Reddito di cittadinanza: “Sì al lavoro nei campi”. Parola di Bellanova

Teresa Maddonni

03/04/2020

Reddito di cittadinanza: arriva il sì al lavoro nei campi per i beneficiari dei sussidi e direttamente dalla ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova. Questa è l’idea, insieme alla regolarizzazione degli stranieri, per salvare la produzione agricola nel nostro Paese in tempi di emergenza coronavirus.

Reddito di cittadinanza: “Sì al lavoro nei campi”. Parola di Bellanova

Reddito di cittadinanza: “Sì al lavoro nei campi”. La parola definitiva è della ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova dopo che l’idea era già circolata tra gli addetti del settore.

La proposta del lavoro nei campi per chi prende il reddito di cittadinanza era partita solo una settimana fa da Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza cooperative agroalimentari ed è stata rilanciata dalla titolare del dicastero solo qualche ora fa.

L’idea è quella di aiutare il settore agroalimentare in difficoltà già dai primi casi di contagio da COVID-19 con la fuga dei braccianti dalle campagne del Lombardo-Veneto, facendo sì che chi percepisce il reddito di cittadinanza si dedichi al lavoro nei campi come anche chi è beneficiario di altri sussidi o ammortizzatori sociali.

Reddito di cittadinanza e lavoro nei campi: la proposta di Bellanova

Reddito di cittadinanza e lavoro nei campi: Teresa Bellanova parte con la sua proposta rinnovando idee e spunti arrivati nelle scorse settimane da più parti.

Un’idea che non solo aiuterebbe a sostenere il settore agricolo in difficoltà, ma anche i percettori del reddito di cittadinanza che in questo momento non possono accedere alla fase 2 per obblighi sospesi per coronavirus.

Gli incontri presso i CPI sono stati rinviati come anche le firme del Patto per il Lavoro e la ricerca dello stesso con l’aiuto dei navigator.

Di conseguenza il lavoro nei campi per i percettori del reddito di cittadinanza potrebbe essere soluzione e stimolo. La ministra Bellanova, ex bracciante e sindacalista impegnata da sempre contro la piaga del caporalato, ha dichiarato:

Io voglio che lavorino gli italiani e propongo che tutti i percettori di sussidi pubblici, chi ha il reddito di cittadinanza o il sussidio di disoccupazione, devono essere messi in condizione di affrontare l’emergenza del lavoro nei campi. ”

La ministra di Italia Viva ha avanzato la proposta del lavoro nei campi non solo per i percettori del reddito di cittadinanza, ma anche per chi prende Naspi o altri sussidi di disoccupazione e lo ha fatto durante il dibattito sui social Agricoltura a rischio: regolarizzare i lavoratori stranieri organizzato da Più Europa .

Permessi di soggiorno per salvare l’agricoltura

Non solo lavoro nei campi per chi percepisce il reddito di cittadinanza perché la ministra Teresa Bellanova parla anche di permessi di soggiorno per salvare l’agricoltura introducendo così un problema o meglio la soluzione per moltissimi immigrati irregolari vittime troppo spesso del caporalato.

L’agricoltura è in difficoltà come abbiamo anticipato già da un mese ormai con la fuga dei braccianti e l’attuale impossibilità degli stranieri stagionali bulgari, rumeni e di altri Stati dell’Est di raggiungere il nostro Paese per le misure restrittive messe in campo dai governi in Europa. La ministra Bellanova ha dunque detto in merito:

Permettere ai lavoratori immigrati che hanno fatto richiesta del permesso di soggiorno di dare immediatamente risposta per svolgere con regolarità il lavoro, e a chi non ne ha fatto richiesta, laddove c’è però un incrocio tra domanda e offerta, di concedere il permesso di soggiorno”.

Il permesso di soggiorno, la regolarizzazione, è la strada secondo Bellanova per contrastare il caporalato:

Il caporalato si contrasta solo se si dà alternativa ai lavoratori e alle imprese: occorre dunque regolarizzare il lavoro nero e mettere tutti in condizioni di legalità.”

E così meno caporalato, aiuto al settore agroalimentare in difficoltà facendo lavorare nei campi chi ha il reddito di cittadinanza e in modo regolare gli immigrati che vivono e producono, oggi sfruttati, nel nostro Paese.

Iscriviti a Money.it