Non si fermano i rialzi delle quotazioni dell’oro, accendendo sempre più gli appetiti degli investitori sul metallo giallo. Come investirci un capitale?
In mezzo a mille tempeste geopolitiche, economiche e finanziarie, l’oro non conosce battute d’arresto. Anzi, per paradosso si potrebbe anche dire che maggiori sono le incertezze nel Mondo, più salgono le sue quotazioni nel tempo e nei valori assoluti. Perché?
Si tratta di un (o “il”?) bene rifugio per eccellenza ricercato da investitori privati e istituzionali di tutto il Mondo, per cui gode di una domanda fortissima. L’avversione al rischio è il detonatore primo delle sue sorti, nel bene e nel male.
Per l’investitore, invece, la domanda è un’altra e riguarda come investirvi per fare un piccolo affare. È meglio ricorrere ai titoli di Borsa delle società aurifere o è consigliabile farlo per il tramite di un fondo comune?
Perché i prezzi dell’oro sono in salita da tanto tempo
La scorsa ottava le quotazioni dell’oro spot hanno chiuso a 2.683,77 $ l’oncia, un centinaio di dollari in meno rispetto ai massimi di fine ottobre. Gli eventi che nelle ultime settimane ne hanno sospinto le quotazioni sono state soprattutto le elezioni negli USA e le tensioni belliche in Medio Oriente.
Tuttavia, per molti analisti finanziari è probabile che nel futuro prossimo si assisterà a nuovi massimi delle quotazioni. Aldilà dei singoli fattori contingenti di periodo, c’è che la costante ascesa del suo prezzo risiede nei massicci acquisti di oro fatti dalle Banche Centrali .
Il 2023 è stato l’anno in cui si è registrato il record di buy degli ultimi 50 anni, con molti Stati BRICS a fare incetta del metallo giallo. È stato il caso di Brasile, Cina, Sud Africa, India, Egitto e Russia, tutti alla ricerca di uno smarcamento dal dollaro e/o di un bene rifugio in risposta alle crescenti tensioni politiche ed economiche.
Nel caso della Russia, infine, si è trattato soprattutto di contromisure al congelamento degli asset nazionali e delle riserve valutarie detenute all’estero.
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Le buone regole di asset management prevedono che il capitale vada diviso in attività patrimoniali differenti per natura e scorrelati nei trend. Cioè in strumenti diversi ad ognuno dei quali affidare una funzione specifica al’interno del portafoglio. Di norma il riferimento è a una componente sul reddito fisso, a una sul capitale di rischio e poi a una scelta “personale” in base alle preferenze.
Tra quest’ultime, l’investimento in oro si rivela utile per stabilizzare il capitale. Primo, le serie storiche dimostrano come abbia la capacità di difenderlo nei periodi di forte inflazione. Secondo, i prezzi del metallo giallo sul lunghissimo periodo sono in costante ascesa, per cui averlo in portafoglio aiuterebbe a irrobustire le performance nel tempo.
Tuttavia, si tratta di un pezzo di metallo che non paga dividendi, non stacca cedole e, più in generale, non crea valore come nel caso delle aziende che producono utili. Pertanto per i gestori di portafoglio l’investimento in oro non dovrebbe eccedere il 15% del proprio capitale per non correre grossi rischi. A seconda del capitale da gestire e della propria propensione al rischio si potrebbe inserire una fiche tra l’1% e il 14% delle proprie ricchezze sul metallo giallo.
Meglio comprare titoli di Borsa o investire in un fondo comune?
Come farlo al meglio senza impelagarsi in inutili e dannosi rischi?
Cogliere opportunità di investimento tramite le azioni delle società aurifere non è affatto facile e scontato, anzi! Un punto da cui partire è che non vale l’equivalenza per cui sale il prezzo del metallo e salgono i valori di Borsa di tutte le società minerarie. Queste sono molto più esposte ai rischi specifici interni (tipo i costi medi di produzione e le dinamiche gestionali) e/o del Paese di appartenenza o operatività.
Pertanto per chi ama l’approccio ai titoli azionari collegati all’oro è preferibile farlo tramite panieri di azioni, sostengono gli esperti. Sul mercato esistono fondi che investono sui c.d. Gold miners, dai trend più stabili, che sugli Junior Gold miners, più speculativi e quindi più traballanti dei primi.
Investire in oro tramite fondi comuni d’investimento o ETF ed ETC
Per chi intende coprire solo il sottostante inserendolo in portafoglio, la via maestra (ma non l’unica) è quella del fondo comune d’investimento o dell’ETF/ETC sull’oro. L’alternativa del lingotto d’oro fisico non è proprio alla portata di tutti, oltre agli elevati costi di gestione.
I fondi, invece, seguono da vicino i prezzi di mercato del metallo giallo e ne replicano le performance. Anche in questo caso il mercato pullula di potenziali soluzioni, una in competizione con l’altra. Quale scegliere?
Il prodotto “perfetto” non esiste, mentre quello ideale è sicuramente quello che accentra in sé più elementi di forza contemporaneamente. Vale a dire:
- storicità del fondo e l’entità delle masse raccolte e/o gestite (per avere spread bid/ask molto ridotti);
- costi di gestione bassi e, soprattutto, chiari e trasparenti;
- la valuta di denominazione del fondo: quelli in dollaro espongono l’investitore anche all’associato rischio cambio;
- la politica dei dividendi seguita dal fondo e la tipologia di replica del sottostante. Nel primo caso, preferibili i prodotti ad accumulazione rispetto a quelli a distribuzione, mentre nel secondo la replica fisica ha un punto in più su quella sintetica.
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