TARI, scadenza perentoria il 31 maggio 2021 per la domanda di riduzione. Sono le imprese ad aver diritto allo sconto, applicato sulla quota variabile della tassa rifiuti, ma la scelta avrà decorrenza solo dal 1° gennaio 2022.
TARI, scadenza il 31 maggio 2021 per la domanda di riduzione. Il termine per chi intende avvalersi di un servizio privato per il recupero dei rifiuti è perentorio, ma produrrà effetti soli dal 1° gennaio 2022.
Sono le imprese a poter chiedere il beneficio della riduzione sulla tassa rifiuti e lo sconto sarà calcolato sulla quota variabile della TARI.
La scadenza è particolarmente rilevante, considerando che sulla base delle attuali interpretazioni ministeriali, in caso di omesso invio entro il 31 maggio 2021 non sarà possibile beneficiare della riduzione, anche qualora l’impresa dimostri di aver affidato ad altri soggetti il recupero dei rifiuti prodotti.
A fornire chiarimenti sull’adempimento sono stati il MEF e il MITE, rispondendo ai quesiti posti dal Sole24Ore. A dover presentare la comunicazione entro il 31 maggio 2021 sono anche le imprese che intendono rimanere nel servizio pubblico di raccolta dei rifiuti.
TARI, scadenza il 31 maggio 2021 per la domanda di riduzione: chi ha diritto allo sconto
La possibilità di richiedere la riduzione della TARI 2021 riguarda le imprese che scelgono di abbandonare il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti, per affidarsi al libero mercato.
Nello specifico, l’agevolazione introdotta dal decreto legislativo n. 166/2020 si applica alle utenze non domestiche, previa presentazione di apposita domanda al Comune.
La scadenza per l’anno in corso è fissata al 31 maggio 2021 ma produrrà i suoi effetti soltanto dal 1° gennaio 2022.
È il decreto Sostegni a dettare i tempi, stabilendo che esclusivamente per l’accesso allo sconto della TARI nel 2022 bisognerà presentare apposita comunicazione entro il 31 maggio. La scelta delle utenze non domestiche, a regime, dovrà essere comunicata entro il 30 giugno di ogni anno, per produrre effetti sempre dal 1° gennaio dell’anno successivo.
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Il nuovo regime reso operativo dopo il varo del decreto n. 166/2020, e le indicazioni contenute nella circolare del MITE del 12 aprile 2021, hanno causato non poche polemiche e dubbi.
L’ANCI ha evidenziato il rischio di un aumento delle tariffe relative alla tassa rifiuti per le famiglie, ossia le utenze domestiche, considerando che molte imprese potrebbero “sfruttare” la possibilità di uscire dal servizio pubblico per beneficiare dello sconto sulla TARI, causando un inevitabile buco nelle entrate comunali.
Le imprese, dal canto loro, lamentano la mancanza di chiarezza circa tempi e modalità per l’invio della comunicazione di fuoriuscita dal servizio pubblico.
Su quest’ultimo fronte, il MEF e il MITE hanno fornito alcuni chiarimenti rispondendo ai quesiti posti dal Sole24Ore, evidenziando tra l’altro la natura perentoria della scadenza del 31 maggio 2021, al fine di fruire della riduzione della quota variabile TARI dal 2022.
Non si può quindi ravvedere l’omesso invio, considerando che la comunicazione è necessaria ai comuni anche per programmare la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
La domanda inviata oltre la scadenza del 31 maggio 2021 si considera quindi non efficace.
Tra i chiarimenti forniti, viene inoltre specificato che l’invio della comunicazione circa la scelta operata è necessario non solo nel caso in cui l’impresa scelta di affidarsi al libero mercato, ma anche qualora intenda rimanere nel servizio pubblico.
Nel caso di omesso invio varrà la regola del silenzio-assenso: l’impresa che salta la scadenza annuale rimane nel servizio pubblico.
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