In Moldavia cresce la paura per una invasione russa della Transnistria: l’Ue ha annunciato l’invio di armi, ma nel caso di una guerra anche se ben equipaggiato l’esercito moldavo difficilmente potrebbe resistere come sta facendo quello ucraino.
La Moldavia si sta preparando al peggio con il timore di un allargamento della guerra in corso all’interno dei propri confini che, di giorno in giorno, si sta facendo sempre più reale. La data che a Chisinau è stata segnata con il circoletto rosso è quella del 9 maggio, giorno in cui in Russia si festeggia la vittoria sui nazisti durante il secondo conflitto mondiale.
Nonostante le smentite da parte di Mosca, secondo le intelligence occidentali il prossimo 9 maggio Vladimir Putin andrà a dichiarare una guerra totale in Ucraina. Questo significherebbe non solo l’introduzione della legge marziale in Russia, ma anche la possibilità di ricorrere a una mobilitazione militare di massa che potrebbe garantire forze fresche a un esercito russo al momento fiaccato dalle pesanti perdite subite.
Nei giorni scorsi gli 007 di Kiev hanno parlato di un piano per l’invasione della Moldavia proprio in questa data. Le truppe di Mosca verrebbero aviotrasportate in Transnistria, la Repubblica separatista filo-russa non riconosciuta dalla comunità internazionale che fa parte del territorio moldavo, mentre in contemporanea si verrebbero a creare delle proteste nelle piazze della capitale Chisinau.
Non a caso il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si è affrettato a fare visita alla presidente moldava Maria Sandu, promettendo che Bruxelles presto invierà ulteriori armi al piccolo Stato che, lo scorso maggio, ha fatto richiesta ufficiale di ingresso nell’Unione europea.
“Abbiamo in programma di aumentare considerevolmente il nostro sostegno alla Moldavia nell’anno in corso - ha annunciato Michel da Chisinau - Fornendo ulteriore equipaggiamento militare alle sue forze armate”.
La Moldavia non può resistere come l’Ucraina
La Moldavia è uno dei più piccoli Stati nati a seguito del disgregamento dell’Urss. Nel 1993 però ha dovuto affrontare una guerra civile che ha portato alla nascita della Repubblica separatista della Transistria, una piccola striscia di terra proprio a ridosso del confine con l’Ucraina.
Se da una parte la Moldavia ha sempre guardato verso Occidente, al contrario la Transnistria essendo in buona parte russofona fin da subito ha avuto il sostegno da parte di Mosca, anche se neanche la Russia finora ha riconosciuto la sua indipendenza.
Nonostante questo in Transnistria da tempo sono presenti tra i 1.500 e i 2.000 soldati russi, in teoria di stanza nella capitale separatista Tisarpol per garantire la sicurezza nel territorio agli abitanti di lingua russa.
Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, in tutta fretta la Moldavia ha presentato la richiesta formale di ingresso nell’Unione europea, anche se si tratta del Paese con il più basso Pil pro capite del Vecchio Continente.
Il timore infatti è che la Transnistria possa diventare il nuovo Donbass: ad alimentare le paure moldave ci sono state le recenti esplosioni presso edifici governativi a Tiraspol. Subito i separatisti e il Cremlino hanno accusato l’Ucraina dell’accaduto, ma per le autorità moldave si sarebbe trattato solo di una messinscena russa per creare il pretesto per una invasione.
La Moldavia da giorni ha messo in stato di allerta le proprie forze speciali, ma il suo esercito esclusi i riservisti supera di poco le 7.000 unità contro i 10.000 uomini che invece sarebbero a disposizione delle forze della Transnistria.
Se ci dovesse essere una invasione russa, anche se ben equipaggiato difficilmente l’esercito moldavo potrebbe resistere come sta facendo da oltre due mesi quello ucraino, che può contare su circa 200.000 uomini da anni armati dall’Occidente.
In caso di occupazione della Transnistria, la Russia potrebbe mettere in campo un assedio a tenaglia per conquistare Odessa raggiungendo così lo scopo di controllare tutto il Sud dell’Ucraina tagliando fuori completamente Kiev dal mare.
Ecco perché da settimane sono molti i civili in fuga, specie dalla Transnistria, nella convinzione che, in caso di un allargamento della guerra in corso, sarà proprio la Moldavia il nuovo campo di battaglia.
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