Il prezzo dell’argento appiattisce il proprio andamento dopo il crollo di inizio mese: analizziamo l’attuale situazione e le possibili prospettive del metallo prezioso.
Il prezzo dell’argento arranca sotto quota $17,8 senza riuscire a riprendere la direzione del rialzo.
I metalli preziosi hanno visto le proprie quotazioni ridimensionate dalla prova di forza offerta dal dollaro USA e, mentre l’oro tenta di ritornare sopra i $1.270, anche l’argento cerca di ripristinare il trend rialzista della prima parte del 2016.
L’andamento di questa settimana ha finora visto due giorni consecutivi di rialzo, la cui causa è da ricercare nei market mover incoraggianti dei settori manifatturieri di Stati Uniti ed Eurozona, dati che il mercato sconta a favore di un aumento della domanda di argento.
E mentre i riflettori in Europa si spostano al discorso di Mario Draghi previsto nel pomeriggio, cerchiamo ora di analizzare la situazione dell’argento da un punto di vista tecnico e fondamentale.
Prezzo argento al test dei $17,8: attesa per il PIL USA
Il prezzo dell’argento viaggia in precario equilibrio all’interno di un ristretto range di prezzo, trovandosi nuovamente davanti ad una possibile svolta nel breve periodo.
I dati sul Commitments of Trader (COT) parlano di una riduzione da parte dei fondi speculativi delle posizioni nette lunghe sull’argento nelle ultime due settimane, mentre aumentano le posizioni nette ribassiste. Discorso simile anche per l’oro.
Continuano quindi ad essere liquidate molte posizioni long a favore di un aumento delle posizioni short, tendenza che impedisce la ripresa del prezzo dell’argento ma che potrebbe presto finire, vista la nuova stabilità raggiunta dalle quotazioni dei metalli preziosi.
Come osservabile dal seguente grafico giornaliero, il crollo vissuto dall’argento tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, che lo ha portato da oltre quota $20 giù fino ai minimi estivi a $17,0, ha trovato un nuovo equilibrio all’interno della zona in blu:
La stretta fascia orizzontale compresa tra i $17,4 e i $17,8 racchiude al suo interno la quotazione da oltre 10 giorni, limitando quindi il ribasso ma allo stesso tempo non mostrando sufficiente forza nel riprendere il rialzo.
Lo scenario ribassista, da tenere in cosiderazione visti i nuovi record che l’indice del dollaro USA continua a registrare, vedono un accenno di trendline positiva alla base delle ultime candele, la cui rottura avrebbe come unico e importante test il supporto in verde a $17,0, ovvero il minimo del recente crollo.
Al di sotto di questo livello c’è ampio spazio per raggiungere i livelli di prezzo del primo trimestre e compromettere gran parte del cammino rialzista del 2016, motivo per il quale sarebbe da valutare con molta attenzione la presa di posizioni lunghe al di sotto di quota $17,0.
Nell’ottica di una risalita, invece, il superamento convinto della resistenza a $17,6 e il ritorno al di sopra della media mobile a 20 periodi rappresenterebbero due segnali sufficienti a puntare al rialzo.
I target al rialzo vedono anche in questo caso obiettivi di prezzo piuttosto distanti, in particolare i $18,7 e il test della trendline in verde, in precedenza tagliata al ribasso.
La fascia in blu, all’interno della quale il prezzo è ora rinchiuso, rappresenta quindi una zona estremamente delicata e sarà bene fare attenzione a quando il prezzo dell’argento deciderà di abbandonarla.
Il PIL USA previsto per giovedì completa il quadro e suggerisce il momento di una possibile rottura durante questa settimana, sebbene sia difficile prevedere se al rialzo o al ribasso.
Molto, se non tutto, dipenderà dai risultati sulla crescita degli Stati Uniti. Un eventuale inversione nell’andamento del biglietto verde e dei metalli preziosi, argento compreso, saranno conseguenza di risultati deludenti provenienti da oltre oceano.
Un PIL che invece soddisfi o superi le attese potrebbe dare continuinità ai trend delle ultime settimane e costare molto caro al futuro dell’argento, almeno nel breve termine.
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