L’Economist tifa No e torna a criticare Renzi. Per il Guardian il voto del 4 dicembre è un test sul populismo, mentre secondo Politico.eu la riforma avvantaggerà M5S nel 2018.
L’Economist si schiera nettamente per il No al referendum costituzionale del 4 dicembre. Secondo il settimanale britannico gli elettori italiani dovrebbero respingere la riforma targata Renzi-Boschi, la quale “offende i principi democratici” del Belpaese.
In un editoriale accompagnato da un approfondimento sulla situazione economica italiana, l’Economist torna a criticare il presidente del Consiglio - il quale, in una famosa copertina del 2014, veniva raffigurato col gelato in mano, sulla “barca” dell’euro che affonda - sottolineando come abbia già sprecato due anni, che sarebbero stati meglio impiegati modificando il sistema giudiziario e quello scolastico.
La testata economica afferma che probabilmente Renzi perderà la sfida del referendum, ipotizzando la formazione di un nuovo governo tecnico dopo le eventuali dimissioni del premier, che - sempre secondo l’Economist - non rappresenterebbero certo quella catastrofe tanto temuta in Europa.
Il settimanale rimprovera al segretario del Pd di aver personalizzato la sfida del 4 dicembre ricattando gli italiani e “mettendo come posta in gioco il futuro del proprio governo in un test sbagliato”.
Referendum costituzionale: perché l’Economista “vota” No
Entrando nel merito della riforma, l’Economist scrive:
“Il Senato non è eletto. I suoi membri, invece, sono scelti tra i parlamentari regionali e tra i sindaci, laddove le Regioni e i Comuni rappresentano le fette più corrotte di governo mentre ai senatori verrebbe garantita l’immunità da procedimenti giudiziari. Ciò farebbe del Senato una calamita per i politici italiani peggiori”.
Il settimanale londinese punta il dito anche contro l’Italicum (che però non è tra i temi oggetto del referendum di dicembre):
“la legge elettorale che Renzi ha fatto approvare per la Camera conferisce un potere immenso a qualunque partito che consegua una maggioranza nella Camera bassa e, attraverso diversi meccanismi, garantisce che il più grande partito comanderà con il 54% dei seggi mentre il primo ministro avrebbe un mandato per i prossimi cinque anni”.
Economist: vero beneficiario riforma sarà Grillo
In sostanza - prosegue l’articolo - il progetto di modifica della Costituzione sul quale saremo chiamati a votare
“non affronta il problema principale che è la mancanza di volontà dell’Italia nel fare le riforme. E ogni benefit secondario è di gran lunga superato dal peso degli svantaggi - sopra tutti gli altri il rischio che, cercando di fermare l’instabilità che ha dato all’Italia 65 governi dal 1945, si crei un ‘uomo forte’ eletto. Questa è la nazione che ha prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi ed è preoccupantemente vulnerabile ai populismi”.
Il rischio - secondo l’Economist - è che il principale beneficiario della riforma sia il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, il cui programma prevede un referendum sull’uscita dell’Italia dall’euro.
Referendum costituzionale: il parere del Guardian e di Politico.eu
Sul referendum italiano oggi si è espresso anche il Guardian. La testata inglese legge il voto del 4 dicembre come un ulteriore test sulla crescita del populismo dopo la Brexit e la vittoria di Donald Trump alle presidenziali USA.
Per Politico.eu, invece, una eventuale vittoria del Sì costituirebbe una vittoria di Pirro per Renzi. Paradossalmente le sue riforme (legge costituzionale e legge elettorale)
“incrementeranno le probabilità che il Movimento 5 Stelle - partito populista, euroscettico e anti-establishment guidato dall’ex comico Beppe Grillo - ottenga il potere alle prossime elezioni nel 2018. Tale risultato sarebbe disastroso per l’Europa e potrebbe mettere a repentaglio l’euro”.
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