Tassa di successione, nuova patrimoniale in arrivo?

Anna Maria D’Andrea

6 Febbraio 2020 - 17:24

La tassa di successione in Italia è nettamente più bassa della media europea. È questo il motivo che porta a chiedersi se sarà anche con una nuova patrimoniale che verrà attuato il piano di riforma fiscale del 2020.

Tassa di successione, nuova patrimoniale in arrivo?

Tassa di successione, è in arrivo una nuova patrimoniale?

L’avvio della discussione sulla riforma fiscale 2020 non fa escludere nuovi balzelli sulle imposte dovute per successioni e donazioni.

Al momento il Ministro Gualtieri ha escluso la possibilità di nuove tasse patrimoniali: nel corso della trasmissione l’Aria che Tira, su La7, ha infatti affermato che obiettivo del Governo è difendere la progressività delle imposte e dare il via ad una riforma Irpef finalizzata a ridurre le tasse sui redditi medio-bassi.

Se i titolari di redditi bassi saranno quindi salvaguardati, si preannuncia una riforma fiscale tutta incentrata sulla massimizzazione del prelievo dai contribuenti con redditi elevati e sui patrimoni di importo rilevante.

Un aumento della tassa di successione è quindi uno scenario non del tutto da escludere; a spingere verso un incremento delle imposte sulle successioni e donazioni è anche l’Europa.

Confrontando l’Italia con il resto dei Paesi dell’UE si evidenzia una netta differenza: il gettito nostrano è significativamente inferiore rispetto al resto dell’Unione. I dati dettagliati sono contenuti in uno studio elaborato dal gruppo di ricerca dell’Università Cattolica guidato da Carlo Cottarelli, ed analizzano pro e contro di un possibile aumento della tassa di successione.

Tassa di successione, nuova patrimoniale in arrivo?

La patrimoniale non è nel programma del Governo, garantisce il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ma - aggiungiamo noi - la necessità di far quadrare i conti sicuramente si.

Il Governo già prima del prossimo anno si troverà a fare i conti con una mole importante di risorse da reperire. In campo c’è l’annunciata e non più rinviabile riforma Irpef 2020 e con la prossima Legge di Bilancio sarà necessario reperire almeno una parte degli oltre 47 miliardi necessari per evitare l’aumento IVA e accise dal 2021.

Posto che nessun Governo nasce con l’intento di introdurre nuove tasse, bisogna considerare che l’Italia si trova in una situazione particolarmente complessa, e che le richieste da parte dell’Unione Europea si fanno sempre più pressanti.

È anche sulla tassa di successione che l’UE “punta il dito” contro l’Italia, considerando che il gettito annuo incassato dal Bel Paese e di gran lunga inferiore alla media UE.

Come evidenziato dall’Osservatorio dei Conti Pubblici guidato da Carlo Cottarelli, la struttura dell’imposta sulle successioni e donazioni italiana è molto più generosa rispetto agli altri paesi europei.

La tassa sulle successioni in Italia è infatti strutturata in aliquote basse e franchigie più elevate. Un altro punto controverso è che il valore degli immobili da sottoporre a tassazione è calcolato in base al valore catastale e non di mercato.

L’ipotesi di una riforma del catasto nel 2020, richiesta dall’Europa e che da tempo impegna diversi Governo, potrebbe avere come effetto collaterale quello di un aumento immediato anche della tassa di successione.

Questo perché gli attuali valori catastali, fermi da anni, sono nettamente inferiori ai valori reali di mercato, e “riducono” quindi la base imponibile sulla quale è effettuato il calcolo della tassa per le successioni e donazioni.

Tassa di successione più bassa in Italia che negli altri Paesi Europei

Il mix di aliquote basse e valori catastali ormai desueti porta l’Italia ad occupare gli ultimi posti tra i Paesi dell’UE per gettito derivante dalla tassa di successioni.

Secondo i dati OCSE, l’Osservatorio sui conti pubblici di Cottarelli comunica che il gettito derivante dalla imposta su successioni e donazioni è stato pari a soli 820 milioni nel 2018, ovvero lo 0,05 per cento del Pil (e lo 0,11 per cento delle entrate totali).

In Francia, nel 2018 il gettito dell’imposta su successioni e donazioni è stato pari a 14,3 miliardi di euro, cioè lo 0,61 per cento del Pil: in altre parole, quasi tredici volte il gettito italiano in rapporto al Pil.

A quota 0,20-0,25 per cento del Pil troviamo invece la Germania (6,8 miliardi), il Regno Unito (5,9 miliardi al cambio del 2018) e la Spagna (2,7 miliardi), tutti paesi che riescono a incassare quasi cinque volte l’Italia (sempre in rapporto alle dimensioni dell’economia).

Aumento tassa di successione nel 2020? La proposta

I dati di cui sopra potrebbero in parte giustificare chi sostiene che per riequilibrare i conti pubblici sarebbe opportuno aumentare anche la tassa di successione.

L’imposta sulle successioni e donazioni è tuttavia controversa. L’Osservatorio CPI dell’Università Cattolica sottolinea come in molti sostengano che un’imposta di successione molto elevata ridurrebbe gli incentivi ad accumulare ricchezza, e avrebbe quindi un effetto negativo sui tassi di risparmio e sull’offerta di lavoro. Inoltre, una patrimoniale eccessivamente penalizzante incoraggerebbe lo spostamento di capitali all’estero e potrebbe rappresentare un incentivo all’evasione.

Tra i punti a favore di un aumento della tassa di successione c’è quello dell’equità: aumentare quella che è la patrimoniale per eccellenza consentirebbe di limitare il concentramento della ricchezza nelle mani di pochi.

Pur considerando i pro ed i contro, ogni analisi dei possibili effetti della tassa di successione dovrebbe partire guardando al ceto medio. Il rischio che un aumento della patrimoniale sull’eredità venga percepito come tassa sulle disgrazie è dietro l’angolo.

Partendo da questi ragionamenti, l’Osservatorio guidato da Carlo Cottarelli avanza la propria proposta: mantenere franchigie elevate, per non colpire le eredità minori, ma aumentare le aliquote sui trasferimenti più grandi, con particolari agevolazioni per le eredità ricevute da minorenni o soggetti non autosufficienti.

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