Analisi di bilancio per flussi, cos’è e come funziona

Money.it Guide

18 Novembre 2024 - 13:40

L’analisi di bilancio per flussi consente di analizzare come le disponibilità finanziarie di un’azienda mutino nel corso del tempo. Ecco di cosa si tratta.

Analisi di bilancio per flussi, cos’è e come funziona

Una delle tecniche fondamentali dell’analisi di bilancio è l’analisi per flussi. Questo approccio consente di interpretare e valutare la capacità di un’impresa di generare liquidità, gestire le risorse finanziarie e affrontare le sfide del mercato.

Quando in economia aziendale si parla di flussi si fa riferimento a variazioni in aumento o diminuzione in uno stock di valori (una classe o un singolo elemento patrimoniale). Occorre distinguere i flussi in due categorie:

  • flussi economici, corrispondono alle variazioni originate dalla gestione reddituale (costi e ricavi di competenza);
  • flussi finanziari, corrispondono alle variazioni di liquidità, dei debiti e dei crediti a breve scadenza.

Questa distinzione verrà analizzata più in profondità più avanti, così come il rendiconto finanziario e tutte le altre caratteristiche dell’analisi dei flussi. Ecco cosa sapere.

Cos’è l’analisi di bilancio per flussi in economia?

L’analisi di bilancio per flussi è una metodologia che consente di analizzare le dinamiche finanziarie di un’azienda attraverso lo studio dei flussi di cassa e delle variazioni patrimoniali.

A differenza delle tradizionali analisi basate su indici di bilancio statici, che si focalizzano su dati puntuali come il rapporto di liquidità o il leverage, l’approccio per flussi offre una visione dinamica, evidenziando come le risorse si generano e vengono utilizzate nel tempo.

Il bilancio di esercizio, composto da stato patrimoniale, conto economico e rendiconto finanziario, è il punto di partenza per questa analisi. Mentre lo stato patrimoniale rappresenta una fotografia istantanea della situazione economico-finanziaria e il conto economico mostra il risultato di gestione, l’analisi dei flussi mette in evidenza i movimenti che collegano questi due documenti.

I flussi rappresentano i movimenti di risorse monetarie che si verificano all’interno di un’azienda durante un determinato periodo di tempo.

Possono essere distinti in flussi in entrata (inflows) e flussi in uscita (outflows). La differenza tra queste due componenti dà origine al cash flow netto, un indicatore cruciale per valutare la salute finanziaria dell’impresa.

Per determinare i flussi, è necessario analizzare i movimenti economici e patrimoniali. Un metodo comunemente utilizzato per calcolare i flussi finanziari è la riclassificazione del bilancio, che consiste nel riorganizzare i dati per evidenziare l’origine e l’impiego delle risorse.

A cosa serve l’analisi di bilancio per flussi?

L’analisi per flussi è uno strumento decisionale cruciale per manager, investitori e creditori. Tra i principali obiettivi ne troviamo almeno cinque.

Valutare la sostenibilità finanziaria

  • Consente di verificare se l’impresa è in grado di generare risorse sufficienti per far fronte alle proprie obbligazioni, sia nel breve che nel lungo termine.

Supportare la pianificazione finanziaria

  • Fornisce indicazioni per la gestione del capitale, il budgeting e la programmazione degli investimenti.

Prevenire situazioni di crisi

  • Individuando eventuali squilibri nei flussi, è possibile adottare tempestivamente misure correttive.

Valutare le performance aziendali

  • L’analisi dei flussi di cassa e del capitale circolante netto consente di misurare l’efficienza della gestione operativa.

Facilitare il dialogo con gli stakeholder

  • Un rendiconto finanziario ben strutturato migliora la trasparenza verso investitori, soci e istituti di credito.

La distinzione tra componenti di reddito monetari e non monetari

Com’è noto, flussi economici e finanziari non coincidono. I flussi economici sono messi in evidenza dal conto economico il cui risultato rappresenta un valore astratto che non si traduce integralmente in una variazione (flusso) di risorse finanziarie.

Il passaggio dal reddito di esercizio (flusso economico complessivo) al flusso di risorse finanziarie generato dalla gestione reddituale implica delle modalità di calcolo basate sulla distinzione tra componenti di reddito monetari e non monetari.

  • I componenti di reddito monetari sono rappresentati da costi e ricavi misurati da variazioni nei debiti e crediti a breve scadenza. Ad esempio i costi per l’acquisto di merci, materie, ecc. ed i ricavi per la vendita di merci e/o le prestazioni di servizi.
  • I componenti di reddito non monetari sono i costi e i ricavi che non danno luogo a variazioni finanziarie nelle disponibilità liquide o nei crediti e nei debiti a breve. Sono esempi di costi non monetari: gli ammortamenti, le quote nette di TFRL maturate nell’esercizio e non destinate ai fondi pensione, gli accantonamenti a fondi rischi ed oneri, le minusvalenze da alienazione cespiti.

Perché è fondamentale la distinzione tra componenti di reddito monetari e non monetari?

Perché l’esistenza dei costi e ricavi non monetari produce come conseguenza che il reddito di esercizio scaturente dal conto economico non coincide con l’importo del flusso generato dalla gestione reddituale.

In altre parole: l’utile di esercizio non coincide con un incremento della disponibilità monetaria netta o delle attività prontamente liquidabili (o in una diminuzione dei debiti a breve), così come alla perdita di esercizio non necessariamente corrisponde una diminuzione della liquidità o dei crediti a breve (o un aumento dei debiti a breve) di tale importo.

Quindi se l’utile dell’anno 2024 per un’azienda è pari a 20.000 euro, questo valore non corrisponde all’effettivo aumento delle disponibilità liquide.

Analisi per flussi: la tecnica del rendiconto finanziario

L’analisi per flussi, alla luce dell’attuale impostazione dei principi contabili nazionali ed internazionali, viene realizzata attraverso il rendiconto finanziario redatto secondo il criterio della liquidità (criterio finanziario o criterio della disponibilità monetaria netta).

Fino al 2014, la precedente versione dei principi contabili nazionali (OIC n. 12) prevedeva l’alternativa del rendiconto finanziario redatto secondo il criterio del capitale circolante netto. Tale alternativa è stata eliminata per tre ordini di motivi:

  • l’obsolescenza, si tratta di un prospetto elaborato dalla dottrina aziendale in passato ma che ha scarso appeal oggi;
  • la scarsa utilizzazione da parte delle imprese, a causa soprattutto della sua complessità;
  • la discrasia con la prassi contabile internazionale (i principi IAS n. 1 e n. 7 prevedono il rendiconto finanziario redatto secondo il criterio della liquidità come documento integrante del bilancio di esercizio).

Il rendiconto finanziario è una parte integrante del bilancio di esercizio?

No, le parti integranti del bilancio di esercizio sono lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota integrativa. Il rendiconto finanziario, stando al tenore letterale delle norme del codice civile sarebbe un documento in più che trova spazio all’interno della nota integrativa (nella parte in cui si spiegano i movimenti finanziari).

I principi contabili nazionali ne raccomandano l’utilizzo a tutte le tipologie societarie nella forma del redatta secondo il criterio della liquidità. I principi contabili internazionali (IAS/IASB), infine, lo prevedono come documento obbligatorio del bilancio di esercizio da includere nella nota integrativa. La forma del prospetto è sempre quella redatta secondo il criterio della liquidità.

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