MPS: quali alternative adesso?

Giorgia Bonamoneta

24 Ottobre 2021 - 22:52

Si concludono con un nulla di fatto i negoziati tra Unicredit e Ministero del Tesoro per MPS. “Non è una svendita” - commenta Letta - “ma ora serve più tempo dall’Europa per nuovo piano”.

MPS: quali alternative adesso?

MPS non entrerà nel gruppo Unicredit e per il Governo inizia una nuova fase: la ricerca di alternative. Il primo passo sono le trattative, questa volta con l’Europa, per far slittare il termine ultimo richiesto per lasciare l’azionariato.

Si concludono con un nulla di fatto le trattative tra Unicredit e il Ministero del Tesoro per la fusione del gruppo bancario internazionale con la Banca Monte dei Paschi di Siena.

Nonostante l’impegno di entrambe le parti, hanno fatto sapere i portavoce dei negoziati, non si sono trovati i requisiti necessari per poter proseguire verso la conclusione affermativa delle trattative. Cosa accade ora?

MPS: le alternative dopo il mancato accordo con Unicredit

Giunge oggi la notizia della fine dei negoziati tra il Ministero del Tesoro e il gruppo bancario Unicredit per il futuro di MPS (Monte dei Paschi di Siena).

Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e il Ministero dell’Economia e delle Finanze comunicano - si legge in una nota congiunta - l’interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena”.

I prossimi passi, tenendo in considerazione la scadenza europea (fine 2021), quali sono? Sono diverse le prospettive, come per esempio un piano stand alone. In questo senso potrebbero essere considerati anche parti del negoziato appena interrotto come la sterilizzazione delle azioni legali e degli npl e la cessione di queste a soggetti come Amco che a suo tempo è entrata in data room. Nella sostanza una segmentazione del perimetro, ma non uno spezzatino della banca.

MPS: la richiesta di ulteriore tempo alla Commissione Europea

Prima di poter parlare di soluzioni alternative o di altri spazi di negoziazione, il primo vero passo obbligato è quello di richiedere ulteriore tempo alla Commissione Europa.

Monte dei Paschi di Siena è controllato dallo Stato in maggioranza dallo Stato. Dal 2017, con un investimento da 5.4 miliardi di euro, lo Stato è entrato nel capitale di MPS, diventando primo azionista con il 68% del capitale sociale.

La Commissione Europea aveva stabilito la fine di questo controllo entro la fine del 2021 e proprio per questo Unicredit si era fatta avanti per le trattative la scorsa estate.

L’ipotesi più probabile, ora che i negoziati si sono conclusi con un nulla di fatto, è la richiesta di una proroga di almeno 6 mesi, a giugno 2022, per poter rivedere i piani d’azione.

I commenti sulla questione MPS

I primi a commentare la fine dei negoziati sono stati i deputati della Lega, che hanno immediatamente rivolto le critiche al Partito democratico appena eletto a Siena. “Mesi, anni, miliardi e posti di lavoro persi per colpa del Pd”, commentano fonti della Lega.

Enrico Letta, segretario del Pd, non ha fatto attendere la sua risposta e a Che tempo che fa controbatte direttamente verso Unicredit:

L’impressione è che Unicredit pensava di partecipare a una svendita e invece il Ministero del Tesoro è stato assolutamente corretto: aveva preso impegni di valorizzazione del patrimonio e del territorio e del più antico marchio di banca del mondo. Non si poteva avere una svendita (NdR: di Monte dei Paschi di Siena).

Sulle possibili soluzioni Letta spiega che “c’è bisogno di avere più tempo” dall’Europa “per avere altre opzioni sul tavolo”.

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