Obbligo vaccino antinfluenzale per combattere il COVID-19, è legittimo?

Monica Soldano

06/06/2020

Una circolare del Ministero della Salute lancia la campagna pro vaccino antinfluenzale, utile alla lotta e al monitoraggio del COVID-19. In Regione Lazio Nicola Zingaretti impone l’obbligo di effettuare il vaccino, ma è una scelta legittima?

Obbligo vaccino antinfluenzale per combattere il COVID-19, è legittimo?

Istituire l’obbligo di vaccinazione antinfluenzale, nell’ambito della lotta contro il COVID-19, è legittimo?

L’influenza stagionale quest’anno avrà un’attenzione in più anche con la prevenzione attraverso i vaccini. Lo ha ricordato oggi una circolare del Ministero della Salute che, come ogni anno, pianifica la consueta campagna vaccinale e invia le direttive a tutti i dipendenti e gli operatori delle strutture sanitarie pubbliche.

Quest’anno, però, la raccomandazione è più forte ed anche la disponibilità alla gratuità sarà specificata in atti successivi e potrebbe essere estesa non solo ai soggetti ad alto rischio di tutte le età, quelli con malattie importanti, indicati nelle consuete tabelle, dai 6 mesi ai 65 anni, le donne in gravidanza e gli operatori sanitari, ma anche a tutti i cittadini di queste fasce, anche se sani. Lo suggerirebbe una strategia sanitaria in tempi di pandemia da COVID-19.

Quale relazione tra vaccino antinfluenzale e COVID-19?

Si ritiene, infatti, che vaccinarli aiuterebbe a distinguere l’influenza stagionale dagli attesi e presunti casi di COVID-19. Perché vaccinandoli, in un’ottica di sanità ed economia pubblica, si ridurrebbero comunque presunte complicanze, trasmissione dell’influenza dai bambini agli anziani e in fin dei conti, complessivamente, anche gli accessi al pronto soccorso.

La circolare del Ministero della Salute sottolinea che per i bambini sani (senza gravi patologie pregresse) dai 6 mesi ai 6 anni, il ricorso alle vaccinazioni antinfluenzali è di certo oggetto di un forte dibattito nella comunità scientifica internazionale, ma che la condizione pandemica in atto è tale da non permettere di condurre uno studio pilota, per valutarne l’efficacia in quella fascia di età e che, in ogni caso, esistono alcuni studi che le raccomanderebbero.

In Italia, anche quest’anno, saranno le regioni a predisporre la disponibilità delle scorte e la gratuità anche oltre i target definiti nel piano sanitario nazionale.

L’obbligo di vaccino nella Regione Lazio

Nella Regione Lazio, il presidente Nicola Zingaretti si era già portato avanti con il lavoro, avendo già approvato lo scorso 17 aprile una ordinanza che obbliga il vaccino contro l’influenza come strategia di sanità pubblica per gestire l’emergenza epidemiologica da COVID-19. L’obbligo riguarderebbe tutti i soggetti di età superiore ai 65 anni di età, i medici ed il personale sanitario, sociosanitario di assistenza, operatori di servizio di strutture di assistenza, anche se volontario.

Le vaccinazioni inizieranno dal 15 settembre e si potranno concludere entro il 31 gennaio 2021. Nell’ordinanza si aggiungerebbe una forte raccomandazione per tutti i bambini di età compresa tra i 6 mesi compiuti ed i 6 anni, non solo per il vaccino antinfluenzale, ma anche per quello anti-pneumococcica.

Sanzioni per chi non si vaccina

La mancata vaccinazione, secondo l’ordinanza del presidente Nicola Zingaretti, per gli over 65 e gli operatori sanitari, che non sia giustificabile da ragioni di tipo medico è sanzionabile con l’impossibilità di partecipare in luoghi chiusi ad attività sociali in strutture come case di riposo, centri sociali o luoghi di aggregazioni, in cui non si possa avere il giusto distanziamento, mentre, per gli operatori sanitari, consisterebbe nella inidoneità temporanea allo svolgimento della mansione lavorativa.

Obbligare a fare il vaccino è legittimo?

Contro questa ordinanza si è già levato un coro di dissenso, sia sul piano medico che per il profilo legale. Il primo ricorso al Tar del Lazio è stato depositato dal dottor Mariano Amici, il medico sessantacinquenne di Ardea, che si prepara alla prima udienza, fissata per il prossimo 9 giugno. Secondo il suo avvocato, Nicola Massafra, del foro di Roma, infatti, nessuna ordinanza regionale può imporre l’obbligo di un vaccino, dunque l’atto è illegittimo, per quanto lo si voglia far rientrare nell’emergenza che non sappiamo se e quando ci sarà ancora.

Inoltre - avvisa il dottor Mariano Amici - il vaccino obbligatorio per un virus influenzale che ancora non conosciamo, in un periodo presunto pandemico COVID-19 è un obbrobrio medico. Secondo Amici il rischio è quello di aumentare il numero dei cittadini esposti ai virus che circoleranno e di indebolire la popolazione, inclusi gli operatori sanitari, che sarebbero costretti a casa per la quarantena vaccinale.

Perché i vaccinati contro i virus influenzali sono asintomatici, ma contagiosi per gli altri, per questo dovremmo tenerli a casa e lasciare così, sguarniti gli ospedali? È una strategia folle, tanto più se temiamo la concomitanza del COVID-19. Peggio se, invece, il COVID non ci fosse affatto ed ancora dobbiamo capire quale sarebbe il virus dell’influenza che arriverà, ma che ancora non conosciamo.

Gli argomenti invocati non sono pochi nella relazione depositata ed altri ricorsi da parte di cittadini e medici che si ritengono lesi nei propri diritti soggettivi inviolabili da questa ordinanza potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni. Il termine per i ricorrenti, al Tar del Lazio, scadrà il 16 giugno.

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