Crollate nell’ultimo anno le scommesse contro i titoli di Stato italiani. Ecco perché.
La situazione finanziaria italiana è in ripresa rispetto allo scorso anno quando l’inflazione e l’aumento dei costi energetici avevano aperto a scenari poco rosei. A sancirlo è stato anche il recente report stilato dalla Banca d’Italia che ha parlato di una stabilità finanziaria solida e migliore rispetto al 2022 con la diminuzione in rapporto al Pil, sia dell’indebitamento netto sia del debito. Le famiglie italiane risultano meno indebitate rispetto alla media Ue, le imprese mantengono la qualità del credito su livelli alti, le banche sono in una situazione complessivamente buona dimostrandosi forti dinnanzi alla crisi geopolitica scatenata dalle guerra in Ucraina e al fallimento della Silicon Valley Bank.
A confermare questa tendenza positiva c’è anche il crollo delle scommesse dei fondi speculativi contro i titoli di Stato italiani. Lo scorso anno, le prospettive di un Governo di centro destra all’apparenza ostile all’Ue e la dipendenza dell’Italia dalle importazioni di gas, avevano fatto balzare in alto gli investimenti in tal senso. Nel 2023 invece c’è una netta inversione di tendenza. Vediamo perché.
Non si scommette più contro i titoli di Stato italiani
I titoli di Stato italiani non sono più nel mirino dei fondi speculativi che scommettevano in un crollo dell’economia del nostro paese. Nel 2022, soprattutto nell’ultima parte dell’anno, le scommesse avevano raccolto una cifra record di 46 miliardi di euro. Questo a causa delle preoccupazioni di una forte dipendenza dell’Italia dal gas estero con l’aumento dei costi energetici e poi a causa dell’elezione di Giorgia Meloni a capo di un governo di centro destra che, almeno all’inizio, veniva giudicato ostile all’Ue.
Come sottolineato ora dal Financial Times, in questa prima parte dell’anno le scommesse contro i titoli di Stato italiani sono crollate. Il valore complessivo dei titoli obbligazionari italiani in mano agli investitori che scommettevano in un calo è caduto del 40% nell’ultimo mese. Come mai questa inversione di tendenza? Innanzitutto grazie al calo del prezzo del gas e ad un inverno più mite che ha finito per non impattare pesantemente sulle tasche delle famiglie italiane. E poi c’è il mancato scontro con Bruxelles da parte del nuovo esecutivo Meloni. Le previsioni si sono rivelate sbagliate, il Governo è stato molto più calmo del previsto nei rapporti con l’Ue con un dialogo costruttivo anche in tema di politica fiscale.
Questo ha fatto sì che lo spread tra Btp e Bund tedeschi rimanga, in questa prima parte del 2023, su livelli più contenuti rispetto alla maggior parte dell’anno precedente: l’aumento si aggira tra 1,2 e 2 punti percentuali, in calo rispetto al picco di oltre 2,5 punti dello scorso autunno. E poi ci sono le previsioni sulla crescita economica dell’Italia che nel 2023 dovrebbe crescere più dell’Eurozona. Insomma diversi fattori che hanno fatto cambiare idea agli speculatori e che mostrano come l’Italia abbia un’economia solida e in crescita.
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