Warren Buffett contro le critpovalute. L’oracolo di Omaha ha dichiarato di non essere disposto a comprare tutti i Bitcoin del mondo “nemmeno per 25 dollari”.
Warren Buffett ha dichiarato di essere contro il possesso di Bitcoin e di criptovalute come asset di investimento.
L’oracolo di Omaha, intervenuto nella riunione annuale degli azionisti della holding Berkshire Hathaway lo scorso 30 aprile, è stato categorico riguardo al settore crypto sostenendo che non sarebbe disposto a spendere nemmeno 25 dollari per acquisire l’intero volume di Bitcoin a oggi disponibile a livello mondiale.
Un’affermazione da considerare forse più una provocazione da parte del CEO di Berkshire Hathaway, poiché si tratterebbe comunque di mettere le mani su un asset che a oggi, in termine di capitalizzazione del mercato, ha un valore di oltre 742 miliardi di dollari.
Ecco quindi quali sono le ragioni per cui Warren Buffett si è schierato così apertamente contro Bitcoin e criptovalute e su cosa invece sarebbe disposto a investire cifre ben più ingenti.
Buffett contro Bitcoin e crypto
Nonostante i Bitcoin e in generale le monete virtuali stiano conquistando sempre di più il mondo della finanza, per Buffett esse rappresentano un abbaglio collettivo.
La ragione è molto semplice. Queste valute non sono collegate a nessuna risorsa produttiva e non producono alcun bene o servizio tangibile a livello economico.
Questa assenza di collegamento con delle attività che producono valore concreto è quindi il punto cruciale dell’analisi di uno degli investitori più influenti del pianeta. Si tratta quindi di un asset meramente speculativo, il cui valore fa riferimento solamente a una percezione esclusivamente legata alla “magia” del settore.
Inoltre, i Bitcoin al momento non sono una risorsa necessaria per l’economia reale. Di conseguenza, non c’è nessuna scarsità di questo bene e tutti ne sono detentori nel lungo termine. Un aspetto fondamentale questo per decretare il valore di una proprietà.
Le ragioni dell’oracolo di Omaha
Warren Buffett ha quindi rafforzato il suo pensiero, affermando che sarebbe disposto a firmare un assegno 25 miliardi di dollari per detenere l’1% dei terreni agricoli o degli immobili degli Stati Uniti. Mentre, come accennato, non sarebbe disposto a pagare nemmeno 25 dollari per il possesso di tutti i Bitcoin presenti nel mondo.
Infatti, come rivelato dall’investitore statunitense, per produrre valore da questi è necessario venderli, poiché non ci sono altre alternative per guadagnare dalla loro detenzione. Al contrario, per quanto riguarda le fattorie e gli appartamenti, gli introiti derivano dalla produzione di cibo e dagli affitti e quindi da un valore realizzato direttamente.
Ovviamente si tratta della posizione di una singola persona, seppur di primo piano nel settore finanziario globale, e di una previsione tutta da verificare. Tuttavia, occorre certamente interrogarsi sulla validità del settore crypto nel lungo periodo, così da comprendere se si tratta di qualcosa che va oltre la scommessa che oggi rappresenta.
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