Primi segnali di miglioramento per l’economia in Italia e per il mercato immobiliare, aumentano le compravendite così come i mutui erogati: cosa aspettarsi per i prossimi anni? Ecco i rischi da scongiurare secondo Nomisma
Dopo sette anni di stallo il settore immobiliare in Italia sembra aver raggiunto le fasi finali di una profonda crisi e già dal 2016 potrebbero esserci i primi timidi segnali di ripresa. Secondo Nomisma, l’osservatorio bolognese sul mercato immobiliare, nel prossimo anno i prezzi degli immobili dovrebbero arrestare la propria caduta: la ripresa ci sarà, ma non sarà fulminea.
Il 2015 ha visto i prezzi delle abitazioni e degli immobili in generale confermare la tendenza al ribasso con una diminuzione del 2,8%, mentre già per il prossimo anno è previsto un lieve rialzo dello 0,1%. Poca roba, ma pur sempre un primo segnale per il mercato italiano.
Immobili: compravendite in aumento
Il numero di compravendite immobiliari in Italia nel 2015 stimato da Nomisma si aggira intorno alle 440 mila, ma già l’anno prossimo questo potrebbe salire a 480 mila. Lo studio presentato da Nomisma in collaborazione con Intesa Sanpaolo Private Banking indica un quadro macroeconomico più favorevole che in passato e questo sarà un importante elemento a vantaggio del mercato degli immobili, in linea con i segnali di miglioramento della seconda metà del 2014.
La strada è ancora lunga e Nomisma sottolinea che non si tratta di “dinamiche eclatanti”:
“per ottenere un recupero dei livelli di PIL pro capite ante-crisi si dovrà attendere il 2026, a fronte di una crescita annua dell’1,5%”.
Mutui in aumento: ripresa lenta, ma evidente
Segnali di ripresa del settore immobiliare provengono anche dal mondo bancario, con mutui in netto aumento. Nel primo semestre del 2015 il capitale erogato alle famiglie complessivo è stato di 17,3 miliardi di euro, un aumento del 53% rispetto allo stesso periodo del 2014 e del 34% rispetto ai sei mesi precedenti. Per il secondo semestre di quest’anno si stima che il capitale erogato salirà ancora fino a circa 21 miliardi di euro. Siamo ancora lontani dai livelli del 2012-2013, ma sono primi passi significativi che, secondo Nomisma, riporteranno tra il 2017 e il 2018 ai valori simili a quelli del triennio 2009-2011.
Quali sono i rischi da evitare?
Lo studio dell’istituto bolognese mostra una maggiore solidità degli istituti bancari, ma avverte che la strada da percorrere non è senza rischi e occorrerà evitare che
“iniziative di dismissione massiva di asset immobiliari a garanzia di crediti pesantemente svalutati accentuino ancora una volta la pressione ribassista dei prezzi”.
Da considerare inoltre la debolezza della ripresa nel settore immobiliare d’impresa, che è alimentato quasi esclusivamente dalla componente straniera: la domanda interna rimane ancora molto bassa ed espone ad un eccesso di offerta che impedisce il rialzo dei prezzi.
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