Assegno di inclusione, è arrivata la buona notizia che molti aspettavano

Simone Micocci

13/02/2024

Assegno di inclusione, è online il servizio utile ad accertare la condizione di svantaggio necessaria per l’accesso al beneficio. Si avvicina l’accoglimento per le domande ancora sospese.

Assegno di inclusione, è arrivata la buona notizia che molti aspettavano

Buone notizie per chi spera di accedere all’Assegno di inclusione ma fino a oggi non ha potuto farlo per la mancanza di un servizio che permette all’Inps di verificare se effettivamente uno o più componenti del nucleo familiare siano in uno stato di bisogno tale da necessitare del sostegno.

Ricordiamo, infatti, che l’Assegno di inclusione spetta alle sole famiglie in cui c’è almeno un componente:

  • minore;
  • disabile;
  • over 60.

In alternativa, è sufficiente che ci sia una persona in condizione di svantaggio inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla Pubblica amministrazione. Il problema è che questa condizione fino a oggi non poteva essere verificata, tant’è che molte domande di Assegno di inclusione sono state sospese in attesa di ulteriori verifiche.

La buona notizia è che il servizio tanto atteso è finalmente arrivato, come confermato dall’Inps con il messaggio numero 623 del 10 febbraio scorso.

Messaggio numero 623 del 10-02-2024
Qui il messaggio Inps con le istruzioni riguardo all’utilizzo del nuovo servizio.

Il nuovo servizio rivolto alle Asl

Come previsto dalla normativa, è l’Inps in fase di istruttoria a dover verificare il possesso dei requisiti di accesso alla misura, tra cui figura anche la condizione di svantaggio con relativo inserimento nei programmi di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificati dalla Pubblica amministrazione.

Come anticipato, infatti, chi fa richiesta dell’Adi è tenuto a dichiarare in domanda il possesso della certificazione attestante tale condizione, sia se riguarda se stesso che qualsiasi altro componente del suo nucleo familiare, nonché l’inserimento in un programma di cura e assistenza in data antecedente alla presentazione della richiesta. Nel dettaglio, le informazioni da indicare sono le seguenti:

  • l’amministrazione che l’ha rilasciata;
  • il numero identificativo, ove disponibile;
  • la data di rilascio;
  • l’avvenuta presa in carico e l’inserimento in un progetto personalizzato o in un programma di cura, con l’indicazione della decorrenza, specificando l’amministrazione responsabile del progetto o del programma, se diversa dall’amministrazione che ha certificato la condizione di svantaggio.

A tal proposito, per quanto riguarda le certificazioni di natura sanitaria, l’Inps deve verificare l’esistenza della certificazione dello stato di svantaggio utilizzando il Nuovo sistema informativo sanitario (Nsis) del ministero della Salute.

Nel dettaglio, la procedura è la seguente: in prima istanza l’amministrazione che adotta il provvedimento di inserimento nei programmi di cura e assistenza è tenuta ad attestare la sussistenza della condizione certificata di svantaggio con relativo inserimento nel programma di cura e assistenza.

Dopodiché, entro 60 giorni dalla ricevuta notifica da parte dell’Inps, le amministrazioni competenti devono confermare tale attestazione attraverso il servizio dedicato. A tal proposito, il messaggio n. 623 del 2024 ha annunciato il rilascio del portale istituzionale utile per effettuare le verifiche sopra indicate: denominato “validazione delle certificazioni Adi”, questo permette all’amministrazione pubblica competente di validare la dichiarazione consentendo così all’Inps di accogliere la domanda presentata. E in caso di mancata risposta entro il suddetto termine, vale la regola del silenzio assenso.

Servizio che è rivolto a tutte quelle strutture sanitarie che hanno rilasciato le relative certificazioni, come indicate dal richiedente al momento della domanda; sarà compito dell’operatore, quindi, comunicare se quanto dichiarato corrisponde alla realtà, ossia se il cittadino è nella condizione di svantaggio indicata ed è effettivamente inserito nel programma di cura e assistenza.

Un passaggio che, come anticipato, era essenziale per sbloccare alcune istanze di Assegno di inclusione, per le quali l’Inps non può procedere all’accoglimento fino a quando non riceve conferma a riguardo.

Chi sono le persone in condizione di svantaggio?

È il decreto ministeriale n. 154 del 13 dicembre 2023 ad aver definito quelle che sono le condizioni affinché una persona si possa trovare in uno stato di svantaggio tale da poter portare al riconoscimento dell’Assegno di inclusione.

Nel dettaglio, si tratta di quelle persone:

  • con disturbi mentali;
  • con certificata disabilità fisica, psichica e sensoriale, non inferiore al 46% che necessitano di cure e assistenza;
  • con problematiche connesse a dipendenze patologiche, inclusa la dipendenza da alcool o da gioco, o con comportamenti di abuso patologico di sostanze, inseriti in programmi di riabilitazione e cura;
  • vittime di tratta,
  • vittime di violenza di genere in carico ai servizi sociali o sociosanitari
  • ex detenute, definite svantaggiate nel primo anno successivo al fine pena e persone ammesse alle misure alternative alla detenzione e al lavoro all’esterno in carico agli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna;
  • individuate come portatrici di specifiche fragilità sociali e inserite in strutture di accoglienza o in programmi di intervento in emergenza alloggiativa;
  • senza dimora

Tale condizione di svantaggio deve essere strettamente legata agli obiettivi e alla durata degli interventi, nonché dei servizi previsti nel percorso di accompagnamento verso l’autonomia o del progetto di assistenza individuale, nell’ambito della presa in carico sociale e sociosanitaria.

Condizione che finalmente potrà essere accertata attraverso la messa online del nuovo servizio, facendo sì che anche queste persone possano beneficiare nel nuovo supporto statale che ha sostituito il Reddito di cittadinanza.

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