Domenica 4 marzo 2018 si vota, ma per cosa? Come previsto dalla Costituzione, ai cittadini spetta l’elezione del Parlamento, il quale a sua volta dà la fiducia al Governo.
Domenica 4 marzo 2018 gli italiani aventi diritto saranno chiamati alle urne per rinnovare i seggi del Parlamento. L’Italia infatti è una Repubblica Parlamentare e come tale spetta ai cittadini - ogni 5 anni - eleggere i membri della Camera dei Deputati e del Senato.
Sono gli articoli 56 e 57 della Costituzione a stabilire che i membri della Camera dei Deputati e del Senato vengano eletti dai cittadini. Per quanto riguarda la Camera questa viene eletta a suffragio universale e diretto, e possono votare coloro che hanno compiuto 18 anni. Il Senato della Repubblica invece viene eletto a base regionale - ad eccezione dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero - dai cittadini che hanno compiuto 24 anni.
Quindi, il 4 marzo si vota per eleggere il Parlamento della XIII Legislatura della Repubblica italiana, che resterà in carica per i prossimi 5 anni, a meno che nel frattempo il Presidente della Repubblica non decida di sciogliere anticipatamente le Camere.
Non si vota per il Presidente del Consiglio
Domenica 4 marzo, quindi, non si vota per l’elezione del Governo, né tantomeno del Presidente del Consiglio. L’elezione diretta dell’organo esecutivo - come ad esempio avviene negli Stati Uniti - non è contemplata dalla nostra Costituzione.
L’articolo 92 della Costituzione, infatti, stabilisce che il Presidente del Consiglio venga nominato dal Presidente della Repubblica, così come i ministri (su proposta del premier).
Per governare, però, il Governo deve avere la fiducia delle due Camere del Parlamento. È per questo motivo che entro 10 giorni dalla sua formazione, il Governo deve presentarsi davanti a Camera dei Deputati e Senato per ottenerne la fiducia. Una volta concessa la fiducia può essere revocata in qualsiasi momento, tramite la presentazione di una mozione motivata e votata dalla maggioranza per appello nominale.
Cosa succede dopo il 4 marzo?
Una cosa è certa: dopo il 4 marzo 2018 avremo un nuovo Parlamento e avrà inizio la XVIII legislatura. Non è scontato però che avremo un Governo.
Ciò sarebbe possibile qualora una delle forze politiche in campo riuscisse ad ottenere abbastanza voti per raggiungere la maggioranza dei seggi in Parlamento. In tal caso il Presidente della Repubblica non avrebbe alcun dubbio su chi incaricare per la formazione del nuovo Governo, e la figura designata non avrebbe problemi ad ottenere la fiducia da parte delle Camere.
Tuttavia, con la legge elettorale scelta per le elezioni politiche di quest’anno - il Rosatellum - si stima che per avere una maggioranza parlamentare bisognerà raggiungere almeno la soglia del 40%. Un obiettivo difficile da raggiungere, come confermato dai sondaggi politici.
Senza una maggioranza definita, il Presidente della Repubblica potrebbe comunque incaricare una personalità politica per formare un nuovo Governo, il quale dovrà dimostrare di avere i numeri per governare. Ci potrebbe essere quindi un Governo delle larghe intese, ossia un esecutivo di coalizione formato da più partiti e sorretto dalla maggioranza del Parlamento.
Qualora nessuna forza politica - o Governo di coalizione - riuscisse ad ottenere la fiducia del Parlamento non è escluso che il Presidente della Repubblica possa nominare un Governo tecnico (ossia un esecutivo super partes, senza una chiara identità politica) appoggiato da tutte - o quasi - le forze politiche con l’obiettivo di elaborare una nuova legge elettorale, per poi tornare alle urne. In questo caso Mattarella potrebbe procedere con lo scioglimento anticipato delle Camere, decretando la fine prematura della XIII legislatura italiana.
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