Bonifico dai parenti e controlli del Fisco, le novità

Patrizia Del Pidio

27 Aprile 2025 - 11:18

I bonifici dai parenti devono essere giustificati in caso di accertamento fiscale? Come sono considerati dal Fisco? Le ultime novità dalla Corte tributaria.

Bonifico dai parenti e controlli del Fisco, le novità

Bonifici dai parenti e controlli del Fisco: interviene la Corte tributaria regionale della Puglia con una interessante sentenza in cui afferma e conferma che il Fisco ha dei limiti nelle indagini quando si tratta di bonifici che provengono da parenti. In questo caso la prova documentale che peso ricopre?

Le indagini bancarie, con controlli sui conti correnti, sui prelievi e i versamenti stanno diventanto uno dei mezzi di contrasto più incisivi per l’evasione fiscale. I dati condivisi tramite l’Anagrafe Tributaria e l’obbligo per le banche di condividere i dati (comprese le operazioni effettuate) dei conti correnti dei clienti permettono all’Agenzia delle Entrate di ricostruire il denaro in entrata e in uscita di ogni contribuente. Così facendo va a stabilire se le operazioni effettuare e l’ammontare di denaro mosso siano coerenti con la dichiarazione dei redditi.

Le indagini bancarie del Fisco si collocano in un meccanismo più ampio, che è quello delle indagini finanziarie e rappresentano uno degli strumenti più efficaci per scovare quello che è reddito non dichiarato, non solo da parte di imprese e aziende, ma anche delle persone fisiche. Le movimentazioni che si rilevano sui rapporti finanziari (conti correnti, conti deposito, ma anche libretti di risparmio) sono utilizzate dal Fisco per i propri accertamenti in due modi:

  • tramite i versamenti se il contribuente non ha tenuto conto delle somme in questione nella dichiarazione dei redditi;
  • tramite i prelievi se il contribuente non risultano dalle scritture contabili. La Corte di

Cassazione, nella sentenza 13122 del 30 giugno 2020 ha precisato che nell’accertamento bancario esiste una presunzione del Fisco che non necessita di prove o concordanza che può essere superata dai contribuenti con prova analitica.

Controlli del Fisco sulle entrate dei conti correnti

Nell’ambito dei controlli finanziari, come abbiamo detto, il Fisco ha il potere della presunzione legale che permette di valutare se i versamenti effettuati sui conti corrente siano o meno da considerare come redditi non dichiarati (evasione fiscale). Il contribuente, poi, attraverso prove documentali può sempre dimostrare il contrario.

La presunzione legale, quindi, può essere superata sempre e soltanto attraverso la prova documentale così come stabilito da diverse sentenze della Corte di Cassazione e dalla stessa Agenzia delle Entrate nella circolare 32/E del 2006.

Sia la prassi che la giurisprudenza prevedono, però, che eventuali bonifici effettuati dai parenti possano essere esclusi dalla considerazione della valenza ai fini reddituali.

Nel caso, quindi, che si riceva un bonifico da parte di un parente stretto la presunzione legale si considera superata poiché il contesto rientra in quello di solidarietà e sostegno affettivo. Proprio in questo contesto si inserisce una recente sentenza della Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Puglia, a conferma dell’interpretazione di giurisprudenza e prassi.

Bonifici dai parenti, la sentenza

La Corte tributaria conferma che i bonifici dai parenti non devono essere automaticamente considerati come reddito. Nella sentenza 2760 del 26 febbraio 2025 i giudici danno ragione al contribuente che ha ricevuto due avvisi di accertamento destinati a una società a socio unico. Gli accertamenti vertevano su cinque bonifici effettuati dal socio a favore della società, ma la provenienza delle somme era ritenuta dubbia dall’Agenzia delle Entrate visto che il socio era privo di redditi.

Sui conti personali del contribuente, inoltre, risultavano bonifici di diverso ammontare che sono stati considerati come reddito non dichiarato. In primo grado la Commissione Tributaria di Bari aveva dato ragione all’Agenzia delle Entrate, ma in secondo grado la Corte tributaria regionale della Puglia ha dato ragione al contribuente.

Le somme di denaro, per la Corte di secondo grado, provenivano da finanziamenti personali e non potevano essere considerati come redditi non dichiarati. Il contribuente, inoltre, aveva dimostrato che parte degli importi provenivano da conti correnti intestati alla madre (pensionata) e alla sorella (dipendente pubblico) del contribuente. In entrambi i casi i redditi erano stati tassati alla fonte (dall’Inps per la madre e dall’amministrazione di dipendenza per la sorella).

Per la Corte i versamenti in questione rientrano in quelli che sono visti come aiuti a livello familiare che possono essere riscontrabili quando si avvia una attività di impresa. A conferma di quanto sostenuto, inoltre, i Giudici hanno preso come esempio quella che ormai è una prassi con basi solide nella giurisprudenza: i bonifici che si ricevono dai familiari non possono essere automaticamente considerati come reddito non dichiarato. In questo caso, infatti, deve essere l’amministrazione tributaria a dover dimostrare che si tratta di somme riferite a reddito non dichiarato a patto che si riesca a fornire una prova documentale sulla provenienza degli importi.

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