Il rally del petrolio non si arresta nel pieno dell’invasione dell’Ucraina di Mosca. Le quotazioni del greggio viaggiano sui 100 dollari a barile, minacciando seriamente un’inflazione senza controllo.
Prezzi del petrolio alle stelle in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, con il greggio Brent, benchmark internazionale, che ha superato i 100 dollari al barile per la prima volta dal 2014.
Si prevede che l’attacco avrà implicazioni di vasta portata per i mercati energetici, dato il ruolo della Russia come secondo produttore mondiale di gas naturale e una delle più grandi nazioni esportatrici di petrolio del mondo.
Alle ore 14.33 circa, i future sul Brent scambiano a 101,46 dollari al barile, con un balzo del 7,68% e i contratti WTI viaggiano su 99,78 dollari al barile, con un aumento dell’8,34%.
La guerra spinge il greggio: il rialzo è una minaccia globale
La soglia dei 100 dollari al barile è stata superata: cosa succede adesso nel mercato energetico del mondo?
Giovanni Staunovo, analista di UBS, ha così spiegato il momento cruciale, con la guerra Ucraina in corso:
“La Russia è il terzo produttore di petrolio e il secondo esportatore di petrolio. A causa delle scorte ridotte e della capacità inutilizzata in diminuzione, il mercato petrolifero non può permettersi grandi interruzioni dell’approvvigionamento”
Il rischio è che la situazione già difficile per il settore del greggio possa esacerbarsi con uno stop delle forniture russe.
“Questa crescente incertezza in un periodo in cui il mercato petrolifero è già teso lo rende vulnerabile, quindi è probabile che i prezzi rimangano volatili ed elevati”, ha affermato Warren Patterson, capo della ricerca sulle materie prime di ING.
Gli analisti ritengono che il Brent probabilmente rimarrà al di sopra dei 100 dollari al barile fino a quando non saranno disponibili forniture alternative e significative rispetto all’OPEC, dallo shale statunitense o dall’Iran, ad esempio.
Lo scenario così drammatico e incerto dell’Europa orientale, quindi, gioca a favore di prezzi ancora più elevati per il petrolio. La minaccia è globale e riguarda aumenti inflazionistici ancora più forti, con il rischio di un colpo grave alle economie asiatiche particolarmente legate all’import di greggio.
Ma anche l’Europa, con prezzi energetici alle stelle, trema. Inoltre, la domanda è cosa faranno le banche centrali. Dinanzi all’incertezza di una guerra potrebbero mantenere la politica accomodante, ritardando interventi sui prezzi sempre più pressati in alto, con il petrolio a guidare l’impennata.
Petrolio e sanzioni contro Mosca
E poi c’è il capitolo sanzioni.
“Se le sanzioni riguardano le transazioni di pagamento, le banche russe e forse anche l’assicurazione che copre le forniture russe di petrolio e gas, non si possono escludere interruzioni di fornitura”, ha affermato l’analista di Commerzbank Carsten Fritsch.
Almeno tre importanti acquirenti di petrolio russo non sono stati in grado di aprire lettere di credito dalle banche occidentali per coprire gli acquisti giovedì, secondo fonti Reuters.
Ellen Wald, presidente di Transversal Consulting, ha sottolineato che l’entità delle misure di ritorsione sarà importante. “Sanzioneranno il petrolio o il gas russo? Perché ciò significherebbe un dolore significativo anche per i consumatori statunitensi. Gli Stati Uniti importano petrolio russo.”
Goldman Sachs, in una nota sulle materie prime, ha previsto che l’escalation in Ucraina non dovrebbe colpire così fortemente il petrolio. Il punto è che il prezzo del greggio parte già sbilanciato al rialzo. E la guerra non può che peggiorare lo scenario.
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