Grazie alla mobilità sostenibile è possibile ridurre l’impatto ambientale, sociale ed economico generato dai veicoli privati.
Parlare di mobilità sostenibile significa parlare di un concetto ampio, che affonda le sue radici nel rapporto “Our Common Future” del 1987, dove per la prima volta si parla di sviluppo sostenibile inteso come «il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri». (Rapporto Brundtland del 1987 - Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo)
Questa prima definizione di sostenibilità dà vita a un acceso dibattito internazionale, che pone l’attenzione sia sulla tematica ambientale che sulle conseguenze future delle azioni attuali e che si concretizza prima negli Atti di Rio del 1992 e poi nella Conferenza di Johannesburg del 2002. Successivamente, lo sviluppo sostenibile viene posto a fondamento di tutte le azioni e politiche dell’Unione Europea in materia ambientale.
Cosa significa mobilità sostenibile e quali sono i suoi vantaggi
Come accennato, è possibile trovare una primordiale astrazione del concetto di mobilità sostenibile già a partire dal modello di sviluppo condiviso a livello internazionale.
Tuttavia, per non lasciare adito ai dubbi, si può fare riferimento al rapporto del World Business Council for Sustainable Development del 2002, che definisce la mobilità sostenibile come “la capacità di soddisfare i bisogni e desideri della società di muoversi liberamente, comunicare, scambiare beni/servizi e stabilire relazioni senza sacrificare valori umani o ecologici, oggi o nel futuro.” (Testo completo: The Sustainable Mobility Project - July 2002 Progress Report).
Grazie a questa architettura concettuale è possibile declinare i principali vantaggi legati alla mobilità sostenibile, ossia:
- la riduzione dell’inquinamento (atmosferico e acustico);
- il miglioramento della circolazione in aree urbane;
- la riduzione del costo degli spostamenti;
- la riduzione degli incidenti stradali.
Benefici ottenibili in primo luogo con l’estensivo utilizzo di combustibili alternativi (che incidono sia sull’emissione di sostanze nocive nell’aria che sul costo degli spostamenti) e in secondo luogo con la corretta attuazione di Piani Urbani di Mobilità Sostenibile - PUMS (che incidono sulla generale domanda di mobilità delle persone e delle imprese nelle aree urbane e peri-urbane, impattando sulla qualità della vita di tutti gli individui).
Qual è la situazione in Italia? Facciamo il punto
Attualmente in Italia meno del 10% delle automobili in circolazione fa utilizzo di combustibili alternativi. Questo quanto emerge da una rielaborazione dei dati ISFORT relativi al 17° Rapporto sulla mobilità degli italiani (dati 2019).
Nel dettaglio, sono circa 3,8 milioni le autovetture che fanno utilizzo di carburanti diversi da benzina e gasolio, di cui il 66% è a GPL (ca. 2,5 milioni autoveicoli), il 25% a metano (ca. 949 mila autoveicoli) e solo il 9% a utilizza un motore elettrico-ibrido (ca. 356 mila autoveicoli).
I veicoli puramente elettrici ammontano poi a un totale di ca. 59 mila unità, divise in:
- autovetture, 38,49% (pari a ca. 22.728 unità);
- ciclomotori, moto e scooter, 36,66% (pari a ca. 21.649 unità);
- quadricicli, autoveicoli e altri mezzi speciali, 12,72% (pari a ca. 7.510 unità);
- mezzi pesanti (autobus, quadricicli merci e autocarri), 12,13% (pari a ca. 7.165 unità).
Anche le biciclette (sia normali che e-bike) sembrano essere sempre più utilizzate come mezzi di micro mobilità e spostamenti “casa-lavoro”, affermazione supportata da un incremento delle vendite complessivo pari al +7,4% su base annua (ca. +118 mila unità vendute nel 2019 rispetto al 2018).
Degna di nota inoltre la progressiva diffusione di altri dispositivi di micromobilità nelle principali città italiane (es: Roma, Milano e Napoli), sia in modalità privata che in modalità “sharing mobility” e che riguarda nel dettaglio monopattini elettrici, segway, monowheel ed hoverboard. Per tali dispositivi tuttavia, non si dispone ancora di una contabilità certa.
Infine, per quanto riguarda l’adozione dei PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), è possibile fare riferimento ai dati pubblicati dall’Osservatorio PUMS che dichiara un totale di 46 piani approvati (piani in vigore), 46 piani adottati (piani in attesa di revisione finale) e 97 piani in corso di redazione (piani il cui percorso sia stato avviato ufficialmente).
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