veramente imbarazzante.
L’ euro dovrebbe essere molto piu’ debole se considerassimo il differenziale dei tassi di interesse tra USA e Germania : il biennale tedesco rende lo 0.10% mentre il biennale americano rende lo 0.30% .
Ma l’ enorme afflusso di capitale proveniente dai disinvestimenti dei paesi emergenti e dai fondi obbligazionari USA che si riversa sui fondi azionari ed obbligazionari in area euro fa sì che la nostra divisa raggiunga livelli artificiosi, tali da strozzare le esportazioni della UE verso gli USA.
Gli investimenti netti nei fondi azionari e obbligazionari denominati in euro sono aumentati in maniera considerevole già a partire dalla fine dell’estate 2013, secondo le statistiche della società indipendente EPFR GLOBAL.
Tali afflussi “drogano” la nostra moneta unica, nonostante il differenziale dei tassi di interesse, come detto sopra, sia a favore del dollaro. La BCE non ha il tasso di cambio tra gli obbiettivi statutari del suo mandato . Almeno ufficialmente. Ma ufficiosamente si. Nel senso che tenterà con le prossime riunioni di marzo ed aprile di agire in modo da provocare una svalutazione competitiva dell’euro rispetto alle altre valute internazionali.
Molti analisti delle case d’ investimento che seguo segnalano come il 2014 potrebbe essere l’anno del super-dollaro.
Non si può dare un target perché le previsioni sui cambi sono fra le cose più difficili da fare nei mercati finanziari, molto più difficili delle previsioni sui tassi di interesse o di quelle sui listini azionari, ma un rafforzamento del dollaro dopo la riunione della BCE di marzo a questo punto mi sembra altamente probabile.
Una prima decisione potrebbe essere il taglio del refi rate settimanale allo 0.10% dallo 0,25% attuale. Una decisione che , ripetiamo , il mercato si aspettava già il 6 febbraio. Questa decisione potrebbe avere effetti sul tasso di cambio euro-dollaro. Un’altra mossa (contemporaneamente alla prima) potrebbe essere quella di applicare tassi negativi sui depositi presso la BCE.
Proprio ieri 12 febbraio uno dei membri del direttorio BCE , il francese Benoit Coeurè ha affermato che la BCE sta considerando “molto seriamente “ un tasso negativo sui depositi. Molto dipenderà dall’evolvere dello scenario di crescita.
Draghi ha specificato che il Consiglio ha concluso di avere un set informativo incompleto alla riunione e di voler attendere ulteriori dati per valutare l’evolvere della crisi dei Paesi emergenti, lo stato di avanzamento della ripresa dell’area euro e di vedere se la sorpresa sull’inflazione sarà confermata. Una manovra combinata dei due provvedimenti sopra menzionati avrebbe il massimo degli effetti sul cambio a mio parere, decretando una svalutazione dell’euro anche consistente e duratura .
Non si possono tuttavia escludere altre due manovre rappresentate da:
- un’altra operazione di rifinanziamento a 3 anni ma con vincolo di destinazione dei fondi per le banche aderenti.
- introduzione di un programma di credit easing di tipo quantitativo mediante il quale la BCE attua un acquisto di titoli governativi in base alla quota dei paesi membri nel capitale BCE .
In seguito alle domande di alcuni giornalisti, Draghi ha aperto sull’ammissibilità legale di un Quantitative Easing stile FED per contrastare il rischio di deflazione. Mi sembra però difficile, allo stato dei fatti, che i membri del direttorio BCE di Olanda, Germania e Finlandia possano essere d’accordo con tale manovra.
Non sarebbe “politically correct “ infatti che, in attesa della decisione della Corte di Giustizia Europea sulla legittimità delle OMT, la BCE possa procedere con un provvedimento di Quantitative Easing in stile FED.
(*)= LA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA HA ANNUNCIATO IL 7 FEBBRAIO CHE SI RIVOLGERÀ ALLA CORTE EUROPEA SU PROGRAMMA ACQUISTO BOND BCE , MA DECIDERÀ COMUNQUE SULLA LEGALITÀ DEL MECCANISMO SALVATAGGIO ESM E FISCAL COMPACT IL 18 MARZO . INOLTRE NELLA DICHIARAZIONE FINALE DEL 7 FEBBRAIO LA CORTE VEDE FONDATE RAGIONI PER SUGGERIRE CHE IL PROGRAMMA OMT VADA OLTRE MANDATO BCE E VIOLI DIVIETO FINANZIAMENTO STATI MEMBRI …TUTTAVIA DICE CHE È COMUNQUE POSSIBILE CHE UNA INTERPRETAZIONE LIMITATA DELLE OMT POSSA RENDERLE CONFORMI ALLA LEGGE
© RIPRODUZIONE RISERVATA