Ricarica auto elettriche: il punto sulle infrastrutture in Italia

Antonio Elia Migliozzi

16 Settembre 2021 - 06:30

In Italia crescono le vendite di auto elettriche e PHEV ma il nodo restano le infrastrutture. Il 15% delle colonnine pubbliche già installate è ancora fermo.

Ricarica auto elettriche: il punto sulle infrastrutture in Italia

Gli incentivi all’acquisto di auto elettriche e ibride PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) portano su i numeri delle vendite in Italia ma il nodo sono le infrastrutture di ricarica.

Un recente studio curato dall’Acea, l’Associazione che rappresenta i produttori di automobili, ci permette di tracciare un bilancio sullo stato della transizione alla mobilità green in Italia. Il nostro paese si colloca esattamente a metà della classifica europea sul rapporto tra veicoli elettrici venduti e colonnine di ricarica presenti. Da noi i veicoli elettrici hanno ad oggi una quota di mercato del 4,3%, ben distante dall’11,2% della Francia e dal 13,5% della Germania, ma preoccupa il rapporto con le infrastrutture. In Italia ci sono circa 5,1 colonnine di ricarica ogni 100 km, per fare un confronto in Olanda, prima in classifica, se ne contano ben 47,5.

Auto elettriche: poche infrastrutture di ricarica al Centro-Sud Italia

Utile a tracciare il punto sulle infrastrutture di ricarica in Italia un recente rapporto stilato dal consorzio Motus-e nato per promuovere la mobilità elettrica. Stando ai numeri dell’ultimo report, al 30 giugno 2021 erano 23.275 punti di ricarica distribuiti in 11.834 stazioni di cui 9.453 posizionate in location accessibili al pubblico. Tra queste ultime, però, circa il 15% non è ancora funzionante e a disposizione degli utenti. Questo «stallo» è causato da due principali motivi: il distributore dell’energia non ha ancora ultimato il collegamento della colonnina di ricarica alla rete elettrica, mancano le autorizzazioni necessarie a mettere in funzione l’impianto.

Dal confronto dei dati attuali con quelli del 2019, le colonnine per la ricarica delle auto elettriche e ibride PHEV sono cresciute del 118%. Una progressione che sta conoscendo un’accelerazione di mese in mese. Da marzo 2021 i punti di ricarica sono cresciti 2.518 unità e le infrastrutture di 1.303.

Resta forte il divario Nord-Sud nell’accesso alle infrastrutture di ricarica. Sempre dal report si legge che circa il 57% delle infrastrutture si trova nel nord Italia, il 23% al Centro mentre solo il 20% è accessibile al Sud e nelle Isole.

Gli investimenti nella ricarica delle auto elettriche

Il Governo ha previsto di mettere in campo i fondi del PNRR per stimolare il passaggio alla mobilità elettrica e sviluppare una rete capillare di infrastrutture di ricarica. Il piano prevede stanziamenti per 59 miliardi di euro in favore di green economy e transizone ecologica.
Nel dettaglio il PNRR prevede di investire 750 milioni di euro fino al 2026 per la realizzazione di nuove infrastrutture di ricarica destinate alle auto elettriche. La somma dovrebbe coprire i costi di costruzione di 21.335 nuove colonnine di ricarica. Via libera quindi a 7.500 punti di ricarica rapida in autostrada e 13.755 da collocare nei centri urbani.

La transizione verso la mobilità elettrica è anche al centro degli investimenti degli operatori privati come Enel X che nel 2017 ha lanciato il «Piano nazionale per la mobilità elettrica». Si tratta di un progetto ambizioso che punta a installare, entro il 2022, circa 14.000 colonnine per la ricarica delle auto elettriche e ibride PHEV.

A conti fatti in Italia avremo circa 28.000 punti di ricarica per veicoli elettrici distribuiti in modo capillare su tutto il territorio. Per lo sviluppo di questa rete di infrastrutture, Enel X si avvarrà del supporto sia di privati che di soggetti pubblici lavorando all’intensificazione delle partnership con i Comuni e le Regioni.

Nel complesso tutti questi interventi, insieme agli incentivi all’acquisto, dovrebbero permettere all’Italia di raggiungere l’obiettivo fissato dall’UE di 6 milioni di veicoli elettrici circolanti entro il 2030. Si tratta di uno step importante in vista dello stop alla vendita dei motori termici fissato per il 2035.

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