Negli Stati Uniti sempre più imprese scelgono di remunerare in criptovaluta i dipendenti, soprattutto se si tratta di profili giovani e creativi.
Vedersi accreditato lo stipendio in Bitcoin o altre crypto è ancora un traguardo lontano per la maggior parte dei lavoratori, tuttavia negli ultimi mesi molte aziende statunitensi hanno deciso di assumere personale pagandolo in valuta digitale. A beneficiare di tale scelta sono solitamente i profili junior con alle spalle un percorso di studi in ambito tecnologico o creativo, per i quali ricevere uno stipendio in criptovalute può rappresentare un ottimo incentivo per lavorare all’interno di una determinata realtà aziendale.
Per quanto possano essere interessanti scelte di questo tipo nascondo anche diverse criticità, sia per il datore di lavoro che per il dipendente che riceve il salario sul proprio wallet digitale.
Ai millennials americani piace essere pagati in crypto
Per decenni le aziende degli States hanno puntato sulla vasta offerta di benefit aziendali per attrarre i profili più giovani, soprattutto se il core business aziendale riguardava il settore tecnologico. Nell’anno in cui le valute digitali hanno toccato nuovi massimi, molte società americane hanno deciso di giocare la carta del salario in Bitcoin, Ethereum o altri crypto asset per assicurarsi la collaborazione con le giovani menti.
Gli accrediti in criptovaluta piacciono particolarmente a programmatori, account commerciali, web marketing specialist, grafici e gli altri professionisti del web. Non è da escludere però che anche i dipendenti senior possano in futuro richiedere di essere pagati in Bitcoin per le mansioni svolte. Molti esperti si dicono convinti che l’utilizzo dei token digitali in sostituzione del dollaro non favorirebbe l’evasione fiscale, poiché sia le imprese che i dipendenti sono ugualmente tenuti a comunicare l’ammontare dei compensi in valuta fiat al fisco.
Si tratta di una tendenza molto interessante, tuttavia il pagamento dello stipendio con simili modalità presenterebbe anche diversi svantaggi: se un datore di lavoro commette errori nell’accredito del salario in crypto non può bloccare la transazione, né vincolare il dipendente a rimborsare l’importo. In aggiunta le oscillazione del prezzo delle valute digitali possono causare la riduzione del compenso. In ultimo restano le questioni legate alla sicurezza dei portafogli digitali dei lavoratori, che potrebbero essere violati dagli hacker.
Stipendio in Bitcoin anche per politici e sportivi
Negli USA l’idea di essere remunerati in crypto piace molto anche ad alcuni amministratori locali. A novembre la sindaca democratica di Tampa Jane Castor aveva dichiarato nel corso di un’intervista la volontà di ricevere lo stipendio in Bitcoin, scelta in seguito condivisa anche dal sindaco di Miami Francis Suarez e da quello di New York Eric Adams. I primi cittadini delle due metropoli hanno inoltre lanciato una serie d’iniziative con il fine di rendere le rispettive città più attraenti nello scenario crypto nazionale e internazionale.
Pochi mesi fa la stampa sportiva americana si è occupata degli accordi che le due star della NFL Odell Beckham - wide receiver dei Los Angeles Rams - e Aaron Rodgers - quarterback dei Green Bay Packers - avrebbero siglato con i rispettivi club. In base a quanto riferito, a Beckham sarà corrisposto l’intero compenso stagionale in Bitcoin, mentre Rodgers ha preferito ricevere sul suo wallet digitale solo metà dello stipendio, la restante parte gli sarà accreditata in dollari.
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