Attenzione al prezzo del petrolio, c’è un balzo del 3%

Violetta Silvestri

11 Gennaio 2025 - 14:11

Il prezzo del petrolio ha registrato un aumento di oltre il 3% nell sessione di venerdì. Le sanzioni Usa alla Russia sono state il motore del balzo. Cosa è successo e cosa aspettarsi?

Attenzione al prezzo del petrolio, c’è un balzo del 3%

I prezzi del petrolio sono saliti di oltre il 3% venerdì 9 gennaio, mentre i trader si preparano alle interruzioni delle forniture dovute al più ampio pacchetto di sanzioni degli Stati Uniti che prende di mira i ricavi derivanti dal petrolio e dal gas russi.

Il Tesoro Usa ha infatti imposto misure contro Gazprom Neft e Surgutneftegas, che esplora, produce e vende petrolio, oltre a 183 navi che hanno trasportato petrolio russo, molte delle quali fanno parte della cosiddetta “flotta ombra” di vecchie petroliere gestite da società non occidentali. Le sanzioni includono anche le reti che commerciano il petrolio.

Molte di queste petroliere sono state utilizzate per spedire greggio in India e Cina, dopo che il tetto massimo di prezzo imposto dai Paesi del G7 nel 2022 ha spostato il commercio di petrolio russo dall’Europa all’Asia.

I future sul greggio Brent si sono attestati a 79,76 dollari al barile, in rialzo del 3,7%, dopo aver superato gli 80 dollari per la prima volta dal 7 ottobre. I future sul greggio statunitense West Texas Intermediate sono aumentati del 3,6%, attestandosi a 76,57 dollari al barile, anch’esso il massimo degli ultimi tre mesi.

Entrambi i contratti erano saliti di oltre il 4% dopo che i trader in Europa e Asia avevano diffuso un documento non verificato che descriveva nel dettaglio le sanzioni. Fonti del commercio petrolifero russo e della raffinazione indiana hanno dichiarato a Reuters che le sanzioni danneggeranno gravemente le esportazioni di petrolio russo verso i suoi principali acquirenti, India e Cina.

La tensione geopolitica si fa sempre più forte, come impatterà sul prezzo del petrolio nel 2025? Il rialzo è destinato a continuare?

Cosa è successo al prezzo del petrolio? I motivi del rialzo

Le nuove sanzioni statunitensi sul settore petrolifero russo hanno suscitato preoccupazioni per le interruzioni dell’approvvigionamento globale. Inoltre, il clima più freddo degli Stati Uniti ha aumentato la domanda di combustibili per il riscaldamento, sostenendo ulteriormente i prezzi del petrolio.

Gli analisti di Goldman Sachs e UBS prevedono che i vincoli alle forniture, comprese quelle dell’Iran, e un rallentamento economico globale potrebbero causare fluttuazioni nei prezzi del petrolio per tutto il 2025. Il benchmark del petrolio WTI ha registrato un guadagno settimanale del 3,5% in questo rinnovato contesto di tensione per il greggio.

Geoffrey Pyatt, assistente segretario statunitense per le risorse energetiche presso il Dipartimento di Stato, ha affermato che quest’anno si prevede l’arrivo di nuovi volumi di petrolio dagli Stati Uniti, dalla Guyana, dal Canada e dal Brasile e forse anche dal Medio Oriente, che andranno a compensare le eventuali perdite delle scorte russe.

“Non ci consideriamo più vincolati dalla scarsa offerta sui mercati globali come lo eravamo quando è stato svelato il meccanismo del tetto massimo dei prezzi”, ha detto Pyatt alla Reuters.

Tuttavia, l’incertezza sul mercato del greggio - e su eventuali picchi o sbalzi del prezzo - rimane un tema caldo.

“India e Cina stanno cercando disperatamente delle alternative”, ha affermato Anas Alhajji, socio amministratore di Energy Outlook Advisors, in un video pubblicato sul social network X. Secondo l’analista di UBS Giovanni Staunovo, le sanzioni ridurranno i volumi delle esportazioni di petrolio russo e le renderanno più costose.

La tempistica, a pochi giorni dall’insediamento del presidente eletto Donald Trump, rende probabile che Trump manterrà in vigore le sanzioni e le utilizzerà come strumento di negoziazione per un trattato di pace con l’Ucraina, ha aggiunto Staunovo.

In teoria, questa mossa Usa potrebbe innescare un restringimento dell’offerta di petrolio, con le potenze Cina e India, per esempio, che vanno alla ricerca di altri fornitori pressando il mercato globale.

Cosa aspettarsi sul prezzo del petrolio e il ruolo delle sanzioni

Goldman Sachs Research prevede che il Brent verrà scambiato in un intervallo di $70-$ 85 al barile e avrà una media di circa $76 nel 2025.

I prezzi saranno fortemente influenzati dal tasso di produzione nei Paesi non OPEC e potenzialmente anche da fattori geopolitici, dalle sanzioni alle tariffe, secondo Daan Struyven, co-responsabile di Global Commodities Research e responsabile di Oil Research.

Le previsioni del team vedono il prezzo del petrolio aumentare moderatamente nel breve termine, prima di scendere di nuovo a un livello simile a causa dell’elevata capacità inutilizzata dei produttori. Ma i prezzi dell’energia sono influenzati da eventi geopolitici, che possono essere difficili da prevedere e potrebbero causare la rottura dei prezzi dal range $70-85. Proprio come è accaduto nella giornata di venerdì 9 gennaio dopo le sanzioni.

“Prevediamo un significativo aumento annuo della domanda globale di petrolio di 1,6 milioni di barili al giorno nel primo trimestre del 2025, sostenuto principalmente dalla domanda di gasolio da riscaldamento, cherosene e GPL”, hanno affermato gli analisti di JPMorgan in una nota di venerdì.

La decisione Usa di annunciare nuove sanzioni sul petrolio russo ha rimesso in primo piano la geopolitica come fattore chiave per l’andamento del prezzo. La guerra in Ucraina, nello specifico, è sotto i riflettori.

Le sanzioni fanno parte di uno sforzo più ampio, poiché l’amministrazione Biden ha fornito all’Ucraina 64 miliardi di dollari in aiuti militari dall’invasione, di cui 500 milioni di dollari questa settimana per missili di difesa aerea e attrezzature di supporto per aerei da combattimento. La mossa di venerdì segue le sanzioni imposte dagli Stati Uniti a novembre su banche tra cui Gazprombank, il più grande canale russo per il commercio energetico globale, e all’inizio dell’anno scorso su decine di petroliere che trasportavano petrolio russo.

L’amministrazione Biden ritiene che le sanzioni di novembre abbiano contribuito a far scendere il rublo russo al livello più basso dall’inizio dell’invasione e abbiano spinto la banca centrale russa ad aumentare il tasso di interesse di riferimento a un livello record di oltre il 20%.

“Prevediamo che il nostro attacco diretto al settore energetico aggraverà le pressioni sull’economia russa, che hanno già spinto l’inflazione a quasi il 10%, e rafforzeranno le fosche prospettive economiche per il 2025 e oltre”, ha affermato uno dei funzionari Usa.

Intanto, però, le conseguenze si sono riversate anche sul prezzo del petrolio.

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