Oro e argento: le uniche opportunità di investimento valide ad oggi, ecco perché

Matteo Bienna

30 Aprile 2016 - 13:00

Oro e argento si propongono come gli unici investimenti dal buon rapporto rischio/rendimento: nessun motivo per preferire azioni, obbligazioni o titoli di Stato.

Oro e argento: le uniche opportunità di investimento valide ad oggi, ecco perché

Investire in oro e argento sta regalando grandi soddisfazioni a chi ha deciso di scommettere su un loro rialzo nei primi mesi di quest’anno.

Tra il 2011 e il 2015, al contrario, oro e argento non hanno rappresentato un investimento profittevole, con i loro andamenti che hanno seguito un pesante e prolungato ribasso.

Nel 2016 l’argento è salito del 22,5%, passando da $14 a quasi $18 l’oncia, e il prezzo dell’oro ha percorso una strada del tutto simile, salendo da $1.060 a $1.270 l’oncia, in rialzo anch’esso di circa il 20%, mentre la Cina cerca di mettere le mani sul suo mercato.

A questo punto l’intenzione, per chi ha già maturato sostanziali profitti, potrebbe essere quella di uscire dal mercato e incassare i guadagni. Ma probabilmente non è ancora giunto il momento e, anzi, potrebbe essere ancora molto lontano.

Capiamo il perché.

Oro e argento: i migliori investimenti data l’assenza di alternative

Coloro che hanno deciso di investire ad inizio anno in oro o argento hanno decisamente avuto ragione.

Le loro posizioni adesso segnano importanti profitti ma è bene analizzare la situazione prima di correre all’incasso e precludersi ulteriori possibilità di rendere profittevoli i propri risparmi.

La vera domanda che bisogna porsi è se ci sono delle migliori alternative ai metalli preziosi oggi sul mercato, se ci sono altri asset che offrano un rapporto rischio/rendimento migliore.

I mercati azionari, obbligazionari e dei titoli di stato offrono o alti rischi o bassi rendimenti, con i tassi di interesse di mezzo mondo che viaggiano ai loro minimi. Nonostante le promesse di Federal Reserve o l’apparente rally di Wall Street, le migliori soluzioni sembrano continuare ad essere i beni rifugio, data la poca fiducia che il sistema trasmette.

I recenti massimi toccati dagli indici azionari americani hanno poco a che vedere con la salute del settore economico, dove i più grandi giganti finanziari hanno chiuso il primo trimestre 2016 segnando crolli nei guadagni.

La realtà dietro all’apparente stato di buona salute di Wall Street è più legata ad azioni e bolle di carattere speculativo, con i livelli raggiunti che potrebbero vacillare da un momento all’altro se il mercato decidesse di andare in sell.

L’alternativa storica al rischio offerto dai mercati è rappresentata da obbligazioni e titoli di Stato, notoriamente le alternative più sicure e meno incerte. Ma anch’esse sono vittime dell’attuale situazione, con tassi di rendimento ai minimi storici e l’operato delle banche centrali che rischia addirittura di renderli un investimento orientato alla perdita.

Oro e argento come soluzione alla repressione finanziaria

Gli Stati Uniti, il dollaro e le politiche monetarie della Fed sono il primo e più importante termometro per valutare la tendenza seguita dal sistema.

Il deprezzamento del dollaro e la volontà della Fed di non alzare i tassi di interesse sono operazioni che causano la cosiddetta repressione finanziaria, ovvero lo scenario dove i risparmiatori sono puniti con tassi di rendimento reali negativi.

Nel momento in cui dovesse comparire un asset che preservi il capitale, piuttosto che eroderlo, senza correre rischi particolarmente alti, allora si potrà guardare altrove. Per ora la soluzione migliore appare quella di tenere aperte (o aprire) le proprie posizioni a favore dei metalli preziosi, unica soluzione esterna a questo ciclone.

Le prospettive potrebbero iniziare a cambiare nel caso si manifesti uno dei seguenti segnali:

  • tassi di interesse reali positivi: fin quando i tassi di interesse rimangono negativi, come in Europa e Giappone, o sotto il tasso di inflazione, come negli Stati Uniti, i risparmi perderanno di valore col tempo. Si consideri l’esempio dei titoli americani a 3 mesi, che attualmente rendono il +0,23%. Con l’inflazione al +0,8% il tasso di rendimento reale è decisamente negativo, portando a maturare una perdita col tempo.
  • Riduzione dei debiti pubblici: le difficoltà dei governi sono rappresentate dal continuo aumento del deficit, con le spese che continuano ad essere superiori alle entrate, in una spirale che sembra non conoscere una via d’uscita.
  • Ritorno del rapporto Dow Jones-oro attorno al valore di 5: il disequilibrio dei mercati è ben rappresentato dalla quantità di oro necessaria a comprare una teorica azione dell’indice Dow Jones. Nel momento migliore dell’oro, verso gli anni ‘80, bastava una sola oncia. Oggi ce ne vogliono quasi 15. Il disequilibrio deve rientrare verso valore più stabili.

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