Scienziate italiane: quali sono le più famose?

Luna Luciano

11/02/2022

In tutto il mondo le donne ricercatrici scientifiche sono meno del 30%. In occasione dell’International day of women in science, ecco quali sono le scienziate più famose in Italia.

Scienziate italiane: quali sono le più famose?

Donne e scienza, un binomio ancora intriso di stereotipi e pregiudizi. A oggi sono meno del 30% le donne ricercatrici in tutto il mondo in ambiti scientifici, questo dato è il frutto di una società patriarcale che si basa ancora su antichi preconcetti di genere.

Ed è proprio per incoraggiare il percorso delle donne nella scienza, che le Nazioni Unite hanno istituito per l’11 febbraio la Giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza. Equità e inclusione sono i cardini principali per poter abbattere i condizionamenti sociali che ancora allontanano molte donne dagli studi di STEM (science, technology, engineering and mathematics). Inoltre sono ancora molti gli ostacoli, una volta giunte nel mondo del lavoro e della ricerca, che le donne incontrano lungo la loro carriera.

L’unico modo per poter abbattere e dissolvere i pregiudizi fondativi del divario di genere nella scienza è quello di avere una rappresentanza femminile e dei modelli a cui fare riferimento, per questo è fondamentale conoscere i nomi delle scienziate e ricercatrici italiane più famose.

Donne e scienza: quali sono le scienziate italiane più famose

È fondamentale per le ragazze avere dei modelli di riferimento a cui guardare durante il proprio percorso accademico. La presenza delle donne nella scienza infatti è da sempre stato oscurata, fin dall’antichità i nomi delle guaritrici, inventrici e scienziate sono state cancellate con un colpo di spugna a causa di una società pensata e costruita a misura d’uomo. Per contrastare quindi questo “Effetto Matilde”, denunciato da Matilde Gage, attivista femminista a metà Ottocento, è importante per le ragazze avere una rappresentata femminile nel mondo degli studi scientifici. Ecco 5 nomi di alcune delle scienziate più famose in Italia.

  • Samantha Cristoforetti. Ingegnere e aviatrice, la Cristoforetti è diventata simbolo della scienza italiana in qualità di astronauta, oltre che modello per migliaia di studentesse d’ingegneria. Nel novembre del 2014 la Cristoforetti è diventata la prima donna italiana nell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), partendo poi alla volta dello spazio.
  • Lucia Votano. Prima fisica italiana a dirigere i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, del celebre Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, tra i più grandi laboratori sotterranei del mondo. La Votano da anni come scienziata è impegnata nelle ricerche internazionali sui neutrini, definiti i fantasmi dell’universo.
  • Elena Cattaneo. Biologa, farmacologa e divulgatrice scientifica. La Cattaneo è la donna italiana delle cellule staminali. Ha lavorato per anni al MIT, qui ha intrapreso la sua complessa ricerca sulle staminali e sulla malattia genetica neurodegenerativa, Corea di Huntington.
  • Fabiola Gianotti. Prima fisica italiana, oltre che prima donna, a ottenere il ruolo di Direttore Generale dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN). La Gianotti diede l’annuncio della prima osservazione effettuata di una particella considerata compatibile con il bosone di Higgs.
  • Caterina Falleni. Giovanissima scienziata, la Falleni è uno dei massimi esempi per iniziare una brillante carriera nel mondo della scienza oltre che abile inventrice. La Falleni è stata la prima scienziata italiana vincitrice di una borsa di studio per la Singularity University della NASA, oltre a essere l’inventrice di Freeijis, il primo frigorifero che non ha bisogno di corrente elettrica per raffreddare gli alimenti.

Donne e scienza: perché sono ancora poche le scienziate nel mondo

Si chiama Genderdream gap una delle cause principali per cui fin da bambine le donne sono allontanate dal mondo della scienza. Il Gender dream gap è la differenza di sogni legata al genere ed è uno dei più difficili e radicati pregiudizi culturali e sociali da smantellare. Fin dall’età di 6 anni inizia a radicarsi nei bambini e nelle bambine il pregiudizio che le ragazze siano meno brave nelle materie scientifiche. È infatti a questa età che le bambine fanno i conti con un sistema patriarcale che le vede portate per le materie umanistiche, salvo poi veder eliminate dai piani scolastici la maggior parte delle scrittrici e poetesse (o poete) italiane.

A conferma di tale stereotipo giungono poi i dati. In Italia solo il 15% delle studentesse si laurea in studi STEM rispetto al 37% dei loro colleghi uomini. A 15 anni in Italia il divario di genere in matematica è tra i più alti dei Paesi Ocse. Sono ben 16 i punti di differenza contro una media di 5 secondo l’ultimo rapporto UNESCO. Eppure tali differenze sono pari a zero nei Paesi scandinavi e negli Emirati Arabi. Il problema, come volevasi dimostrare, non è biologico ma culturale.

Secondo Donatella Sciuto, prorettrice del Politecnico di Milano c’è il pregiudizio che una persona non sia portata per le materie scientifiche, ma “è bene sapere che nessuno nasce portato o non portato per qualcosa”. Sono quindi l’ambiente, il contesto e talvolta gli insegnanti a creare questo tipo di pregiudizio. Un esempio, per quanto banale ma lampante, sono le tipologie di giocattoli pensati per bambine e per bambini: “I maschi hanno il piccolo chimico, il meccanico, mentre le ragazze hanno le bambole o altri giochi più di società”. È quindi fondamentale lavorare sulle bambine di oggi per sostenere le scienziate del donami.

Donne e scienza: gli ostacoli delle donne nel mondo della ricerca

Eppure gli ostacoli delle donne nel mondo della scienza non terminano di certo con il gender dream gap o l’effetto Matilde. Anzi. A scoraggiare ulteriormente le donne è il divario nella retribuzione: il gender pay gap. Infatti le ragazze iscritte a corsi STEM, pur presentando risultati accademici più elevati, hanno tassi di occupazione e retribuzione più bassi rispetto ai colleghi.

Nel mondo del lavoro la situazione si ribalta: il tasso di occupazione degli uomini laureati nei corsi STEM è più elevato di quello delle donne, senza contare il divario salariale. Infatti secondo shetechitaly.org i laureati STEM dichiarano di percepire una retribuzione mensile netta di circa 1.490 euro, eppure gli uomini guadagnano più delle donne: 1.510 contro i 1.428 euro delle loro colleghe.

Il problema della presenza delle donne nel mondo della scienza non è solo un problema accademico o di rappresentanza, ma è un fenomeno quindi che si ripercuote a livello lavorativo e sociale.

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