Per quanto tempo massimo la domanda di Assegno di inclusione può restare sospesa? L’Inps fa chiarezza.
Ci sono famiglie che nonostante abbiano fatto domanda di Assegno di inclusione da qualche settimana non hanno ancora ricevuto una risposta.
La richiesta risulta bloccata, o meglio sospesa, con l’Inps che deve effettuare controlli maggiormente approfonditi in quanto dalla domanda sono emerse alcune criticità. A tal proposito è lecito chiedersi per quanto tempo la domanda di Assegno di inclusione può restare bloccata, ossia se esiste una scadenza entro cui una risposta - negativa o positiva - deve comunque arrivare.
A rispondere a questa domanda è l’Inps con il messaggio n. 835 del 2024, con il quale viene fatta chiarezza su qual è il termine entro cui deve essere sbloccato l’esito della domanda di Assegno di inclusione, soffermandosi poi su quali sono le tempistiche per ricevere i pagamenti nel frattempo maturati.
Perché la domanda di Assegno di inclusione è bloccata da tempo
Generalmente i controlli dell’Inps sulle domande di Assegno di inclusione durano al massimo poche settimane. Tuttavia, in alcuni casi le verifiche preliminari possono far emergere dei problemi che necessitano di una maggiore attenzione.
Solitamente ciò avviene quando dal controllo preliminare effettuato dall’Inps in base agli archivi a propria disposizione ne risulta un’incongruenza della composizione del nucleo familiare tra la Dsu e lo stato di famiglia (presente nell’Anagrafe nazionale della popolazione residente).
In tal caso l’esito della domanda passa a sospeso, in quanto l’Inps procede con un accertamento più approfondito per verificare se quanto dichiarato nella Dsu corrisponde alla verità, tenendo anche in considerazione le regole eccezionali e derogatorie che disciplinano il nucleo ai fini Isee.
Ad esempio, ricordiamo che da quest’anno il figlio maggiorenne non convivente con i genitori fa parte di un diverso nucleo familiare solamente se è sposato, ha figli, o comunque guadagna abbastanza da non essere considerato a carico. Non si tiene conto dell’età: non vale più, infatti, la regola per cui il figlio maggiorenne con più di 26 anni non era in ogni caso considerato nel nucleo dei genitori se non convivente.
C’è però un’altra circostanza in cui la domanda di Assegno di inclusione può essere bloccata. È il caso di coloro che richiedono il sostegno per la presenza in famiglia di almeno un componente in condizione di svantaggio e inserito in programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione.
La condizione di svantaggio indicata nella domanda, infatti, deve essere confermata dai servizi socio sanitari territoriali attraverso l’apposito applicativo messo di recente a disposizione dall’Inps. Fino a quando questo passaggio non viene effettuato la domanda risulterà sospesa.
Per quanto tempo può restare bloccata la domanda di Assegno di inclusione
Ma fino a quando possono andare avanti i controlli? Chi ha la domanda sospesa è preoccupato per il tempo che l’Inps potrebbe impiegare per dare una risposta.
Tuttavia va detto che, come spiegato dall’Inps con i messaggi n. 684 e 835 del 2024, in base al principio del silenzio assenso le domande saranno comunque elaborate - con esito positivo - decorsi 60 giorni dalla sospensione. Ciò vale tanto nel caso dei controlli effettuati per la verifica del nucleo familiare che per l’accertamento della condizione di svantaggio.
Se dopo 60 giorni le verifiche dell’Inps non sono ancora giunte a compimento, quindi, la prestazione verrà comunque posta in pagamento.
Pagamento in ritardo ma le mensilità arretrate non si perdono
Anche se l’esito della domanda di Assegno di inclusione arriva in ritardo, la famiglia avrà comunque diritto al primo pagamento a decorrere dal mese successivo in cui risulta sottoscritto il Patto di attivazione digitale.
Come spiegato dall’Inps nel messaggio n. 835, in tal caso ci saranno più pagamenti lo stesso mese in modo da recuperare le mensilità arretrate.
L’Istituto fa l’esempio di una famiglia che fa domanda di Assegno di inclusione a marzo ma riceve l’esito positivo solamente a maggio. In tal caso il pagamento verrà così strutturato, in base al calendario ufficiale svelato dall’Inps con lo stesso messaggio:
- il 15 giugno viene messa in pagamento la mensilità di aprile;
- il 27 giugno, invece, arriva quella di maggio;
- dopodiché, il 16 luglio verrà pagata la mensilità di giugno;
- infine, il 27 luglio arriverà la ricarica del mese stesso.
Dopodiché i pagamenti proseguono regolari ogni 27 del mese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA