Dalla Fininvest fino alla scalata a RCS: ecco la biografia di Urbano Cairo, uno degli imprenditori nostrani più in ascesa degli ultimi anni.
Leggenda vuole che un giovane Urbano Cairo, all’epoca sotto il servizio militare, si piazzò per ore davanti alla porta di Silvio Berlusconi alla Fininvest fino a quando non riuscì ad avere un colloquio con l’ex premier dando il via così alla sua carriera lavorativa.
Un antefatto necessario questo per capire l’intraprendenza di Cairo, eletto non a caso imprenditore italiano dell’anno nel 2016, che è stato capace partendo dal nulla di costruire una sorta di piccolo impero nel campo della comunicazione.
La biografia di Urbano Cairo
Quando si parla di imprenditori “self made man”, è impossibile in Italia non citare Urbano Cairo quale perfetto esempio di come da una intervista letta su un periodico si possa arrivare a possedere uno dei principali gruppi editoriali del nostro paese.
Nato il 21 maggio 1957 a Masio, paese di poco più di mille anime in provincia di Alessandria, figlio di un rappresentante di mobili e di una insegnante dopo la maturità scientifica si trasferì a Milano dove nel 1981 si laureò alla Bocconi in Economia e Commercio.
Durante il suo periodo universitario vinse una borsa di studio e frequentò un semestre presso la New York University, dove ebbe l’opportunità di studiare da vicino la realtà dei media e della televisione americana.
Dopo la laurea venne chiamato a svolgere il servizio militare ma durante quel periodo, prendendo spunto da un’intervista rilasciata da Silvio Berlusconi a Capital dove l’ex premier invitava i giovani con idee a contattarlo, riuscì con caparbietà a ottenere un colloquio in Fininvest.
Berlusconi rimase così colpito dalla intraprendenza e dalle idee del giovane Cairo che lo prese come suo assistente personale, risultando subito determinante nell’acquisizione dell’emittente Italia 1 da parte del biscione.
Nel 1985 entrò in Publitalia ‘80, la concessionaria pubblicitaria del gruppo, fino a diventarne vice direttore generale. Nel 1991 passò con il ruolo di amministratore delegato alla Mondadori Pubblicità.
Durante Tangentopoli venne però coinvolto nell’inchiesta Mani Pulite, con Urbano Cairo che scelse di patteggiare, a differenza di altri manager del gruppo, una pena di diciannove mesi con la condizionale per i reati di appropriazione indebita, fatture per operazioni inesistenti e falso in bilancio.
La sentenza divenne definitiva del 1999, con l’imprenditore che dopo cinque anni ha ottenuto la riabilitazione tanto che il suo certificato penale è al giorno d’oggi pulito. La scelta di patteggiare però non piacque molto ai vertici di Publitalia, con le strade che si divisero nel 1995.
Nasce la Cairo Communication
Dopo l’addio a Fininvest l’allora manager decise di diventare imprenditore fondando Cairo Pubblicità s.r.l., una concessionaria che in poco tempo riuscì a conquistare la fiducia anche della Rizzoli che gli affidò la raccolta pubblicitaria dei periodici Tv Sette, Oggi e Io Donna.
Nel 1999 grazie alla acquisizione della Editoriale Giorgio Mondadori entrò anche nel mondo dell’editoria, dopo che due anni prima aveva iniziato i primi approcci con il calcio vendendo gli spazi pubblicitari della cartellonistica dello stadio Olimpico.
Nel 2000 quindi fu la volta della nascita di Cairo Communication, società che si è quotata in Borsa e della quale possiede attualmente il 50,1% delle azioni tramite la U.T. Communication S.p.A..
Dopo l’entrata in Piazza Affari nel 2003 decise di fondare una propria casa editrice, la Cairo Editore S.p.A., lanciando i periodici For Men Magazine, Dipiù Tv, Diva e Donna e Natural Style.
Presidente del Torino
Durante la stagione 2004-2005 la squadra di calcio del Torino si trovava in una situazione economica più che precaria, ma nonostante questo i granata riuscirono a vincere i playoff promozione per la Serie A.
Il presidente Tilli Romero e l’amministratore delegato Franco Cimminelli però per i troppi debiti non riuscirono a iscrivere la squadra nella massima serie, con Cairo che così rilevò la società che si iscrisse in Serie B grazie al Lodo Petrucci.
Al primo anno fu subito promozione dopo la vittoria ai playoff contro il Mantova. Dopo un periodo altalenante tra massima serie e cadetteria, dal 2012 il Torino milita in maniera ininterrotta in Serie A.
Oltre ad aver riportato i granata anche in Europa nel 2017 Urbano Cairo ha lanciato il canale Torino Channel, in onda su Sky, imponendosi anche come una delle figure di riferimento e più influenti del calcio nostrano.
Da La7 a RCS
Oltre alla pubblicità, all’editoria e al calcio, Urbano Cairo si può dire che abbia seguito le orme del suo mentore Silvio Berlusconi fino in fondo, visto che nel marzo del 2013 ha acquisito da Telecom la rete televisiva La7.
Anni prima l’imprenditore gestiva la raccolta pubblicitaria di Telepiù, ma il contratto non venne rinnovato quando subentrò Sky. Cairo quindi passò alla vendita degli spot di La7, aumentando gli utili fino ad acquisirne direttamente la proprietà.
L’espansione però non si è arrestò di certo, con l’imprenditore che nel maggio del 2016 lanciò un’OPAS anche su RCS MediaGroup, il colosso editoriale che è proprietario in Italia del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, mentre in Spagna controlla Marca ed El Mundo.
Superando la concorrenza di IHM (Mediobanca, Unipol, Della Valle, Pirelli e Investindustrial), nel luglio del 2016 per oltre 500 milioni la Cairo Communication ottenne il 59,7% della RCS con Urbano Cairo che a inizio agosto venne nominato amministratore delegato del gruppo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA