Chi è positivo al Covid può andare al lavoro?

Simone Micocci

17 Luglio 2024 - 17:52

Con il Covid si può andare al lavoro, ma è bene mettere al corrente il datore di lavoro. In caso di sintomi, invece, è opportuno recarsi dal medico.

Chi è positivo al Covid può andare al lavoro?

La nuova ondata di Covid in Italia impone un riepilogo su come comportarsi nel caso in cui si risultasse positivi, rispondendo ad esempio alla domanda se si può o meno andare al lavoro.

I medici di famiglia stanno segnalando un notevole incremento dei casi Covid in Italia, probabilmente dovuti alla diffusione della nuova variante KP.3, ma per il momento nulla che faccia alzare il livello di allerta rivedendo quelle che sono regole e obblighi per mascherine, tamponi, quarantena e malattia.

Va detto, infatti, che oggi il Covid viene trattato al pari di qualsiasi altro virus influenzale. Non basta quindi il contagio, serve anche che sia presente una certa sintomatologia per far sì che il medico possa concedere dei giorni di malattia autorizzando la sospensione dell’attività lavorativa.

La risposta alla domanda su come deve comportarsi chi è positivo al Covid, quindi, è presto detta: si può andare al lavoro, ma non è detto che sia obbligatorio farlo.

Spieghiamoci meglio. In caso di test positivo ma nessuna sintomatologia non ci sono ragioni per cui non ci si può recare al lavoro, per quanto comunque sarebbe opportuno mettere al corrente il datore di lavoro il quale potrebbe consigliare un periodo di isolamento - ad esempio autorizzando lo smart working - per evitare che il contagio si diffonda in azienda. Diversamente, laddove siano presenti i sintomi influenzali tipici - febbre, dolori articolari, raffreddore, mal di gola e malessere generale - allora si potrebbe cogliere l’opportunità per recarsi dal medico e chiedere il riconoscimento della malattia attraverso apposito certificato telematico.

Si tratta quindi di una situazione particolare che a seconda dei casi potrebbe richiedere un comportamento differente. Analizziamo quindi i singoli scenari per capire cosa deve fare un lavoratore subordinato positivo al Covid per non rischiare una sanzione, nonché cosa bisogna fare per farsi riconoscere i giorni al lavoro.

Chi è positivo al Covid può andare al lavoro

Come anticipato, da quando è venuto meno l’obbligo di isolamento per chi è positivo al Covid sono cambiate anche le regole per i posti di lavoro. Un tampone che attesta la positività, infatti, da solo non è più sufficiente per impedire la prosecuzione dell’attività lavorativa.

Emblematico il caso degli asintomatici, o comunque di chi ha lievi sintomi: pur essendo nella condizione di poter svolgere regolarmente la loro attività, questi non potevano comunque recarsi al lavoro visto l’obbligo di isolamento presso la propria abitazione per un periodo di almeno 5 giorni. D’altronde in quel particolare periodo storico si voleva evitare la diffusione dei contagi, ecco perché le condizioni di salute del lavoratore non erano così rilevanti.

Un divieto che in alcune realtà veniva aggirato attraverso il ricorso allo smart working, ma dove ciò non era possibile l’unica alternativa era il certificato medico con assenza giustificata almeno fino al successivo tampone negativo.

Oggi però la situazione è cambiata e si può andare al lavoro anche da positivi. Il tampone non è più sufficiente: per questo motivo il medico rilascia il certificato di malattia solo se nel contempo risulta anche una sintomatologia tale da compromettere la capacità lavorativa del paziente.

Ovviamente, come anticipato, sarebbe sempre opportuno rimettere la decisione finale al datore di lavoro, il quale per preservare gli altri lavoratori potrebbe comunque preferire che il dipendente contagiato resti a casa. Ovviamente se il medico non riconosce la malattia bisognerà pensare ad altri strumenti: il più utilizzato è sicuramente il passaggio allo smart working.

Quando chi è positivo al Covid può non andare al lavoro

Ricapitolando, il Covid viene trattato al pari di ogni malattia virale: ciò significa che solo in presenza di sintomi rilevanti sarà riconosciuta dal medico la possibilità di restare a casa fino a completa guarigione (con obbligo di reperibilità alle visite fiscali).

Di conseguenza, stop ai certificati medici per telefono - diventati un’abitudine nel periodo della pandemia - visto che servirà sempre il parere di un medico che dovrà accertare personalmente se davvero il lavoratore si trova in uno stato di salute che impedisce lo svolgimento della propria attività.

Chi è sintomatico dovrà quindi recarsi dal proprio medico il quale dovrà accertare se i sintomi rilevati sono sufficienti per riconoscere un periodo di riposo. E paradossalmente non sarà neppure necessario un tampone positivo, visto che per avere dei giorni di malattia non servirà per forza essere positivi al Covid-19 in quanto - come anticipato - questa sarà considerata al pari di qualsiasi altra malattia infettiva. Anche perché, è bene ricordarlo, il tampone non è più obbligatorio.

Cambia quindi la ratio alla base del certificato medico: il diritto all’astensione dell’attività lavorativa scatta per tutelare il diritto alla salute del lavoratore non più per proteggere i colleghi da un eventuale contagio.

Può andare al lavoro chi è positivo al Covid e ha sintomi?

Resta comunque facoltà del lavoratore decidere il da farsi, in quanto anche in presenza di sintomi non è obbligato a recarsi dal medico per farsi riconoscere dei giorni di malattia. A differenza di quanto succedeva in passato, non c’è alcun divieto per il lavoratore, il quale può recarsi regolarmente al lavoro anche laddove dovesse presentare una sintomatologia da Covid.

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