Terza dose vaccino in Italia: il piano di Speranza

Luna Luciano

05/08/2021

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha parlato della terza dose di vaccino in Italia: le dosi ci sono, a breve una decisione.

Terza dose vaccino in Italia: il piano di Speranza

L’ipotesi della terza dose del vaccino è sempre più reale. L’Italia avrebbe già acquistato dosi sufficienti per una possibile terza somministrazione del vaccino anti-Covid, come ha riportato il Ministro Roberto Speranza durante la conferenza stampa del 5 agosto sul nuovo decreto.

Come emerso da alcuni studi scientifici, una terza dose del vaccino sarebbe più efficace per combattere la variante Delta. La possibilità, quindi, di dover ricorrere a un terzo richiamo è sempre più concreta.

Mentre si è in attesa di una risposta da parte della comunità scientifica internazionale, l’Italia è già corsa ai ripari per non farsi trovare impreparata. Per adesso sembrerebbe che il terzo richiamo sia destinare alle sole categorie più fragili, poi si vedrà.

In attesa di conferme scientifiche, cerchiamo di fare chiarezza: qual è il piano presentato da Speranza, cosa dicono gli ultimi studi e la comunità scientifica.

Il piano di Speranza sulla terza dose di vaccino: “Abbiamo dosi a sufficienza

Durante la conferenza stampa sul nuovo decreto firmato oggi, 5 agosto, il Ministro Speranza ha voluto far chiarezza riguardo alla possibilità di dover ricorrere alla terza dose del vaccino.

L’Italia ha già acquistato dosi sufficienti per poter dare la terza dose a tutti i cittadini italiani. Noi siamo pronti. Chiaramente aspettiamo le indicazioni delle autorità scientifica.

Il Governo attende quindi gli ultimi sviluppi e studi condotti dalla comunità scientifica internazionale. Saranno quindi l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’Ema (Agenzia Europea dei Medicinali) e l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) a stabilire quale sarà il tempo corretto di decorrenza dalla seconda dose per poter somministrare la terza.

Il Ministro ha ricordato che secondo gli ultimi studi e secondo le voci più autorevoli si può presupporre che la terza dose sarà inizialmente destinata alle categorie più fragili. La scelta deriverebbe dalla difficoltà che queste persone hanno di sviluppare una riposta immunitaria sufficiente a combattere il virus.

Specialmente di fronte alla variante più virulenta del Covid, la variante Delta, è necessario secondo gli studiosi mettersi al riparo con una terza dose, dato che il virus è di gran lunga più veloce del ceppo originario che si può parlare di due pandemie a due velocità differenti.

Terza dose vaccino: lo studio Pfizer

Il primo studio a parlare degli effetti di una terza dose del vaccino è stato il gruppo statunitense con il suo partner tedesco: Pfizer/BioNTech. Una terza dose di vaccino, secondo i dati raccolti, comporterebbe livelli di anticorpi neutralizzanti contro la variante Delta del Covid superiori alle due dosi.

I dati sono impressionanti, si parlerebbe di un’efficacia:

  • 5 volte superiore nelle persone giovani;
  • 11 volte superiore nelle persone anziane.

La terza dose potrebbe inoltre garantire una copertura più duratura a fronte di quella garantita dalle due dosi, che dopo sei mesi scenderebbe dal 96% all’84%.

Terza dose del vaccino: cosa dice la comunità scientifica

In Italia esperti come Sergio Abrignani, docente d’Immunologia all’Università Statale di Milano e componente del Cts, affermano che la terza dose potrebbe rivelarsi necessaria in caso di calo della memoria immunologica o in presenza di una nuova variante.

La terza dose, secondo il professore, potrebbe essere rivolta ai soggetti fragili o immunodepressi, ottenendo così una risposta immunitaria migliore.

Intanto la comunità scientifica mondiale cerca di spostare l’attenzione su di un quadro più generale. Per l’Ema infatti è ancora presto per stabilire se sia necessaria o meno una terza dose, mentre per l’Oms, la situazione è molto diversa.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità infatti è necessario pensare e guardare ai paesi più poveri che non hanno ancora ricevuto le prime dosi da somministrare, portando la pandemia su due livelli completamente differenti e ingiusti.

Dopo le parole di Fauci Speranza rassicura: “Bisogna vaccinarsi

Da ciò che è emerso negli studi la variante Delta può infettare anche i vaccinati, con sintomatologie lievi o non pericolose. Questo comporterebbe l’aumento della frazione degli asintomatici; chi ha fatto una singola dose può incorrere invece in sintomatologie più gravi.

Quando il capo consulente medico della Casa Bianca, Anthony Fauci, ha parlato di due pandemie a due velocità differenti voleva evidenziare l’elevata contagiosità della variante Delta, che la rende quasi un virus a sé stante, molto più contagioso del ceppo originario.

Alla domanda quindi se il vaccino possa essere utile o meno, durante la conferenza, il Ministro Speranza ha voluto rassicurare la comunità: “È proprio per l’elevata contagiosità che il vaccino è necessario”.

Il Ministro ha infatti citato i dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS): il vaccino ha un’efficacia di protezione dall’infezione di circa l’88,5% per i vaccinati a due dosi (dato conforme a quelli inglesi che parlano di un’efficacia che oscilla tra il 65 e il 90%). Quindi è proprio tramite la vaccinazione che si può rallentare il contagio e far sì che il virus perda gran parte della sua carica virale.

È solo in questo modo che si possono prevenire i decessi e contrastare l’aumento dei contagi.

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