Cartelle esattoriali con notifica via Pec, come si contestano?

Patrizia Del Pidio

21 Marzo 2024 - 08:08

Una cartella esattoriale notificata via Pec in alcuni casi può essere contestata. Vediamo come e che documenti servono.

Cartelle esattoriali con notifica via Pec, come si contestano?

Nel settore tributario sempre più spesso la notifica avviene via Pec, anche per le cartelle esattoriali. In questa tipologia di notifica, però, la validità della comunicazione è determinante. Una recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria ha stabilito che solo determinati formati possono fornire un atto non confutabile di notifica, in tutti gli altri casi la notifica può essere impugnata.

Per dimostrare la corretta notifica e il ricevimento delle cartelle esattoriali da parte del contribuente non basta una stampa su carta della missiva inviata, è necessaria la mail stessa. Ma di questa basta un file Pdf oppure è necessario il formato nativo?

Sempre più spesso l’Agenzia delle Entrate notifica le cartelle esattoriali via Pec anche perché ormai la posta elettronica certificata è obbligatoria per professionisti, imprenditori, artigiani e commercianti. Dal luglio 2023, poi, anche i privati cittadini possono munirsi di una Pec sulla quale ricevere comunicazioni da parte della Pubblica Amministrazione. Si tratta di uno strumento, quindi, comodo e soprattutto dal valore legale e proprio per questo è ampiamente usato.

Proprio perché questo mezzo di notifica si sta ampliando sempre più è bene sapere che per essere valida la notifica è necessario che alcune regole siano rispettate anche a mezzo Pec e non tutti lo sanno. Le cose da controllare quando si riceve una missiva elettronica dall’Agenzia delle Entrate (o sa altro ente di riscossione) sono diverse.

Pec ha valore legale

La Pec, quando usata in maniera corretta, ha il valore legale di una lettera raccomandata. È possibile, infatti, comprovare (come con la firma che si appone sulla raccomandata) che il messaggio è stato ricevuto dal destinatario visto che dispone anche di una ricevuta di avvenuta consegna.

Si tratta, quindi, di un modo veloce e sicuro per recapitare messaggi che hanno lo stesso valore di una raccomandata. Allo stesso tempo, poi, permette di superare le contestazioni che sono legate alla consegna della posta cartacea, come l’irreperibilità del destinatario o la consegna a una persona diversa.

I vantaggi della notifica via Pec

Uno dei vantaggi è che, come illustrato nel paragrafo precedente, vengono meno le possibilità di aprire una controversia contro la notifica per le modalità di recapito. Se una notifica arriva sulla Pec di un soggetto ed è documentato il suo ricevimento, sulla consegna non si potrà contestare.

Un altro vantaggio va ricercato nel risparmio che questa forma di recapito ha. Anche se l’abbonamento annuale alla Pec ha un costo, inviare una singola raccomandata, probabilmente, ha un costo superiore. Senza considerare che con la Pec non ci si deve spostare praticamente di casa né per spedire né per ritirare.

Quando una notifica via Pec è regolare?

Anche la notifica di una cartella esattoriale via Pec deve rispettare delle regole specifiche per essere considerata valida. Sia il destinatario che il mittente devono possedere una casella propria di posta elettronica certificata: non è valida la notifica inviata da una casella Pec a una di posta elettronica semplice né quella inviata da una casella di posta elettronica semplice a una Pec. Il vincolo per la validità è che il messaggio parta da una casella Pec per arrivare a un’altra casella Pec.

Non basta questo per rendere valida una notifica. Quello che tutti non sanno è che tutti gli indirizzi di posta elettronica certificata devono essere consultabili e catalogati. L’Agente di Riscossione, quindi, deve inviare la notifica da una casella Pec inserita in modo corretto nei pubblici registri.

L’Agente di Riscossione, così come prevede il Codice dell’Amministrazione digitale, deve utilizzare degli indirizzi Pec inseriti in appositi elenchi che tutti possono consultare, questo per garantire che il mittente possa essere individuato senza ombra di dubbio e senza che la notifica sia scambiata per una truffa.

I pubblici registri, al momento, sono quattro e nello specifico:

  • Ipa (che è quello che interessa per la notifica delle cartelle esattoriali);
  • Reginde;
  • Ini-Pec;
  • Inad.

Cosa bisogna controllare quando si riceve una notifica via Pec?

Quando si riceve una cartella di pagamento, prima di procedere al saldo dell’eventuale debito, è sempre cosa buona controllare l’indirizzo Pec del mittente per vedere se è presente nell’Ipa che è il registro in cui sono elencati gli indirizzi Pec di Pubbliche Amministrazioni e di coloro che erogano pubblici servizi.

Se l’indirizzo non è presente nell’elenco Ipa la notifica si deve considerare nulla e chi l’ha ricevuta può presentare un ricorso entro 60 giorni dal ricevimento.

Come si contesta una notifica via Pec?

Per provare la notifica via Pec non è sufficiente la stampa su carta della mail e neanche che essa venga salvata come Pdf. Per provare la notifica via Pec è necessario il file nel suo formato nativo .eml o .msg. Si tratta di due formati che permetto di analizzare dettagliatamente la comunicazione verificando l’effettiva avvenuta notifica.

Una stampa su carta o un file .pdf non permettono di fare nessuna verifica e questo principio è fondamentale per garantire la trasparenza delle notifiche tributarie e la tutela dei contribuenti.

Qualora si riceva una notifica via Pec e la si voglia contestare, il mittente deve provare il corretto invio della missiva e per farlo deve mostrare i file nativi, altrimenti la notifica è considerata come mai avvenuta.

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