La lira turca, sotto pressione da mesi, affonda e tocca i minimi: cosa sta succedendo e quale ruolo sta giocando Erdogan per l’economia del Paese?
Lira turca: è tonfo. La valuta è scesa al minimo storico, appesantita dall’aumento dei rendimenti statunitensi e dalla preoccupazione che la politica monetaria rimanga troppo espansiva per contenere l’accelerazione dell’inflazione.
A pesare sulla moneta nazionale non è soltanto la situazione economica precaria, ma anche le questioni geopolitiche e la gestione del potere da parte di Erdogan.
Cosa sta succedendo nel Paese e cosa aspettarsi sulla lira turca?
Lira turca affonda: i motivi
La lira turca è scesa dell’1,1% a 8,5981 per dollaro il 28 maggio, mentre i rendimenti dei Treasury sono aumentati lungo la curva, intaccando l’appetito per le attività e le valute più rischiose nei Paesi in via di sviluppo.
La banca centrale della nazione ha mantenuto invariato il suo tasso di interesse di riferimento al 19% nella riunione di questo mese. Eppure la valuta si è indebolita di oltre il 13% nell’ultimo trimestre, il risultato peggiore tra i mercati emergenti, con un deprezzamento che rischia di sfociare in prezzi più alti.
Secondo l’analista Henrik Gullberg, macro stratega di Coex Partners: “la lira ha continuato a scendere costantemente...è un riflesso della politica monetaria che non sembra abbastanza rigida da contenere le aspettative di inflazione”
I prezzi al consumo in Turchia sono aumentati per il settimo mese al 17,14% in aprile, trainati dai maggiori costi energetici.
Il Paese sta affrontando un rialzo dei casi di coronavirus e un nuovo blocco minaccia di far deragliare ancora una volta la stagione turistica estiva economicamente cruciale.
La debolezza della lira turca, inoltre, è balzata in un clima non facile anche a livello internazionale. La Turchia, per esempio, ha spinto i suoi alleati della Nato ad ammorbidire la reazione ufficiale sul dirottamento dell’aereo della Bielorussia. L’organizzazione atlantica, in realtà, ha rilasciato mercoledì una dichiarazione in due paragrafi che condanna l’azione del Paese bielorusso.
Erdogan, quindi, si è posto in una posizione piuttosto avversa, stimolando tensioni geopolitiche. Ma il presidente turco sta mettendo in cattiva luce il suo Paese dinanzi agli investitori anche per il suo atteggiamento all’interno della nazione.
Come Erdogan manovra la banca centrale
Il presidente turco ha licenziato uno dei vice governatori della banca centrale del Paese, il terzo alto funzionario cacciato in due mesi, in una serie di interventi presso l’istituzione nominalmente indipendente che ha innervosito gli investitori.
Erdogan ha emesso un decreto sulla Gazzetta Ufficiale nelle prime ore del 25 maggio che licenzia Oguzhan Ozbas, membro del comitato di politica monetaria, sostituendolo con Semih Tumen, consigliere presidenziale e professore di economia presso la TED University in Ankara.
A marzo era stato cambiato anche il governatore, con l’uscita di scena di Naci Agbal e una settimana dopo stessa sorte era toccata al vice governatore Murat Cetinkaya.
L’intenzione di Erdogan è di mantenere bassi i tassi di prestito per stimolare l’economia, credendo che l’aumento dei tassi aumenterà l’inflazione, piuttosto che abbassarla - l’opposto di ciò che la maggior parte degli economisti sostiene.
Il presidente ha previsto inflazione e tassi di interesse inferiori al 10% quest’anno. Intanto, però, la lira turca crolla, i prezzi restano elevati e l’ingerenza sfacciata di Erdogan nella politica monetaria allontana la fiducia degli investitori.
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