QE 2 più vicino, dal Perù si fa sentire Draghi e ribadisce la volontà della BCE all’intervento. Incontro con Janet Yellen e Fischer: FED attenta al contesto internazionale.
Mario Draghi torna a farsi sentire, stavolta da Lima dove è in corso il meeting annuale tra il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale, e adesso la marcia verso il Quantitative Easing 2 sembra davvero inarrestabile. Il presidente della BCE ha incontrato anche Janet Yellen e il suo vice Stan Fischer.
Situazione difficile per la BCE: mentre la Federal Reserve si prepara ad aumentare il tasso d’interesse, in Europa si va in direzione del potenziamento e prolungamento del programma di Quantitative easing. Una divergenza di politiche monetarie totale, che nel forex darebbe origine a grandi movimenti: la discesa dell’euro potrebbe quindi riprendere con ritmo ed intensità maggiori rispetto a quella degli ultimi due anni.
Contesto economico “più difficile”: quali ripercussioni in Europa?
Il rallentamento delle economie dei Paesi emergenti, in primis di Cina e Brasile, costringe la BCE ad osservare con attenzione le ripercussioni in Europa: se la domanda interna resta bassa e quella esterna si deprime, lo scenario si fa allarmante. Ci sono “rinnovati rischi” per l’area-euro, l’obiettivo dell’inflazione al 2% è ancora molto lontano e anzi, è addirittura tornata la deflazione.
“Ci sono ancora rischi al ribasso per l’inflazione, siamo pronti in qualunque momento a qualunque azione”
Da tre anni Draghi è in prima linea nel ribadire che la Banca Centrale Europea è pronta a fare “ whatever it takes ”, “tutto il necessario” affinché vengano raggiunti gli obiettivi di Francoforte e l’insistenza del governatore fa pensare che il QE 2 adesso è davvero vicino:
“Stiamo valutando la forza e la persistenza dei fattori che determinano questi rischi. Se vedremo che la normalizzazione si allontana troppo nel tempo, il programma ha la flessibilità per essere aggiustato nelle dimensioni, nella composizione e nella durata”.
L’ombra della Cina
Più rassicurante che in passato è l’outlook cinese: le preoccupazioni per il rallentamento dell’economia del gigante asiatico, che ha scosso i mercati di tutto il mondo durante l’estate scorsa, vanno affievolendosi in seguito a segnali positivi da Pechino e a prospettive di crescita che si mantengono al di sopra del 6%, con il target del 6,8% per il 2016.
Incontro Draghi-Yellen: verso la fine dei bassi tassi d’interesse?
L’atteso rialzo del tasso d’interesse negli USA è uno dei motivi d’incertezza dei mercati finanziari, emblema dell’attuale divergenza delle economie e delle politiche monetarie statunitense ed europea. E Draghi spende parole di ammonimento per i Paesi con un alto debito pubblico, invitandoli a «un’elevata disciplina fiscale» per non subire l’eventuale fine dei bassi tassi d’interesse.
L’argomento per ora non riguarda la BCE, che aspetterà momenti migliori per l’economia del Vecchio Continente. Al contrario i riflettori sono puntati sulla FED, che fino a poco tempo fa sembrava impaziente e in procinto di procedere con il tanto atteso aumento. Ora invece sembra esprimersi in maniera differente e Fischer ha affermato che la Federal Reserve è molto più attenta ai fattori internazionali rispetto al passato. Questa dichiarazione sembra avvalorare l’ipotesi del rinvio dell’aumento del tasso almeno fino al prossimo anno.
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