Nell’ambito del processo di dismissione del patrimonio immobiliare non strumentale di UniCredit, la pole position al momento è appannaggio di Blackstone. È quanto si legge nell’edizione di oggi di MF-Milano Finanza. Arrivate anche le ultime indicazioni da parte dell’agenzia Moody’s.
Anche UniCredit punta alla dismissione del patrimonio immobiliare non strumentale. È quanto riporta l’edizione odierna di MF-Milano Finanza.
Negli ultimi mesi, processi analoghi sono stati avviati anche da altre banche. In particolare, il quotidiano cita Deutsche Bank (che ha conferito le 90 filiali sparse nel nostro Paese a un fondo immobiliare, utilizzando la modalità del sales & lease back), il Credito Valtellinese e il Monte dei Paschi di Siena.
A 11,762 euro, le azioni UniCredit segnano un rialzo di 18 centesimi, pari all’1,57%, rispetto al dato precedente. Nonostante nelle ultime cinque sedute le azioni dell’istituto di Piazza Gae Aulenti abbiano lasciato sul campo il 2,2%, il saldo trimestrale è positivo per 7,2 punti percentuali.
In arrivo dismissioni per 1 miliardo
Nello specifico, riporta la testata, l’istituto guidato da Jean Pierre Mustier avrebbe avviato un processo di dismissioni da circa un miliardo di euro. Ad esser messi sul mercato sarebbero gli immobili non strumentali, con un focus particolare sulle filiali non più utilizzate.
L’operazione è coerente con le indicazioni recentemente fornite al mercato. In pole position, riporta MF, ci sarebbe il fondo Blackstone. Oltre al fondo newyorkese, in lizza ci sarebbero altri soggetti che starebbero studiando con attenzione alcuni asset.
Contattata dalla testata, Unicredit avrebbe preferito non commentare l’indiscrezione.
Moody’s: debolezza Italia minaccia target
Al termine di una revisione periodica, l’agenzia di rating Moody’s ha rilevato che il profilo creditizio di UniCredit continua ad essere condizionato dallo stock di crediti problematici “ancora ampio, seppure in calo”. In un anno, i crediti problematici dell’istituto hanno registrato un forte calo, passando dal 10,2 al 7,7 per cento.
Inoltre, a penalizzare la view dell’agenzia, ci sono le pressioni legate “al debole contesto operativo italiano che, nel 2019, potrebbero rendere più difficile il raggiungimento dei target di redditività 2019”.
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