Trump ha preso di mira la Cina, ma ha colpito Putin. Duro colpo per la Russia

Ilena D’Errico

16 Aprile 2025 - 22:50

Trump ha preso di mira la Cina, ma non risparmia neanche la Russia. Putin ha subito un duro colpo a causa dei dazi, ecco perché e cosa può succedere.

Trump ha preso di mira la Cina, ma ha colpito Putin. Duro colpo per la Russia

Donald Trump ha sospeso i dazi contro la maggior parte dei Paesi per ben 90 giorni, non risparmiando però Pechino, a cui toccano anche le tariffe più severe: il 124%. Ma anche se Trump ha preso di mira la Cina, che ha avuto l’ardire di reagire alle politiche commerciali del tycoon ed è senza dubbio l’obiettivo principale statunitense, ha colpito Putin. Lo scompiglio mondiale provocato dalle politiche commerciali Usa ha infatti fatto precipitare il prezzo del petrolio. Un duro colpo per la Russia, che si sostiene principalmente con il settore petrolifero, con l’economia nazionale stravolta dalle spese belliche e dalle sanzioni.

La Russia è oggi incredibilmente dipendente dalle esportazioni energetiche, rappresentando la vittima indiretta più colpita dalle tariffe americane. Non un obiettivo specifico, ma un rischio sicuramente calcolato, con una minaccia condivisa da tutti i governi che dipendono principalmente dalle entrate petrolifere, in particolare l’Iraq. Per il Cremlino, tuttavia, il problema vero e proprio continuano a essere le spese per la guerra, a rischio di essere ridimensionate notevolmente con la sofferenza delle casse statali.

Il taglio alle spese, quelle militari in particolare, sarebbe però relegato a soluzione di emergenza secondo gli economisti. Molto più probabile, nonché temibile, l’aumento delle tasse a carico delle aziende esportatrici. L’aumento dell’indebitamento sarebbe invece da escludere, soprattutto tenendo conto della situazione internazionale. Le strategie di risposta Mosca restano quindi un’incognita per il momento, anche perché tutto dipende dall’effettiva diminuzione del prezzo del petrolio russo e in particolare da quanto tempo resterà basso. In teoria, la Russia potrebbe superare questa fase con il Fondo di previdenza nazionale e la vendita di alcuni beni. Non è perciò da escludere che Mosca superi indenne la crisi, attualmente condizionata esclusivamente dallo scenario esterno. Allo stesso tempo, l’esportazione petrolifera rappresenta circa il 30% delle entrate statali, una percentuale che nessun altro settore può compensare adeguatamente. Instabilità e incertezza fanno da padrone e gli effetti vasti e complessi delle decisioni di Trump sono sempre più evidenti.

I dazi di Trump colpiscono Putin: un duro colpo per la Russia

Secondo l’economista Alexander Koljander l’economia russa può resistere senza grossi intoppi al crollo del prezzo del petrolio determinato dai dazi di Trump. Tutto dipende, come già anticipato, da quanto durerà la crisi e che livelli raggiungeranno i prezzi. Nel complesso, Mosca ha la capacità di resistere ancora e non sembra in ogni caso intenzionata a sacrificare le ambizioni sull’Ucraina né mostrare segni di debolezza agli altri Stati, se non obbligata dalla situazione. Se poi si arriverà a questo punto, tutto dipende da circostanze esterne al Cremlino e per lo più dall’andamento dei mercati.

D’altra parte, lo stesso portavoce Dmitry Peskov ha parlato di una situazione “estremamente instabile, tesa ed emotiva” a discapito dell’apparente imperturbabilità con cui la Russia si approccia nei confronti del resto del mondo. L’economista Benjamin Hilgenstock ritiene infatti che il perdurare di questa situazione porterà le riserve russe a esaurirsi entro l’inizio dell’anno prossimo, ovviamente nell’ipotesi in cui Mosca dovrà attingervi per far fronte al deficit. Nel complesso, ci sono diversi pareri sulle attuali condizioni della Russia, più o meno ottimistici ma tutti concordi sul duro colpo battuto dai dazi del tycoon.

L’economista Elvira Nabiullina della Banca centrale russa ha evidenziato l’alto rischio della stagflazione, con crescita economica nulla o quasi e inflazione elevata, già qualche mese addietro, quando ancora il prezzo del petrolio era a livelli normali. Nel frattempo, la guerra diventa sempre più costosa e il Paese deve fare i conti con un’età media sempre più elevata. L’età media maschile è infatti di 65 anni, un dato preoccupante per qualsiasi nazione, a maggior ragione se sottoposta alle ambizioni di Putin che sta concentrando interamente gli sforzi di Mosca sulla guerra.

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