Il governo Meloni sta studiando la riforma dell’Irpef: la revisione delle aliquote porterà dei vantaggi in busta paga, con un aumento di stipendio, per alcuni lavoratori. Ecco quali.
La speranza, per milioni di italiani, è che la riforma dell’Irpef possa portare a un aumento in busta paga. Uno stipendio netto più alto, almeno per una parte dei lavoratori. Per il momento, però, è ancora presto per sapere con certezza chi sarà maggiormente svantaggiato dalla riforma che il governo Meloni vuole introdurre. Anche se qualche calcolo si può già fare.
La nuova Irpef dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri a marzo, ma intanto il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, sta già lavorando alle ipotesi di nuove aliquote. La riforma fiscale, affossata nella scorsa legislatura, riparte da un taglio dell’Irpef che andrà di pari passo con una revisione delle detrazioni fiscali.
Diverse le ipotesi al momento al vaglio del Mef, a partire dalla rivisitazione delle aliquote e degli scaglioni d’imposta per i redditi medio-bassi. Una riforma del genere andrebbe a toccare gran parte dei lavoratori dipendenti, cambiando completamente la busta paga per milioni di italiani. Ecco cosa potrebbe succedere e chi potrebbe guadagnarci di più.
Riforma dell’Irpef, per chi cambia tutto
Al momento l’ipotesi più probabile è che la riforma vada a toccare principalmente i redditi che vanno dai 15mila ai 50mila euro. In particolare sono due le opzioni maggiormente considerate dal governo. Nel primo caso ci sarebbe un accorpamento tra secondo e terzo scaglione, come spiega il Corriere della Sera. In questo caso si avrebbe un’aliquota più elevata di quella attuale. La seconda idea, invece, farebbe scendere gli scaglioni a tre, ma rivedendo tutte le fasce di reddito.
Come cambierebbe la busta paga con la riforma dell’Irpef
La prima ipotesi prevede che le aliquote siano tre, con il primo scaglione che non verrebbe toccato, restando a 15mila euro con un’aliquota al 23%. Il secondo scaglione arriverebbe fino a 50mila euro (ora si ferma a 28mila), aumentando l’aliquota dal 25% attuale al 28%. Nulla cambierebbe, invece, per il terzo scaglione, lasciando invariata l’aliquota al 43% per i redditi superiori a 50mila euro.
Con la seconda ipotesi gli scaglioni sarebbero comunque tre, ma con novità sia sulla prima che sulla seconda fascia di reddito. La prima crescerebbe fino a 28mila euro, ma sempre con aliquota al 23%. Poi il secondo scaglione arriverebbe a 50mila euro, con un’aliquota al 33%. Anche in questo caso non ci sarebbero modifiche per lo scaglione sopra i 50mila euro, con aliquota al 43%.
Busta paga, chi guadagna di più dalla riforma dell’Irpef
A valutare i possibili scenari è Giuseppe Buscema, esperto della Fondazione Studi Consulenti del lavoro, che al Corriere traccia i possibili scenari. Nel caso della seconda ipotesi si avrebbe un risparmio per tutti i contribuenti, mentre per la prima ci sarebbe un aumento dell’imposta lorda da pagare per i redditi fino a 34mila euro. In questo caso, però, sarebbe necessario intervenire anche sulle detrazioni fiscali da lavoro per evitare che l’imposta diventi più cara per tutti.
Sempre il Corriere effettua una simulazione in caso di reddito da 20mila euro annui. Nella prima ipotesi vedrebbe crescere l’imposta di 150 euro in un anno, un incremento del 2%. Mentre con reddito da 50mila euro vedrebbe un risparmio da 1.150 euro, l’8% in meno di oggi quindi. Nella seconda ipotesi il vantaggio sarebbe per entrambi ma con importanti differenze. Con un reddito da 20mila euro la riduzione sarebbe di 100 euro (poco più dell’1%), con 50mila euro ci sarebbe un taglio di 700 euro, pari a circa il 4%,
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