Alcune studi recenti evidenziano un linguaggio vago e una politica poco chiara tra coloro che sostengono la decrescita economica. Su 475, circa due terzi non avevano una proposta politica concreta.
I sostenitori della cosiddetta decrescita proclamano che senza un radicale cambiamento economico — e un PIL in calo — il collasso ecologico incombe. I detrattori, nel frattempo, liquidano questo come un tecno-pessimismo ingiustificato, intriso di linguaggio vago e politiche insostenibili o vaghe. Alcune recenti revisioni valutano questa fiorente area di ricerca. Quali difetti trovano?
Una di Ivan Savin dell’École Supérieure de Commerce de Paris e Jeroen van den Bergh dell’Università Autonoma di Barcellona fornisce munizioni ai critici, analizzando 561 studi contenenti «decrescita» o «post-crescita» nel titolo. Si lamentano di una pletora di definizioni di decrescita e affermano provocatoriamente che i ricercatori stanno «colonizzando» aree distinte usando il termine per confezionare lavori su, ad esempio, il riciclaggio.
Si lamentano anche dei metodi deboli, calcolando che poco più del 5 percento degli articoli che studiano esegue analisi quantitative dei dati, che a loro dire sono spesso «superficiali e incomplete». Un altro 4 percento esegue analisi qualitative dei dati, alcune delle quali sono incerte. Offrono esempi, tra cui un’analisi di 14 interviste con attivisti ambientalisti canadesi che mira a far luce sulla «scarsa adozione del discorso sulla decrescita nel mondo di lingua inglese». [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA