Dopo l’invio massivo di lettere di compliance piene di grossolani errori, l’Agenzia delle Entrate procede con le scuse e gli annullamenti.
Dopo la valanga di lettere errate inviate per presunti incassi di Pos non dichiarati, l’Agenzia delle Entrate è costretta a chiedere scusa e ad annullare l’invio massivo dello scorso 3 ottobre. Proprio in questi giorni stanno arrivando i primi annullamenti, che erano stati già anticipati da un comunicato stampa del 12 ottobre.
Con la lettera di annullamento l’Agenzia chiede ai contribuenti di non tenere conto della comunicazione trasmessa in data 3 ottobre in cui si segnalavano scostamenti tra gli importi certificati con le fatture e i corrispettivi e pagamenti realmente percepiti nel corso del 2022.
Dati errati nelle comunicazioni
L’Agenzia negli annullamenti spiega anche che i dati a sua disposizione sono stati inficiati da errori commessi da operatori in fase di elaborazione, ripetendo, sostanzialmente, quanto già anticipato dal comunicato stampa che era seguito al massiccio invio.
Dalle lettere di compliance che l’Agenzia delle Entrate aveva inviato erano stati rilevati dei grossolani errori sugli incassi che i contribuenti avevano ricevuto e non dichiarato riportando somme anche triplicate rispetto a quelle realmente incassate.
Come si realizzano le compliance di questi dati? I presunti incassi Pos non dichiarati sono generati incrociando i fati delle fatture elettroniche, degli scontrini telematici emessi e quelli che gli operatori finanziari hanno l’obbligo di inviare all’Agenzia delle Entrate che identificano gli strumenti di pagamento utilizzati dall’esercente e l’incazzo complessivo giornaliero.
L’errore in questione è stato commesso dagli operatori finanziari che hanno trasmesso dati duplicati e triplicati, ma in ogni caso la colpa ricade lo stesso sull’Agenzia, colpevole di non aver controllato un’imprecisione talmente grossolana da non poter passare inosservata.
Compliance a scatola chiusa
Di fatto, quindi, l’Agenzia delle Entrate ha inviato le compliance ai contribuenti senza effettuare ulteriori controlli e dando per scontato che un così alto numero di contribuenti avesse commesso la stessa incongruenza.
Si ricorda, poi, che in diversi casi la stessa Agenzia avrebbe mandato delle compliance per incongruenza tra fatturato e incassi anche a soggetti che per la tipologia di attività svolta non è tenuta ed emettere documenti fiscali: si pensi, ad esempio a tabaccai o giornalai.
Anche in questo caso si è proceduto senza controllare. Al di là, quindi, degli errori, che sono umani, restano le difficoltà nelle verifiche degli stessi da parte del contribuente o del professionista che lo segue.
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