Perché l’Economist tifa per il No al referendum costituzionale

Antonio Atte

25 Novembre 2016 - 11:28

L’Economist tifa No e torna a criticare Renzi. Per il Guardian il voto del 4 dicembre è un test sul populismo, mentre secondo Politico.eu la riforma avvantaggerà M5S nel 2018.

Perché l’Economist tifa per il No al referendum costituzionale

L’Economist si schiera nettamente per il No al referendum costituzionale del 4 dicembre. Secondo il settimanale britannico gli elettori italiani dovrebbero respingere la riforma targata Renzi-Boschi, la quale “offende i principi democratici” del Belpaese.

In un editoriale accompagnato da un approfondimento sulla situazione economica italiana, l’Economist torna a criticare il presidente del Consiglio - il quale, in una famosa copertina del 2014, veniva raffigurato col gelato in mano, sulla “barca” dell’euro che affonda - sottolineando come abbia già sprecato due anni, che sarebbero stati meglio impiegati modificando il sistema giudiziario e quello scolastico.

La testata economica afferma che probabilmente Renzi perderà la sfida del referendum, ipotizzando la formazione di un nuovo governo tecnico dopo le eventuali dimissioni del premier, che - sempre secondo l’Economist - non rappresenterebbero certo quella catastrofe tanto temuta in Europa.

Il settimanale rimprovera al segretario del Pd di aver personalizzato la sfida del 4 dicembre ricattando gli italiani e “mettendo come posta in gioco il futuro del proprio governo in un test sbagliato”.

Referendum costituzionale: perché l’Economista “vota” No

Entrando nel merito della riforma, l’Economist scrive:

“Il Senato non è eletto. I suoi membri, invece, sono scelti tra i parlamentari regionali e tra i sindaci, laddove le Regioni e i Comuni rappresentano le fette più corrotte di governo mentre ai senatori verrebbe garantita l’immunità da procedimenti giudiziari. Ciò farebbe del Senato una calamita per i politici italiani peggiori”.

Il settimanale londinese punta il dito anche contro l’Italicum (che però non è tra i temi oggetto del referendum di dicembre):

“la legge elettorale che Renzi ha fatto approvare per la Camera conferisce un potere immenso a qualunque partito che consegua una maggioranza nella Camera bassa e, attraverso diversi meccanismi, garantisce che il più grande partito comanderà con il 54% dei seggi mentre il primo ministro avrebbe un mandato per i prossimi cinque anni”.

Economist: vero beneficiario riforma sarà Grillo

In sostanza - prosegue l’articolo - il progetto di modifica della Costituzione sul quale saremo chiamati a votare

“non affronta il problema principale che è la mancanza di volontà dell’Italia nel fare le riforme. E ogni benefit secondario è di gran lunga superato dal peso degli svantaggi - sopra tutti gli altri il rischio che, cercando di fermare l’instabilità che ha dato all’Italia 65 governi dal 1945, si crei un ‘uomo forte’ eletto. Questa è la nazione che ha prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi ed è preoccupantemente vulnerabile ai populismi”.

Il rischio - secondo l’Economist - è che il principale beneficiario della riforma sia il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, il cui programma prevede un referendum sull’uscita dell’Italia dall’euro.

Referendum costituzionale: il parere del Guardian e di Politico.eu

Sul referendum italiano oggi si è espresso anche il Guardian. La testata inglese legge il voto del 4 dicembre come un ulteriore test sulla crescita del populismo dopo la Brexit e la vittoria di Donald Trump alle presidenziali USA.

Per Politico.eu, invece, una eventuale vittoria del Sì costituirebbe una vittoria di Pirro per Renzi. Paradossalmente le sue riforme (legge costituzionale e legge elettorale)

“incrementeranno le probabilità che il Movimento 5 Stelle - partito populista, euroscettico e anti-establishment guidato dall’ex comico Beppe Grillo - ottenga il potere alle prossime elezioni nel 2018. Tale risultato sarebbe disastroso per l’Europa e potrebbe mettere a repentaglio l’euro”.

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