Ecco quali sono le criptovalute con minore consumo energetico e impatto ambientale, come riportato nello studio di Crypto Carbon Ratings Institute.
Le criptovalute rappresentano uno dei fenomeni più coinvolgenti a livello economico-finanziario in tutto il mondo. Tuttavia, così come altri strumenti, anche le operazioni legate alle monete digitali presentano diverse criticità e controversie.
In particolare, per questo settore, è stato spesso affrontato il tema del consumo energetico e, di conseguenza, dell’impatto ambientale. Infatti, le preoccupazioni sul cambiamento climatico e il riscaldamento globale sono sempre più presenti nel dibattito internazionale e sempre più persone sono sensibili al tema.
In particolare, per i millennial e la Generazione Z queste tematiche sono molto influenti, come è stato evidenziato da diversi sondaggi, nella scelta d’acquisto e d’altra parte sono gli utenti più coinvolti nel mercato delle criptovalute.
Per tale ragione, quindi, il Crypto Carbon Ratings Institute ha cercato di quantificare nel dettaglio i consumi energetici, per comprendere quali sono le criptovalute che inquinano di meno e, quindi, più convenienti a livello ambientale.
Quali sono le criptovalute meno inquinanti?
Nello studio realizzato dal CCRI, emerge innanzitutto una notevole differenza nel consumo energetico tra le criptovalute che utilizzano il protocollo Proof of Stake (PoS) e Proof of Work (PoW).
Il Proof of Stake, dato il suo funzionamento basato sulla coniazione e sul blocco temporaneo dei propri fondi digitali, ha un impatto ambientale di gran lunga minore rispetto al Proof of Work.
Quest’ultimo, al contrario, a causa dei sistemi di mining che obbligano gli utenti a risolvere problemi matematici estremamente complessi e computazionalmente difficili, aumenta esponenzialmente l’impronta di carbonio derivante dalle operazioni.
Così, le reti PoF, come è possibile osservare nel documento, consumano meno dello 0,001% della sola rete Bitcoin, basata invece sul PoW.
Consumo energetico e impatto ambientale: le differenze tra i protocolli
Secondo le analisi condotte dal Crypto Carbon Ratings Institute, il consumo energetico annuale dei Bitcoin è equivalente a quello di 8,5 milioni di famiglie americane. Quello relativo a Ethereum, criptovaluta che utilizza sempre il Proof of Work, è pari a 1,6 milioni di famiglie statunitensi.
Avalanche, una delle reti basata sul Proof of Stake, ha un impatto equivalente al fabbisogno solamente di 46 famiglie americane. Una notevole riduzione che deve essere valutata dagli utenti come costo economico da affrontare quando si vuole operare nel settore.
Nel report emerge anche come Polkadot può contare sul minore livello di consumo di energia e di produzione di emissioni delle criptovalute PoS. Cardano, invece, garantisce il livello più basso di energia per nodo per anno, mentre Solana ha il dispendio inferiore per transazione.
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