Controlli del Fisco anche ai disoccupati, ecco cosa tenere sotto controllo

Patrizia Del Pidio

22 Marzo 2025 - 16:48

I controlli del Fisco interessano anche i disoccupati, ma cosa tiene sott’occhio l’amministrazione tributaria? Vediamo a cosa devono fare attenzione coloro che non hanno reddito.

Controlli del Fisco anche ai disoccupati, ecco cosa tenere sotto controllo

I controlli del Fisco non sono indirizzati solo verso chi ha reddito, ma anche nei confronti dei disoccupati. A cosa fa attenzione l’amministrazione tributaria e cosa cerca? Credere che i nullatenenti, i disoccupati, chi non ha redditi da dichiarare siano esenti da eventuali controlli è fondamentalmente sbagliato. Non presentare una dichiarazione dei redditi, infatti, non rende invisibili davanti al Fisco, perché i controlli coinvolgono tutti i cittadini, anche i disoccupati.

Se un disoccupato, però, non ha redditi e non presenta la dichiarazione annuale, come fa a essere controllato? Cosa tiene sotto occhio l’amministrazione fiscale? In questo articolo andremo ad approfondire proprio le cose che potrebbero insospettire l’Agenzia delle Entrate e portare ad avere degli accertamenti fiscali.

Il Fisco controlla tutti

I controlli fiscali per ogni cittadino sono caratterizzati da un comune denominatore: sono a sorpresa. Il cittadino non viene avvertito di essere sotto controllo. Durante l’accertamento da parte del Fisco, infatti, il cittadino è ignaro che c’è un controllo in atto e viene avvertito soltanto poco prima del provvedimento finale, quando l’Agenzia delle Entrate chiede una spiegazione, una giustificazione o di saldare l’eventuale importo dovuto.

I controlli del Fisco, pur interessando tutti i cittadini, non sono casuali. L’Agenzia delle Entrate per iniziare un controllo ha bisogno di un indizio di irregolarità o di dati incoerenti sulla dichiarazione dei redditi. Sono proprio questi indizi a spingere il Fisco ad approfondire i controlli.

L’errore più grande è pensare che questi accertamenti partano sempre dal reddito percepito: in questo caso si sarebbe portati a credere che chi è nullatenente sia al riparo dal rischio, così come chi è disoccupato. Ma si tratta, appunto, di un errore.

Controlli fiscali, a rischio anche i disoccupati

Il Fisco, come abbiamo detto, controlla tutti, anche i disoccupati. Ovviamente chi non ha un lavoro e non percepisce reddito non può subire le stesse verifiche rispetto a chi percepisce redditi. Ma allora, cosa viene controllato per i disoccupati?

Il primo controllo cui sono sottoposti i disoccupati è l’intestazione di beni e spese effettuate. Un disoccupato senza reddito non può acquistare un immobile, non può sostenere il pagamento della rata del mutuo così come non può sostenere la spesa di un veicolo di lusso. In questo caso ci sarebbe una sproporzione troppo grande tra i beni intestati e i redditi (non) dichiarati. E proprio questa sproporzione fa scattare l’allerta dell’Agenzia delle Entrate, che a questo punto si mette a indagare.

Ogni volta che una persona disoccupata e priva di reddito sostiene una spesa troppo elevata per quello che dovrebbe essere lo standard economico del soggetto, l’Agenzia delle Entrate sospetta che ci siano redditi non dichiarati. Il disoccupato viene contattato dal Fisco e invitato a fornire dei chiarimenti documentali.

Se il disoccupato ha le giuste prove documentali (una grossa vincita al gioco già tassata alla fonte, un regalo particolarmente generoso da parte dei genitori, ad esempio) la cosa finisce, altrimenti l’Agenzia delle Entrate chiederà il versamento delle imposte evase sul presunto reddito non dichiarato e ricostruito.

La prova documentale grava sul contribuente che dovrà, quindi, dimostrare da dove provengono i soldi utilizzati per le spese incompatibili con il suo reddito e che non si tratta di redditi non dichiarati.

Controlli disoccupati non solo sulle spese

I controlli dell’Agenzia delle Entrate non si limitano alle spese sostenute dal disoccupato, ma coinvolgono anche eventuali conti corrente a lui intestati. Le banche, infatti, almeno una volta l’anno devono fornire all’amministrazione tributaria le informazioni sui depositi e sui conti dei propri clienti tramite l’Anagrafe Tributaria.

Se su un conto corrente vengono effettuati versamenti in contanti o si ricevono bonifici il Fisco suppone che si tratti di redditi imponibili non dichiarati.

Appare chiaro, quindi, che se un disoccupato tutti i mesi versa sul conto corrente 1.000 euro in contanti o riceve bonifici ricorrenti il Fisco possa sospettare che lavori in nero se queste somme non sono state dichiarate con il 730 o con il modello Redditi. Se dalla dichiarazione non risulta il reddito in questione dichiarato. In questo caso al disoccupato non viene data neanche la possibilità di giustificarsi, ma riceve un ordine di pagamento pari alle imposte evase sul reddito confluito nel conto corrente.

L’unico modo per difendersi, in questo caso specifico, è quello di fare ricorso davanti a un giudice dimostrando la provenienza del denaro con prove documentali che attestino che si tratta di reddito esente o già tassato alla fonte.

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