Il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ritiene che la mancanza di lavoratori stagionali sia da imputare al Reddito di Cittadinanza. È davvero così? Facciamo chiarezza.
Continua l’attacco mediatico al Reddito di Cittadinanza, misura che - secondo una parte della politica - rappresenta quanto di peggio fatto dal primo Governo Conte.
Eppure il Movimento 5 Stelle lo ha voluto, la Lega lo ha firmato e il Partito Democratico lo ha “confermato” (il Ministro Orlando ne ha più volte sottolineato l’utilità sociale): nonostante i numerosi attacchi, quindi, il Reddito di Cittadinanza è stato riconosciuto come importante misura di contrasto per la povertà, necessaria in quello che dovrebbe essere uno Stato che guarda a tutti i cittadini.
Che poi il Reddito di Cittadinanza possa - e debba - essere migliorato è un altro discorso.
Perché questa introduzione? Il motivo nasce dalle ultime dichiarazioni del Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il quale nel suo ormai tradizionale discorso del venerdì ha dichiarato:
Mi è stato confermato che alcune attività commerciali non apriranno anche quando sarà consentito perché per esempio per i bar e per i ristoranti non si trovano più camerieri.
La colpa, secondo De Luca, è da attribuire all’introduzione del Reddito di Cittadinanza, il quale rappresenta un “disincentivo al lavoro”. “A volte”, spiega De Luca, “c’è gente che prende il Reddito di Cittadinanza e va a fare il lavoro in nero”; questo ha creato “delle anomalie, degli imbrogli, che finiscono per danneggiare l’economia del nostro Paese”.
Le parole di De Luca hanno un senso di verità, ma c’è di più. Ed è importante fare chiarezza a riguardo per evitare di cascare nei soliti pregiudizi.
Il Reddito di Cittadinanza disincentiva il lavoro?
Secondo De Luca è colpa del Reddito di Cittadinanza se non si trovano lavoratori in ambito stagionale. Questo, quindi, si riferisce a persone che preferiscono prendere il sostegno economico anziché andare a lavorare.
Ed effettivamente immaginiamo che per alcune persone sia effettivamente così: ed è per questo motivo, infatti, che contestualmente al sostegno economico è stata prevista una politica attiva, con una serie di condizionalità, che obbliga i beneficiari del Reddito di Cittadinanza a effettuare una ricerca attiva del lavoro e accettare almeno una delle tre offerte congrue presentate dal Centro per l’Impiego. Dovrebbe intervenire poi un meccanismo sanzionatorio per coloro che invece “preferiscono stare sul divano” (citando le parole che furono dell’allora Ministro del Lavoro Luigi Di Maio), che tuttavia in alcuni casi ha funzionato e in altri meno.
Va detto, però, che oggi l’importo medio del Reddito di Cittadinanza è di poco superiore a 500 euro: a famiglia, non a persona. Come ci si aspetta quindi che un tale importo possa rappresentare un disincentivo per un lavoro? Non lo è ed è per questo motivo che i Centri per l’Impiego, che in questo periodo hanno profilato la maggior parte dei beneficiari, raccontano di persone che nella maggior parte dei casi sperano proprio di trovare un lavoro.
Il Reddito di Cittadinanza ha messo alla luce le criticità del mercato del lavoro
Se ci sono persone che si rifiutano di andare a lavorare per poter prendere il Reddito di Cittadinanza è anche perché ci sono delle criticità nel mercato del lavoro che vanno assolutamente considerate. Come raccontato da Marx, il fatto che ci sia un enorme bacino di disoccupati da cui attingere permette alle aziende di mantenere i salari sotto un certo livello.
E così è stato per anni in Italia: tuttavia, adesso che anche ai disoccupati è stato riconosciuto un certo sostegno economico (più o meno alto a seconda della situazione della famiglia) è ovvio che questi si trovino a rifiutare lavori sottopagati. È giusto, sbagliato? Come sempre anche in queste situazioni la verità sta nel mezzo.
Ovvio che, a parità d’importo, sarebbe più corretto non gravare sulle spalle dello Stato e accettare di lavorare: allo stesso tempo, però, servirebbe che i datori di lavoro cominciassero a riconoscere retribuzioni adeguate alle mansioni e all’orario di lavoro. E non è un caso che la legge che istituisce il Reddito di Cittadinanza indichi i criteri affinché si possa parlare di offerta congrua: la stipendio riconosciuto deve essere del 10% superiore alla quota massima di RdC spettante alla persona sola (780,00€), quindi 858,00€.
De Luca poi parla di quelli che preferiscono lavorare in nero per continuare, nel frattempo, a percepire anche il Reddito di Cittadinanza. Fermo restando che questo comunque non impedisce la ricerca di personale stagionale (settore in cui il lavoro nero è ancora particolarmente diffuso), anche in tal caso è bene contestualizzare.
Perché se nel 2021 ci sono ancora lavoratori senza contratto - e quindi senza tutele - la colpa è anche di chi lo permette, a partire dai datori di lavoro come pure di chi non effettua i controlli (e in questo, anche De Luca è parzialmente responsabile).
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