Mentre Alibaba sviluppa nuovi modelli IA, Pechino si affida sempre più ai data center della Malesia. Ecco che cosa sta succedendo.
L’intelligenza artificiale (IA) ha letteralmente modificato il tessuto economico-sociale della Cina. Lo ha fatto in maniera talmente profonda ed evidente che da qui, dal cuore dell’Europa dove associamo il concetto di Ia a semplici traduttori o quasi, fatichiamo a comprendere le conseguenze di un mutamento così rilevante.
Goldman Sachs Research ha stimato che l’IA generativa inizierà ad aumentare la crescita potenziale in Cina entro il 2026 e fornirà un incremento di 0,2-0,3 punti percentuali al pil del Paese entro il 2030, rispetto allo 0,1 punto percentuale precedente. Non solo: i tassi di adozione dell’IA oltre la Muraglia supereranno il 30% entro il 2030, raggiungeranno il picco nei primi anni del 2030 e la piena adozione entro i prossimi 15 anni.
Un vantaggio niente affatto da trascurare per il Dragone. E non solo in termini prettamente numerici, ma anche per il miglioramento della qualità produttiva derivante da questa importante innovazione tecnologica. Grazie all’intelligenza artificiale, insomma, Pechino è pronta a mettere il turbo. Ma cos’è che a sua volta ha consentito (e consentirà ancora) all’Ia di svilupparsi così tanto? Dati, dati e ancora dati: la benzina che alimenta e migliora i modelli di IA. [...]
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