Nel suo ultimo report mensile, l’agenzia internazionale dell’energia mette in guardia gli operatori: il mercato petrolifero potrebbe riservare una brutta sorpresa nel 2020.
Segno meno per la stima sulla crescita della domanda di greggio nel 2019-20.
Nel suo ultimo report mensile, l’IEA (International Energy Agency), l’organizzazione con sede a Parigi che rappresenta i Paesi consumatori di petrolio, ha annunciato di aver ridotto la view sull’aumento delle richieste per quest’anno e il prossimo di 100 mila barili giornalieri.
La revisione è dovuta alle ripercussioni delle dispute commerciali tra Stati Uniti e Cina e all’uscita di Londra dall’Unione europea.
Dopo l’incremento di un milione di barili nel 2019, l’anno prossimo la crescita della domanda dovrebbe attestarsi a 1,2 milioni di barili giornalieri.
Petrolio: IEA, lo spauracchio si chiama eccesso di offerta
Secondo le stime dell’agenzia internazionale dell’energia, l’incremento delle forniture nel 2020 potrebbe finire per sbilanciare il mercato.
“Nel complesso –ha detto Keisuke Sadamori, direttore per I mercati energetici dell’IEA- continuiamo a stimare un mercato ben rifornito nel 2020” e, nelle condizioni attuali, “e a meno di una ripresa molto forte della domanda, assisteremo a un surplus di produzione”.
Petrolio: le attuali condizioni del mercato
Due le forze fondamentali che orientano l’andamento dell’offerta di greggio:
- da un lato ci sono i tagli all’output: da gennaio, il cartello formato dai Paesi Opec e dalla Russia riduce volontariamente l’offerta di 1,2 milioni di barili giornalieri per sostenere i prezzi;
- dall’altro il mercato si trova a dover fare i conti con la tumultuosa avanzata del petrolio made in Usa (e anche con le maggiori forniture in arrivo da Brasile e Norvegia).
La struttura della domanda è invece più omogenea e tendente alla debolezza a causa del rallentamento globale e delle minacce in arrivo da Brexit e Guerra commerciale.
Petrolio: prezzi in calo del 12% in sei mesi
Nonostante i recenti attacchi agli impianti sauditi, che in un giorno hanno prodotto un balzo a due cifre delle quotazioni, il saldo degli ultimi tre mesi segna un rosso di altrettanti punti percentuali.
Va peggio rispetto a sei mesi fa, quando i prezzi valevano il 12 per cento in più.
Al momento, e in attesa degli aggiornamenti sugli stock che arriveranno prima dall’API (American Petroleum Institute) e poi dal Dipartimento dell’Energia, per acquistare un barile di petrolio sono necessari 60,7 dollari, 0,9 punti percentuali in meno rispetto al dato precedente.
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