La mascherina si può riutilizzare: ecco come disinfettarla

Marta Tedesco

03/04/2020

Le mascherine monouso si possono riutilizzare, e lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze spiega come disinfettarle.

La carenza di mascherine monouso nelle farmacie e online è uno dei maggiori problemi che ci troviamo ad affrontare in questo periodo, ma forse non tutti sanno che la mascherina può essere lavata e riutilizzata.

Per spiegare come fare è intervenuto lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare (SCFM) di Firenze, che ha elaborato una procedura per sanificare le mascherine al fine di poterle riutilizzare.

Il SCFM consiglia però di ricorrere a tale trattamento a quei casi in cui sia stato valutato un basso rischio di contagio. Non è valido dunque per il personale che opera direttamente con persone infette o in ambienti ad alto rischio. Per il momento, infatti, non vi sono dati sufficienti che confermino l’efficacia di questo metodo.

Nel frattempo molte aziende italiane che producono tessuti e abiti hanno deciso di impegnarsi nella produzione di mascherine di stoffa lavabili e riutilizzabili, da distribuire alle strutture private e pubbliche che ne soffrono l’indisponibilità.

Mascherine monouso: istruzioni per riutilizzarle

Secondo il SCFM, per la sanificazione delle mascherine monouso è necessario munirsi di una soluzione idroalcolica al 70%, alcool a 70°. Dopo aver utilizzato la mascherina bisogna prestare molta attenzione: è possibile infatti che sia la superficie esterna, sia le mani o i guanti possano essere contaminati dal virus. È necessario dunque manipolare il dispositivo non toccandolo mai nella parte interna, che deve sempre rimanere sterile.

In seguito è necessario seguire le seguenti operazioni:

  • Lavare le mani accuratamente, per eliminare ogni eventuale traccia di virus;
  • Togliere la mascherina indossata dalla parte degli elastici, evitando di toccare la sua parte interna;
  • Lavare di nuovo le mani e in seguito indossare un nuovo paio di guanti monouso, oppure, sanificare le mani con una soluzione idroalcolica al 75-85%;
  • Posare la mascherina su una superficie sanificata con acqua e sapone o con soluzione idroalcolica al 75-85%. La parte esterna del dispositivo deve essere rivolta verso l’alto;
  • Spruzzare la soluzione idroalcoolica al 70% uniformemente sull’intera superficie della mascherina, compresi gli elastici. Non bisogna eccedere con l’uso della soluzione;
  • Girare la mascherina e ripetere l’operazione;
  • Lasciare agire la soluzione fino a una completa evaporazione, per circa 30 minuti;
  • Dopo l’asciugatura, la mascherina risulterà sanificata. In caso dovesse persistere l’odore di alcool, è consigliabile lasciare asciugare il dispositivo più tempo su una superficie sanificata. In caso contrario, il dispositivo può essere riposto in una busta di plastica fino all’utilizzo successivo.

Inoltre, in misura del tutto precauzionale, si consiglia di limitare la sanificazione a un numero non superiore di 3 volte, fatta eccezione per quei casi in cui la mascherina risultasse già deteriorata.

Mascherine lavabili in tessuto

A causa della stringente necessità di dispositivi di sicurezza, carenti in questo periodo, diverse aziende si stanno mobilitando per far fronte al problema. Per fare alcuni esempi, i marchi italiani Miroglio Group, azienda tessile che produce collezioni moda come Motivi e Elena Mirò, e Maeko Tessuti, azienda milanese specializzata nella produzione di tessuti biologici, hanno iniziato a realizzare mascherine in tessuto. Tali mascherine hanno il vantaggio di essere riutilizzabili poiché possono essere rilavate per almeno 10 volte, rivelandosi anche sostenibili per l’ambiente e meno costose per il consumatore.

Anche l’azienda valtellinese Angeloni, specializzata nella produzione di tappezzeria, tendaggi e serramenti, ha deciso di impiegare i propri materiali e la propria manodopera per realizzare mascherine riutilizzabili da distribuire gratuitamente.

Inoltre ricordiamo il “Movimento delle Sartine” nato in questi giorni in territorio bolognese. Al progetto hanno aderito circa 120 sarte che producono circa 2000 mascherine al giorno. Il movimento è nato da un’idea di Andrea Padovan, proprietario di un atelier per abiti da sposa, con l’obiettivo di far fronte al boom di richieste da diverse regioni italiane come Milano e Veneto. L’atelier mette a disposizione il materiale per le mascherine, questo poi viene portato casa per casa alle sartine. I dispositivi di protezione cuciti vengono ritirati dopo 24 ore e distribuiti a enti pubblici e privati che ne denunciano il bisogno.

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