Svizzera, le banche bloccano i conti correnti dei lavoratori frontalieri: ecco cosa rischiano i contribuenti italiani

Simone Casavecchia

4 Maggio 2015 - 08:38

La firma dell’accordo fiscale tra Italia e Svizzera ha prodotto effetti improvvisi e con largo anticipo: le banche elvetiche hanno inspiegabilmente bloccato alcuni conti correnti; ecco quali sono le ragioni.

Svizzera, le banche bloccano i conti correnti dei lavoratori frontalieri: ecco cosa rischiano i contribuenti italiani

I contribuenti italiani sono entrati in uno stato di grande allarme per le decisioni prese da alcune banche della Svizzera riguardo ai conti correnti appartenenti ai lavoratori frontalieri.

I lavoratori residenti in Italia che ogni giorno si spostano oltre i confini della Confederazione Elvetica per svolgere il loro lavoro e hanno, quindi, un conto corrente presso una banca svizzera dove normalmente si fanno accreditare lo stipendio, sono stati, nei giorni scorso protagonisti di spiacevoli sorprese.

Cosa è successo ai contribuenti frontalieri italiani
Mentre nei casi peggiori i correntisti italiani hanno subito un vero e proprio blocco del conto corrente, con carta di credito ritirata direttamente presso lo sportello ATM, in altri casi sono avvenute limitazioni sui prelievi per la clientela con residenza fiscale a sud della frontiera di Chiasso.
La motivazione di questa decisione, che fa seguito a direttive emanate direttamente da Zurigo, va individuata nell’accordo fiscale tra Italia e Svizzera firmato lo scorso Gennaio e, soprattutto, nella mancata firma della liberatoria per il trasferimento delle informazioni fiscali all’Agenzia delle Entrate italiana.
Va specificato che il termine ultimo per la firma della liberatoria sulla trasparenza fiscale scade il prossimo 30 Settembre e che la decisione delle banche svizzere ha colto del tutto di sorpresa i correntisti frontalieri italiani, dal momento che il blocco dei conti è stato messo in atto prima dei termini previsti.
Si tratta di una decisione eccessiva, dal momento che, oltre al fatto che non è stato inviato nessun preavviso ai correntisti italiani, lo stesso comportamento non è stato messo in atto, ad esempio, dalle Poste svizzere che, comunque, dipendono ugualmente dall’amministrazione centrale della Confederazione Elvetica.
A questa decisione affrettata delle banche svizzere si somma la poca chiarezza della normativa relativa alle dichiarazioni dei lavoratori frontalieri, un problema, questo, a cui stanno cercando di porre rimedio i Caf delle zone (italiane) in cui i lavoratori frontalieri risiedono. Occorre, infatti, distinguere tra:

  • la liberatoria per il trasferimento delle informazioni fiscali all’Agenzia delle Entrate, da firmare entro il prossimo 30 Settembre;
  • l’obbligo, reintrodotto nel 2011, della denuncia del conto svizzero nella dichiarazione: in questo caso, se la giacenza media supera i 5000 euro, il correntista italiano è tenuto a pagare 34,20 euro, con un aggravio di 25 euro nel caso non avesse fatto a suo tempo la dichiarazione;

Il rischio maggiore è attualmente che i correntisti frontalieri che non hanno ancora firmato il primo documento (la liberatoria per il trasferimento delle informazioni fiscali) potrebbero subire, ingiustamente, l’applicazione della nuova normativa per il rientro dei capitali trasferiti illegalmente all’estero, divenendo oggetto di penalizzazioni.

Le decisioni delle maggiori banche svizzere
Le banche e gli istituti d’investimento di Lugano e delle zone limitrofe, i territori più frequentati dai lavoratori frontalieri italiani, hanno assunto un atteggiamento di generale prudenza, diramando una serie di circolari interne che è andata a limitare la disponibilità dei depositi dei contribuenti. Ecco quali sono le situazioni che si stanno configurando in questi giorni:

  • Gruppo Ubs = i clienti sono stati invitati a partecipare al programma italiano di collaborazione volontaria; nel caso in cui i correntisti opteranno per questa decisione non saranno puniti per i reati fiscali commessi dal richiedente e delle altre persone che hanno eventualmente commesso o concorso a commettere il reato. UBS ha dato piena disponibilità a fornire la documentazione necessaria per aderire alla voluntary disclosure, anche alla luce del nuovo reato di autoriciclaggio previsto dalla normativa italiana. La condizione per proseguire il rapporto con UBS è comunque che il contribuente italiano fornisca una dichiarazione, rilasciata dal proprio intermediario o da un avvocato di fiducia, in cui l’obbligo verso l’Erario risulti «fiscalmente assolto»;
  • Bsi (banca della Svizzera italiana) = ha fissato il limite di 100000 euro (o il corrispettivo in franchi svizzeri) per il prelievo in contanti dei correntisti con residenza a sud della frontiera di Chiasso, tali contribuenti non hanno comunque subito limitazioni sui bonifici e sui trasferimenti di titoli. Il limite sale a 50000 euro a semestre per chi ha avviato la procedura di regolarizzazione ma rimane comunque, inderogabilmente, entro il 30% degli attivi depositati e presenti. Gli altri correntisti, che non hanno ancora avviato alcuna regolarizzazione e non hanno firmato la liberatoria, non possono effettuare prelevamenti in contanti e, nel prossimo futuro, potranno solo effettuare pagamenti di affitti e commissioni amministrative;
  • Ubp (Union bancaire privée) = ha richiesto ai correntisti una «dichiarazione di intenzione di regolarizzazione» che prevede anche una specifica clausola con la quale il correntista si impegna a consegnare, entro e non oltre il 30 settembre 2015, la documentazione che attesta l’espletamento delle formalità previste, compresa la firma della liberatoria.

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