Vivere senza soldi con quello che può offrire la natura. Questa la radicale scelta di vita di Marco e Lisa che hanno dato vita ad Arcadia, un villaggio ecologico dove riescono a vivere con quello che producono in modo naturale.
Vivere senza soldi con quello che può offrire la natura. Questa la radicale scelta di vita di Marco e Lisa, raccontata in esclusiva a Money.it.
Un amore nato da oltre 20 anni e che non è scemato tra le mille peripezie del cammino esistenziale. Anzi, si è ulteriormente rafforzato fino ad espandersi ancora di più e ad abbracciare una vita lontano da tutto e soprattutto da quelle sovrastrutture sociali ed economiche che non sentivano più in linea con loro.
Una vita più sostenibile
Permacolturi diplomati, quattro anni fa hanno deciso di rimettersi in gioco, lasciando tutto ed acquistando un terreno di circa tre ettari con una casetta di legno. Una nuova vita a contatto con la natura in quello che oggi si chiama Arcadia, una sorta di piccolo villaggio ecologico dove Marco e Lisa vivono insieme ai loro animali e dove producono quasi tutto quello di cui hanno bisogno.
“Cercavamo uno stile di vita più sostenibile, in armonia con la natura, radicato nella Madre Terra, rispettoso di tutti gli esseri viventi. Così è nato questo nostro progetto che si basa sui principi della matricoltura e della permacoltura, appresi dopo un periodo trascorso in un centro delle Canarie. Ci piace definirlo un campo di investigazione per pionieri che vogliono lasciarsi dietro questo mondo patriarcale e distruttivo e costruirne uno rivolto verso la vita e della permacultura. Volevamo rimodulare la scala dei nostri bisogni per vivere solo dello stretto necessario”.
Benvenuti ad Arcadia
Ad Arcadia, nei pressi di Casciana Terme si seguono i ritmi ed i cicli della natura.
“La nostra giornata ideale inizia la mattina molto presto prendendoci cura dei nostri animali: galline, un cane, un gatto, tre capre. Cerchiamo sempre la vita in ogni cosa che facciamo e non il denaro od il profitto, questo per noi fa una differenza sostanziale. In questo modo abbiamo trovato la felicità, la voglia di alzarsi la mattina sapendo che non siamo più complici di un sistema totalmente distruttivo, sia socialmente che ecologicamente, sicuramente non sentiamo più quel senso di impotenza e di frustrazione.
Ci siamo messi in gioco in prima persona senza delegare, bisogna essere responsabili di quello che facciamo, di ogni scelta. È proprio questa responsabilità ad offrirci la felicità, ci mette nella condizione di fare del nostro meglio, con la convinzione che meglio di così non si poteva fare. La felicità è una sensazione da coltivare che non ha limiti, è un crescendo”.
Supermercato addio
Marco e Lisa cercano di applicare i principi dell’economia di sussistenza a cominciare dalla produzione autonoma di cibo.
“Non è sempre facile, richiede molta preparazione e molta progettazione: come partire dal grano per arrivare alla farina, oppure quando coltivare gli ortaggi, capire quanto seminare per avere l’inverno garantito. Quello che non riusciamo a produrre cerchiamo comunque di acquistarlo in modo consapevole, sono anni che non andiamo al supermercato e non abbiamo certo intenzione di ritornarci oggi.
Cerchiamo di premiare produttori locali che si dedicano al biologico. Riusciamo anche a produrre il sapone, oppure medicine per piccole ferite. Ci autofinanziamo con visite al progetto o con dei corsi. Per alcuni potrà sembrare una tortura ma noi in questo modo abbiamo trovato la felicità, la voglia di alzarci la mattina sapendo di non essere più complici di un sistema totalmente distruttivo, sia socialmente che ecologicamente, sicuramente non sentiamo più quell’enorme senso di impotenza e frustrazione”.
Vivere senza corrente elettrica, ci pensa il sole
Un capitolo a parte lo merita il riscaldamento. La coppia ha messo a punto un piccolo impianto fotovoltaico per poter far funzionare un computer, ricaricare il cellulare e magari avere anche un po’ di luce la sera per leggere un buon libro. Insomma per Marco e Lisa avere la corrente elettrica a ciclo continuo come in una comune abitazione non sembra essenziale:
“Prima di installare il fotovoltaico siamo stati sei mesi senza corrente, un’esperienza bellissima, abbiamo compreso perché le popolazioni indigene avessero il culto per le stelle, senza luce si ammira un cielo meraviglioso. La nostra vita si basa sui cicli della luce: andiamo a letto con l’oscurità e ci risvegliamo al sorgere del sole. Per riscaldarci abbiamo una stufa “rocket” ad altissima efficienza, che utilizza gli stessi principi utilizzati dagli antichi romani per scaldare l’acqua nelle terme. Serve pochissima legna per farla funzionare. Con i legni di potatura possiamo cucinare e scaldarci. Usa il sistema della pirolisi con procedimento inverso, invece di immettere Co2 nell’atmosfera, rilascia carbonella che riutilizziamo per la terra. In estate invece utilizziamo un forno solare. Sono queste le cose che ci rendono felici. Siamo convinti che il mondo possa essere cambiato in meglio, dal basso, con persone che hanno voglia di mettersi in gioco, emulando le esperienze migliori di altre persone pioniere in queste scelte. Così si potrà arrivare ad un cambiamento davvero significativo”.
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